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Pisa

L'inchiesta

Sieropositivo cerca di donare il sangue, militare scoperto: è indagato. La denuncia del Centro trasfusionale di Livorno

di Federico Lazzotti
L'ingresso del centro trasfusionale di Livorno
L'ingresso del centro trasfusionale di Livorno

Decisivo il test prima del prelievo: nei guai militare di stanza a Pisa. Emergono due particolari inquietanti

19 gennaio 2024
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PISA. Il movente di un’azione che rasenta la follia, visti gli effetti che avrebbe innescato se fosse riuscito a portarla a termine, difficilmente potrà essere chiarito. Perché quello che un militare di stanza a Pisa avrebbe cercato di fare è un male gratuito, fatto verso persone sconosciute che per di più attraversano un momento di dolore o comunque di difficoltà legato alla propria salute.

Eppure la denuncia presentata a fine estate dall’allora primario del Centro Trasfusionale di Livorno è molto chiara, tanto che la procura, ricevuto l’atto, ha aperto un’inchiesta disponendo diversi accertamenti e iscrivendo il militare (non pubblichiamo il nome perché parliamo di dati sensibili) sul registro degli indagati per aver cercato di donare il sangue nonostante fosse consapevole di essere sieropositivo, e dunque di poter mettere a repentaglio la vita di chi quel sangue lo avrebbe ricevuto durante la successiva trasfusione.

Per raccontare l’inchiesta però, è necessario tornare alla fine dell’estate, quando al Centro Trasfusionale dell’ospedale di Livorno si presenta un possibile donatore. L’uomo fornisce le proprie generalità e i documenti necessari. Ma il protocollo, soprattutto quando è la prima volta che un soggetto dona il sangue è (a giusta ragione), molto stringente. Ecco perché come prevede la procedura, prima di cominciare con il prelievo vero e proprio , l’uomo viene sottoposto a un test per verificare eventuali malattie o anomalie che sono in contrasto con il buon esito della donazione.

All’infermiera servono pochi minuti per avere il risultato del test propedeutico e scoprire che la persona che ha di fronte è sieropositiva. È in questo preciso momento che il piano del militare si ferma, prima di poter far male a chicchessia, e comincia un’altra storia. Legata all’inchiesta che la procura apre in seguito alla ricezione, alcuni giorni dopo, della denuncia da parte dell’Asl. È dagli accertamenti eseguiti dalla polizia giudiziaria che emergono due particolari inquietanti che riguardano il soggetto che in un primo momento sarebbe stato iscritto nel registro degli indagati con l’accusa di tentata epidemia.

Il primo riguarda il suo comportamento: aveva già provato a donare a Pisa, ma in quel caso il tentativo si era arenato – non è chiara però la dinamica – ancora prima di quanto avvenuto a Livorno. Il secondo particolare riguarda i rapporti sessuali e le frequentazioni che il militare avrebbe avuto abitualmente. Un quadro, quello che si sono trovati di fronte gli inquirenti , molto complesso. Anche da un punto di vista giuridico. Infatti secondo la Cassazione dimostrare la tentata epidemia in casi come questo è molto complesso, soprattutto in situazioni simili dove l’eventuale donazione di sangue sarebbe stata somministrata a una sola persona. È ancora più complessa – confermano gli inquirenti – contestare le tentate lesioni gravissime visto che per farlo servirebbe la querela. Ma da parte di chi? È in questo labirinto giuridico che si sta muovendo la Procura, tanto da far ipotizzare anche la richiesta di archiviazione. Diverso il giudizio morale. Su quello non ci sono attenuanti.

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