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L’inchiesta

Pisa, presunta corruzione in Comune: le pratiche edilizie al centro del caso

L’esterno di Palazzo Gambacorti a Pisa
L’esterno di Palazzo Gambacorti a Pisa

Consulente della procura ripercorre la lunga indagine su atti del 2019. A giudizio un agente della municipale, un tecnico comunale e un privato

27 marzo 2024
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PISA. La parola ai tecnici incaricati dalla procura durante le indagini di verificare le pratiche edilizie finite al centro della vicenda della presunta corruzione a Palazzo Gambacorti. Il processo continua nei confronti del geometra Simone Giommoni, di San Giuliano Terme, istruttore tecnico in servizio alla direzione urbanistica-edilizia produttiva del Comune di Pisa, di Fabio Mannocci, di Cascina, agente della polizia municipale di Pisa, (difensore Carlo Porcaro D’Ambrosio) e di Giovanni Costanza, agente immobiliare, di San Giuliano Terme, difeso dall’avvocato Giovanni Frullano. Mannocci è accusato di avere rivelato notizie del suo ufficio che invece dovevano restare segrete. In particolare avrebbe rivelato ad alcuni commercianti del centro storico che la Municipale avrebbe controllato le loro attività, così da evitare ai commercianti-amici l’irrogazione di sanzioni relative all’illecita occupazione del suolo pubblico, oppure (vari sono gli episodi) sull’irregolare gestione dei rifiuti. Giommoni invece avrebbe modificato in maniera illecita alcune pratiche edilizie presentate da un geometra (ha chiuso la vicenda con un patteggiamento) chiedendo il pagamento di non meno di 500 euro a pratica. Costanza è invece accusato di falso in atto pubblico. Affidandosi allo stesso geometra che ha patteggiato la pena, avrebbe ottenuto in modo illegittimo la rettifica, rilasciata in autotutela dal Comune, di un vecchio condono pur non avendone diritto. Il pm ha citato l’architetto Claudio Franco che ieri è stato escusso davanti a giudici del terzo collegio e ha rappresentato le sue valutazioni in merito alle pratiche edilizie che vengono contestate agli imputati. Scandagliata la vendita di una casa sul litorale, di proprietà di un ristoratore, che aveva deciso di mettere a posto alcuni abusi edilizi(compresa la distanza dalla strada e dai confini) per non subire una decurtazione del valore dell’immobile. Poi c’è la vicenda di un presunto abuso edilizio realizzato su un cantiere aperto per la costruzione di un distributore. Abuso – una platea per una cabina Enel – che era stato denunciato da uno degli operai del costruttore con un esposto. Solo che l’imprenditore, secondo la procura, sarebbe stato informato da Giommoni e quindi fatto sparire in fretta e furia prima del sopralluogo dei tecnici comunali chiamati ad accertare eventuali irregolarità sul cantiere.

La difesa di Costanza nel controesame ha mostrato alcuni documenti per fare vedere che l’immobile al centro della contestazione è nato nel 1953 con le stesse misure che fedelmente sono state riportate nella richiesta rimozione di un errore materiale contenuto in una pratica di condono del 1986.

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