Il Tirreno

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Populonia ritrova le sue terme: ecco i risultati del nuovo scavo

di Manolo Morandini

	Fabio Fabiani
Fabio Fabiani

Dai fasti agli edifici monumentali nell’area dell’acropoli. Sotto i piedi degli archeologi si è aperto l’ingresso di una grande cisterna per la raccolta dell’acqua piovana

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PIOMBINO. A distanza di secoli è lì a indicare la porta. Resta lo scheletro di quell’asino legato nella stalla. Travolto dal crollo, le cui cause non sono ancora note, delle strutture murarie. La posizione indica l’istinto di una fuga impossibile verso l’uscita. Gli archeologi del Dipartimento Civiltà delle forme del sapere dell’Università di Pisa lo hanno ribattezzato Lucignolo. È lui l’ultima traccia di vita di una storia che riporta al II secolo avanti Cristo. Alle spalle del Tempio C dell’acropoli di Populonia si scava l’area delle terme centrali. La città federata con Roma vive un periodo di gloria. Il suo ferro è prezioso per forgiare le armi necessarie allo scontro con Cartagine, il più lungo della storia. È in questo periodo che Populonia vive l’epoca di grandiosa monumentalizzazione.

Servono gli occhi degli archeologi per leggere i segni restituiti dalle quattro settimane di scavo, lo scorso anno la campagna ne durò tre. Si tratta di un’iniziativa condotta nell’ambito di una concessione ministeriale, che rientra tra le proposte progettuali avanzate da alcune Università italiane che da anni collaborano con il ministero della Cultura, la Soprintendenza di Pisa e Livorno, la Regione Toscana, il Comune di Piombino e la Parchi. Collaborazione che si inserisce in una strategia di ricerca finalizzata al potenziamento e alla valorizzazione del patrimonio del parco.

Le indagini, sotto la direzione scientifica del professor Fabio Fabiani, hanno permesso di arricchire il panorama urbanistico antico di un nuovo edificio monumentale. L’attività di scavo, che ha coinvolto studenti e ricercatori – direttore sul campo Stefano Genovesi, responsabili Alberto Caroti e Luca Filoni – mira a comprendere le dinamiche storiche che, alle soglie della romanizzazione, vedono la città pienamente ricettiva ai modelli greci e magnogreci nelle pratiche urbane del bagno e dei modelli architettonici e decorativi di tradizione ellenistica. è una tessera che si aggiunge al tesoro del parco, che nei giorni scorsi è stata messa insicurezza in vista di una prossima campagna.

Il rifornimento di acqua, in una zona che è priva di sorgenti, era garantito da una grande cisterna interrata, lunga circa 7 metri e larga 3,5 metri. L’ingresso si è aperto sotto i piedi degli archeologi ed ha permesso di osservarne la struttura della volta, costruita con grandi blocchi perfettamente squadrati, rivestita da uno spesso strato di malta idraulica che la rendeva impermeabile. L’impianto termale aveva un percorso riservato ai visitatori e un’area di servizio. Centrale era il Calidarium, dove era possibile fare il bagno caldo. I visitatori potevano immergersi all’interno di una vasca rivestita di malta idraulica e decorata con mosaico. Molti i reperti che sono stati recuperati. Serviva l’aria calda proveniente da un fuoco acceso in un ambiente adiacente al calidarium, chiamato praefurnium, e spinta per mezzo di mantici all’interno di un canale costruito al di sotto della vasca per mantenere la temperatura dell’acqua. Poi l’innovazione per rendere più efficiente il sistema con l’introduzione di una caldaia in metallo.

Nella seconda metà del I secolo avanti Cristo con l’abbandono delle terme viene impiantata un’officina per il recupero e la fusione del piombo delle tubazioni. Fino all’età medievale, quando il calidario viene rioccupato. Con le pietre recuperate dalle strutture più antiche vengono costruiti a più riprese nuovi muri e un tetto con sottili lastre di pietra. Nel Cinquecento l’edificio è ancora utilizzato come stalla. Il suo ultimo frequentatore è stato Lucignolo, testimone di una storia tornata leggibile.

Il 12 giugno gli archeologi hanno illustrato lo scavo in un evento pubblico a cui è seguito un aperitivo accolti nella Tenuta Torre di Baratti Bioresort, con i sommelier Fisar Costa Etrusca e Le Due Valli i formaggi di Mario Tanda di Podere Paterno e alcune specialità offerte da Antonio Cavicchi di Conad Nordovest.
 

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