Piombino, terreni e Oasi a rischio alluvione: «Necessario agire al più presto»
Il co-fondatore della riserva Wwf scrive al Prefetto: «Una trappola idraulica incombe su persone, coltivazioni e le biodiversità»
PIOMBINO. Una trappola idraulica che incombe su persone, coltivazioni e biodiversità. Così Paolo Maria Politi – già responsabile dell’Oasi Wwf Padule Orti-Bottagone e direttore della riserva naturale regionale fino al 2013 – definisce la situazione del comprensorio agricolo di Sdriscia, Pianacce, Padule Orti Bottagone. Lo fa con una lettera inviata il 12 maggio al Prefetto di Livorno Giancarlo Dionisi, chiedendo un intervento urgente.
Al centro della segnalazione sempre il fosso Cosimo, corso d’acqua di origine medicea, che dovrebbe fungere da canale di scolo verso il mare per le acque meteoriche. Ma la sua foce risulta di nuovo ostruita da una compatta barra sabbiosa, aggravata dalla presenza di canne trasportate dal fiume Cornia e dai tagli stagionali. Risultato? Le acque ristagnano e non defluiscono, provocando allagamenti nei campi, danni alla riserva naturale e la fuga della fauna selvatica. Fenomeno che si ripete a ogni pioggia consistente, e che trasforma l’intera zona in un bacino stagnante senza sfogo in mare.
Già dopo il nubifragio dell’ottobre ’24 Politi aveva lanciato un appello per salvare l’Oasi e intervenire sulle criticità. Ora, con perturbazioni e precipitazioni più intense e concentrate, la minaccia si rinnova. L’ultima alluvione, ricorda Politi, qui aveva colpito duramente sia chi lavora sia le strutture di visita dell’area protetta: «La riserva ha svolto una funzione fondamentale come cassa di espansione – scrive – limitando i danni al resto del territorio».
Tra i primi a denunciare l’emergenza pure l’agricoltore Andrea Larini: raccolti spesso compromessi dal ristagno d’acqua causato dall’impossibilità di deflusso. Larini insiste sulla necessità di liberare la foce: «Non c’è via di uscita per l’acqua. Il canale è diventato uno sbarramento che ci rovina il lavoro ogni anno». Fa eco Silvia Ghignoli, attuale responsabile dell’Oasi Wwf, che segnala la perdita delle covate di specie rare come il cavaliere d’Italia e l’avocetta, costrette a “traslocare” per l’innalzamento del livello dell’acqua.
«A complicare la situazione – spiega Politi – un manufatto metallico lungo il Cosimo a protezione di una tubatura industriale della Jsw (ex Lucchini). Struttura, posizionata poco dopo il ponte Salta la Lepre sulla strada provinciale Geodetica, che riduce sensibilmente la sezione idraulica del corso d’acqua». Secondo quanto riferito da Politi e altri operatori della zona, si tratta di una struttura rigida e non adeguatamente progettata per situazioni di piena, che durante l’alluvione si è trasformata in un vero e proprio “tappo”. L’effetto diga ha provocato l’esondazione del fosso nell’area protetta, danneggiando gravemente le strutture della riserva, ancora oggi non del tutto ripristinate.
Poi c’è l’ultimo grande assente: il sistema di chiuse e cateratte, un tempo pensato per regolare i flussi d’acqua superficiale, oggi perlopiù abbandonato. «Fa eccezione solo l’idrovora delle Pianacce, ancora funzionante» precisa Politi, che chiede una revisione complessiva dell’intero impianto.
Nella lettera indirizzata al Prefetto, l’ex direttore della riserva avanza una proposta concreta: convocare un tavolo operativo tra Comune di Piombino, Consorzio di Bonifica, Capitaneria di Porto, Arpat e soggetti gestori delle aree naturalistiche e agricole. «Una nuova perturbazione – aggiunge – rischierebbe di causare danni imprevedibili non solo alle attività produttive, ma pure alle persone che vivono e lavorano in questa zona». Da qui la richiesta di interventi tempestivi: dalla costante riapertura della foce del fosso, alla rimozione dei materiali ostruttivi, fino alla riqualificazione delle infrastrutture idrauliche e alla mappatura delle criticità.
Una cartografia dell’area, con le problematiche evidenziate, è stata allegata alla lettera. Politi chiude confidando in un rapido riscontro: «Non possiamo permetterci di aspettare il prossimo nubifragio per intervenire – sottolinea - C’è in gioco la sicurezza di un’intera comunità e la tutela di un patrimonio naturale unico».