Il Tirreno

Pisa

L’intervista

Mamma, nonna e scienziata che ascolta la voce dell’universo

di Roberta Galli
Mamma, nonna e scienziata che ascolta la voce dell’universo

Pia Astone, ricercatrice di fisica sperimentale all’Unità di Roma dell’Istituto nazionale di fisica nucleare e docente dell’Università La Sapienza di Roma: “Ragazzi seguite le vostre passioni”

23 settembre 2022
4 MINUTI DI LETTURA





PISA. «Ai ragazzi dico: seguite le proprie passioni, non abbiate paura e non mollate mai». A parlare è la professoressa Pia Astone, ricercatrice di fisica sperimentale presso l’Unità di Roma dell’Istituto nazionale di fisica nucleare e docente dell’Università La Sapienza di Roma. Una vita dedicata allo studio della materia e delle onde gravitazionali, attraverso un lungo percorso professionale che l’ha portata anche a lavorare all’Osservatorio Virgo di Cascina. Attualmente la scienziata guida il gruppo Virgo alla Sapienza di Roma e svolge da sempre anche una intensa attività di divulgazione e comunicazione al grande pubblico. Stasera sarà una delle tre ospiti del salotto de La Nunziatina per parlare di cosmo, scoperte celesti e ricerca.

Professoressa Astone, come è iniziativa la sua passione per la fisica?

«Fin da bambina sono stata affascinata da questa materia. Mi piacevano tantissimo le missioni spaziali. Avevo 9 anni, quando Apollo 11 sbarcò sulla luna. Ancora ricordo quella notte: mentre la mia famiglia seguiva la diretta in televisione, io andai sul terrazzo, e suggestionata, con gli occhi di bambina, mi sembrò addirittura di vedere gli astronauti. Poi, ci furono le vicende drammatiche, e per fortuna risolte, di Apollo 13. E anche in quella occasione non rimasi con le mani in mano: presi carta e penna e scrissi alla Nasa. La lettera fu tradotta in inglese da una collega di mia mamma. Volevo informazioni sulla missione. Non ci crederete: tre mesi dopo la Nasa mi rispose, inviandomi una foto degli astronauti con gli autografi. Una esperienza bellissima e un ricordo prezioso che ancora conservo nel mio cuore e nel cassetto».

La scelta della facoltà universitaria avvenne quindi di conseguenza...

«Per la verità non fu subito immediata. Io per vari motivi ho frequentato il Liceo Classico. Ma sono contenta di aver fatto quell’esperienza. Secondo me chi riesce a tradurre dal latino e dal greco, riesce poi a fare tutto. Se avessi seguito i suggerimenti della mia famiglia, avrei dovuto iscrivermi a Lettere e poi andare ad insegnare. Ma ho seguito il mio istinto, anche se con molta preoccupazione e paura di non farcela. Il destino volle che alla Sapienza di Roma, le lezioni di Fisica, all’epoca, iniziassero un mese prima rispetto agli altri corsi, così feci un patto con i miei: se entro trenta giorni mi fossi accorta di aver sbagliato strada, sarei andata a Lettere, ma così non è stato».

È stata dura la scalata per arrivare in vetta?

«Come in tutte le cose bisogna credere in quello che vogliamo e non lasciare che gli altri parlino al posto nostro. Bisogna ascoltare noi stessi. Io ci ho messo un pochino ad arrivare dove sono, ma erano anche altri tempi. Prima sono andata via dall’università, ho provato ad insegnare, a lavorare per un’azienda aerospaziale, poi sono tornata alla ricerca con un contratto a termine, rischiando. Ma ho fatto quello che ritenevo giusto e sono soddisfatta. Bisogna impegnarsi, studiare sodo, ma al mondo di oggi ci sono molte più possibilità anche all’estero di quando ho iniziato io».

Le donne nel suo ambiente di lavoro sono ancora poche?

«Sì, anche se miglioramenti numerici in questi ultimi anni ce ne sono stati. Penso che la Fisica spaventi le ragazze che pensano di non poter conciliare lavoro, ricerca e famiglia. Io sono madre di tre figli, adesso anche nonna, e posso capirle molto bene, ma anche dir loro che ce la possono fare benissimo».

Lei ha lavorato anche all’Osservatorio Virgo di Cascina ci spiega in parole semplici di cosa si occupa?

«In realtà l’Osservatorio è uno strumento che non crea nulla. A Virgo si ascolta il cosmo. Gli scienziati, tramite una strumentazione, captano i segnali che ci vengono inviati dalle stelle, dai buchi neri e che si chiamano onde gravitazionali. Onde che trasportano informazioni importantissime e che ci permettono di ricostruire la storia e la composizione di questi oggetti celesti, insomma studiare l’universo e dargli una immagine».

© RIPRODUZIONE RISERVATA
 

Primo piano
La tragedia: la ricostruzione

Rogo al poligono di Galceti, le vittime hanno provato a domare le fiamme con l’estintore: chi sono, cos’è successo e le testimonianze

di Paolo Nencioni