Il Tirreno

Il lutto

Portoferraio, addio a “Boki” il gigante innamorato del rugby che allenava i giovani


	Massimo Vannucci
Massimo Vannucci

Aveva 60 anni, lascia due figli. Gli amici: «Era un eroe umile: non amava i riflettori e parlava poco»

04 luglio 2024
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PORTOFERRAIO. Boki ha giocato la sua ultima partita di rugby. Portoferraio e l’Elba Rugby, infatti, piangono Massimo Vannucci, scomparso nel tardo pomeriggio di mercoledì 3 luglio per una aggressiva malattia che lo ha colpito. Massimo, detto Bokassa, per gli amici Boki, aveva 60 anni ed era una persona speciale per chi lo conosceva e gli era vicino.

I ricordi

«Le sue imprese erano legate alla vita di tutti giorni – scrive uno dei suoi amici che è stato con lui fino all’ultimo, Michel Donati – in particolare alle azioni di gioco sui campi da Rugby, alla sua continua presenza su quello dell'Elba Rugby, come giocatore delle origini di questa gloriosa squadra prima, come allenatore dei bambini, dopo e come animatore della nostra club House fino a pochi mesi fa, quando una terribile malattia lo aveva colpito, senza però intaccare minimamente il suo spirito di combattente taciturno».

Ricorda ancora Michel che «la loquacità non era certo la sua caratteristica più appariscente, ma nello stesso tempo, la sua scarsa attitudine ad usare le parole era il suo punto di forza. Proprio così, perché Boki era un eroe umile che non amava i riflettori».

«Vi racconto chi era»

Sempre pronto a intervenire in caso si presentasse qualche prepotenza da parare perché «ovunque si trovasse, i bulletti che da sempre incrociano la vita di tutti noi, capivano al volo che lì non c’era l’aria giusta per loro, e che era meglio scarpinare. Se poi torniamo in dietro di qualche anno, fino a ritrovare Arnaldo, detto “Arnaldone”, anche lui rugbista fondatore dell'Elba Rugby e molto di più, almeno per me e per tanti altri amici, rugbisti e non – scrive ancora – allora per la prepotenza, per l’arroganza, per la strafottenza, per la sfacciataggine, per la fanfaronaggine e per tutto quel brutto casato, non c’era proprio posto».

Tante le occasioni di Michel e degli amici di Massimo per ricordarlo, dai ritrovi con il gruppo dei “Ghiaioni” ai campi di gioco e alle feste. «Potrei continuare all’infinito raccontando di partite, di tavolate, di nottate, di passatelle e di situazioni che meglio di queste poche righe inquadrerebbero la personalità di Massimo – descrive – l’atmosfera del rugby, in particolare quella dell'Elba Rugby, ma mi fermo qui».

La famiglia

Massimo Vannucci lascia due figli, Aurora e Andrea. Nel pomeriggio di giovedì 4 luglio, all’obitorio dell’ospedale dove si trovava la salma è stata officiata una benedizione, poco dopo la partenza per il Tempio Cinerario di Livorno. Domani sera, sabato, al campo sportivo un saluto da parte degli amici ed ex compagni di squadra alla solita maniera. Con salsicce e birra, tante risate e lo guardo rivolto al cielo. Dove Bochi, probabilmente, si starà preparando per un placcaggio.

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