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Caso Scieri, il testimone: «Vedevo il collega sbattere la testa al muro, sembrava disperato»

di Libero Red Dolce
Caso Scieri, il testimone: «Vedevo il collega sbattere la testa al muro, sembrava disperato»

Lo strano atteggiamento di un imputato nel racconto di un teste. E un altro ricorda: «Mi dissero della sua morte un giorno prima»

21 settembre 2022
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PISA. Due frasi pronunciate da due militari, non esattamente in rapporti tra loro, che erano nella caserma Gamerra insieme a Emanuele Scieri. «Lì tutti subivano, nessuno si ribellava». La prima. L’altra. «Tutti eravamo vittima e poi era successione: vai avanti con l’anzianità e, se vuoi, quello che hai subito lo fai ad altri».

È in un luogo del genere, in questo clima, che Emanuele Scieri, a poche ore dal suo arrivo alla caserma Gamerra, è volato giù dalla torretta di asciugatura dei paracadute. E di uno degli uomini accusati del suo omicidio, un testimone sentito in aula, l'ex caporale Stefano Ioanna, ha detto: «Era un perfetto esecutore delle regole. Anche del nonnismo». Si riferisce ad Alessandro Panella, 42 anni, accusato di omicidio volontario in concorso insieme a Luigi Zabara, 44 anni.

È una testimonianza importante quella di Ioanna. Si era reso irreperibile in tre occasioni quando era stato chiamato a testimoniare, l'ultima non facendosi trovare dai carabinieri andati a prenderlo per un accompagnamento coattivo.

Parla a lungo, con sicurezza e con un apparente distacco di quegli anni. Pare riandare con la memoria a un pezzo della sua vita che rivede scorrere come se fosse quella di un altro. Come se avesse accumulato una distanza da quegli avvenimenti.

Eppure li riporta con molta chiarezza. La sua è una testimonianza che più di altre, tra le tante raccolte sul banco dei testimoni, racconta il clima alla Gamerra di quegli altri. Le vessazioni, i rapporti, lo stare in bilico tra regole scritte e non scritte. E le botte. Tante botte.

Proprio con Panella, nel tempo, si era creato un rapporto. Ioanna insieme a Daniele Ceci era stato assegnato al casermaggio. Richiesto di tornare a quegli anni, ai rapporti che aveva intessuto nella caserma, Ioanna sciorina una filosofia pratica che si potrebbe riassumere così: tenere la testa bassa, seguire l’andazzo e cercare di non prendere troppe botte.

Un esempio fra i tanti: racconta del fatto che al casermaggio molti venissero a fumare hashish. «C’era un gruppo di persone violente – racconta rispondendo a una domanda della presidente della Corte D’Assise Dani – e sì mi è capitato loro di dare loro dell’hashish. Lo facevo per quieto vivere. Così invece di darmi 25 pugni magari me ne davano due».

Riguardo a Panella non è il primo a raccontare di una certa foga nell’applicare la legge non scritta del nonnismo. E si dilunga in più occasioni a raccontare come spesso l’ex caporale fosse tra i vessatori più attivi all’interno della Gamerra.

Un episodio in particolare attira l’attenzione della Corte. Dice Ioanna: «Dopo il fatto di Scieri, Panella passava tutti i giorni da me e Ceci al casermaggio e magari stava con noi un paio d'ore. E in un paio di occasioni gli vidi fare una cosa strana. Si metteva in un angolo e picchiava la testa contro al muro. Ripetutamente. Non con tanta violenza. Mi sembrò che lo facesse come per dire: “che cosa ho combinato”».

Rispetto a questa deduzione interviene l’avvocato Andrea Cariello, legale di Panella. «Sa se per caso in quel periodo Panella avesse una malattia, problemi ai denti? Se fosse preoccupato per la sua squadra di calcio, che magari andava male? Se avesse un problema sentimentale». A tutte e tre le domande Ioanna risponde di no. Nel suo ricordo l’episodio delle testate al muro avvenne tra settembre e novembre del 1999, dunque tra uno e quattro mesi dopo l’omicidio di Scieri.

«Lo seppi il giorno prima»

A parlare dopo Panella è un altro militare, Davide Albignani, assegnato all’armeria. Nel suo lungo interrogatorio c’è una questione legata a un’incongruenza di date che spicca. Ritornò alla Gamerra il 15 agosto da un licenza: «Al mio rientro incontrai Daniele Ceci e mi disse che era stato trovato un ragazzo morto». In realtà, come subito gli viene fatto notare, il cadavere di Scieri fu ufficialmente ritrovato il giorno dopo. «È una cosa molto strana, non trova?», domanda la presidente Dani. «Non so, in quel momento non gli diedi importanza». 

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