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Pisa, l’assillo dell’esercito dei nuovi poveri: fare la spesa o pagare la rata dell’affitto

Giulietta Bracci Torsi
Pisa, l’assillo dell’esercito dei nuovi poveri: fare la spesa o pagare la rata dell’affitto

L’esplosione delle difficoltà economiche incontrate dalle famiglie nei numeri del Rapporto 2020 presentato dalla Caritas

30 aprile 2021
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PISA. Numeri decisamente allarmanti dal 15° Rapporto sulla povertà presentato all’Arcidiocesi dalla Caritas di Pisa.

Lo ha introdotto una fotografia delle situazioni di vera povertà intercettate da gennaio a novembre 2020 dai centri di ascolto della Caritas e da interviste agli attori coinvolti, tra i quali il direttore della Caritas diocesana don Emanuele Morelli. La scelta dello slogan più ripetuto durante la pandemia con l’aggiunta del punto interrogativo (“Andrà tutto bene?”), ha sottolineato don Morelli, «mostra come oltre alla speranza e alla fiducia ci siano ancora preoccupazione, responsabilità e la necessità di un vero salto di specie della rete di servizi ecclesiali essenziali per dare aiuto».

Francesco Paletti, uno degli autori del Rapporto, ha dato i numeri di una crescita repentina delle povertà: dal 1° gennaio al 10 novembre 2020 ai servizi della Caritas si sono rivolte 1.909 persone, circa un quarto in più di quelli incontrati nello stesso periodo del 2019, una cifra mai raggiunta in precedenza, un vero “effetto valanga”. Di queste persone 686 sono “nuovi poveri”, più di uno su tre, dei quali il 71,6% stranieri e 320 le “povertà di ritorno” (coloro che da due anni non si erano ripresentati). Tra i fattori determinanti di questo aumento l’assenza di lavoro o un lavoro con reddito insufficiente che fa emergere una categoria di lavoratori con un basso salario e dunque a rischio di povertà.

Numeri ancora una volta in crescita: in un anno sono raddoppiati gli occupati in povertà e triplicati i lavoratori con lavori irregolari. Molto colpiti dalla pandemia risultano i nuclei familiari, (vive in famiglia il 56% dei nuovi assistiti dall’inizio della pandemia), i figli dei quali sono anche a rischio di “povertà educativa” o “minorile”, cioè quella che rileva i bisogni legati all’istruzione, esplosi in crescita esponenziale (+115,8%) con la didattica a distanza. La diminuzione del reddito da lavoro è stata parzialmente compensata da quella dei redditi di origine assistenziale.

I dettagli del Rapporto sono rappresentati anche dai dati qualitativi, ovvero le storie di beneficiari, operatori e volontari che compaiono dietro all’aridità dei numeri, fatte di un impasto di speranza, paura e ansia. Silvia di Trani, coautrice del Rapporto, ha esposto i risultati dell’analisi fatta per capirne i bisogni e raccogliere proposte. «La casa e il rischio di perderla – ha detto – è una delle preoccupazioni più pressanti tra i poveri della pandemia e tra chi non ce l’ha il sogno è quello di ritrovarla. A questa preoccupazione si aggiunge la mancanza di remunerazione del lavoro, vissuta con ansia da molti piccoli lavoratori autonomi impossibilitati a svolgere il loro lavoro o da quelli rimasti per mesi senza ammortizzatori sociali. Ansia, solitudine, preoccupazione sono risultate le parole più frequenti nelle interviste».

Tra le storie di disagio quella di una giovane coppia che dai primi di marzo 2020 ha perso il lavoro nel settore del turismo e deve scegliere se fare la spesa o pagare l’affitto. E dopo un mese in cui deve scegliere ancora tra il far mangiare il proprio figlio e mangiare loro stessi si rivolge alla Caritas per ricevere un buono spesa. Dopo lo choc viene la consapevolezza di non poter andare avanti da un punto di vista economico, sociale e relazionale.

La pandemia ha imposto anche una rimodulazione dei servizi Caritas rimasti comunque tutti aperti: dai centri di ascolto passati in modalità telefonica, alle mense, adeguate alle norme sanitarie. Gli interventi principali sono stati quelli alimentari: il rilascio di tessere dell’Emporio del Cep e la distribuzione di viveri a domicilio organizzati nell’ hub della parrocchia di Santo Stefano Extra Moenia. La Cittadella della Solidarietà ha emesso il doppio delle tessere rispetto al 2019 mentre la mensa ha visto un aumento di richieste del 130,4%.

Ma non basta l’assistenza per vincere la sfida alla povertà: l’impegno della chiesa pisana si rivolge al sostegno all’occupazione e all’economia. «Abbiamo il dovere di far decollare anche il credito di solidarietà previsto nell’ambito del Fondo Vivere (quasi un milione di euro dalla diocesi e dalla Fondazione Pisa), iniziativa realizzata per sostenere le micro imprese del territorio. Rafforzeremo anche l’impegno delle parrocchie al progetto Housing First per persone senza fissa dimora», ha sottolineato don Morelli. Perché «la comunione è la via maestra per superare la crisi», ha concluso l’arcivescovo di Pisa monsignor Giovanni Paolo Benotto.

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