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Maricoltura a Piombino, choc nel golfo: tre concessioni messe a gara, quali sono le aziende e cosa succede adesso

di Manolo Morandini

	La produzione nel golfo
La produzione nel golfo

Il sindaco: «A oggi la norma non consente ai nostri tecnici di procedere alla proroga automatica»

31 maggio 2024
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PIOMBINO. Ha l’effetto di una bomba. La deflagrazione nel golfo di Follonica ha un’onda d’urto che, a detta degli esperti, è destinata a investire tutto il comparto nazionale. Tre delle sei aziende di acquacoltura sono in allarme. Ma scelgono la linea del silenzio. L’amministrazione comunale di Piombino, invece, è finita sotto il fuoco di fila delle forze di opposizione che per una volta trovano un’inedita sintonia e deve pur chiarire. A far rumore è la determina numero 556 del 13 maggio, a firma del dirigente dell’ufficio Ambiente Luca Favali. In pratica, tre campi di allevamento a mare, riconducibili ad altrettante aziende, hanno le concessioni scadute e la strada che l’ente ha scelto di seguire è quella di procedere all’assegnazione con una procedura di evidenza pubblica. Nessuna proroga. Verranno messe a gara. Ed è qui che nasce il problema.

Riflettori sul golfo

In ballo ci sono le concessioni di Agroittica Toscana, Ittica Golfo di Follonica e Acqua Azzurra Toscana. Le concessioni sono scadute il 31 dicembre 2023. Nell’arco di dieci mesi si conta di chiudere la procedura. Al netto di carte bollate e ricorsi che paiono inevitabili. Prima un avviso di manifestazione d’interesse e a ruota, se a farsi avanti fosse più di un pretendente, l’avvio di una procedura comparativa per il rilascio della concessione. Per i concessionari uscenti si prevede un prolungamento di 20 mesi per completare il ciclo produttivo, con l’impegno entro questo termine a liberare lo specchio acqueo in concessione. L’avviso di manifestazione d’interesse, da cui decorrono i dieci mesi della procedura e i 20 mesi, non è ancora stato pubblicato. Di fatto, se preso alla lettera, significa che le tre aziende a breve dovranno smettere di seminare gli avannotti per completare l’accrescimento di quelli presenti nelle vasche a mare e chiudere il ciclo con la pesca una volta che avranno raggiunto la taglia commerciale di spigole e orate. Se così fosse verrebbe a determinarsi una mancata produzione di pescato per i mercato nazionale di circa quattro anni, poiché i nuovi concessionari dovranno insediarsi, fare la semina e attendere 20 prima di riempire le reti da pesca.

Lo scenario

È novembre 2021 quando l’amministrazione proroga le concessioni al 31 dicembre 2023. A marzo dell’anno successivo la società Acqua Azzurra Toscana presentava ricorso straordinario al Capo dello Stato, che è poi stato trasposto al Tar della Toscana. La sentenza che lo ha dichiarato inammissibile è stata pubblicata il 2 aprile scorso. A ruota arriva la determina del 13 maggio. Si mettono in fila più di un interpello alla Commissione europea, si cita la legge 118 del 2022 sulla concorrenza e ultimo in ordine di tempo la risposta del ministero delle Infrastrutture e dei trasporti (Mit) all’interpello dell’Associazione piscicoltori italiani (Api), che ha ribadito l’esclusione dell’acquacoltura, in quanto attività produttiva, dall’ambito applicativo della direttiva dell’Unione europea Bolkestein. E c’è un’altra circolare in cui il Ministero invita alla revisione della durata delle concessioni in rapporto agli investimenti delle aziende. Ma sembra non bastare al Comune. Non è un dettaglio, a rischio, oltre alle prospettive aziendali delle tre realtà piombinesi, c’è lo sviluppo di un settore che a fronte di oltre 8mila km di coste vede attive solamente 20 concessioni offshore, tanto che soltanto due pesci ogni 10 consumati sulle tavole nazionali sono italiani.

L’amministrazione

«Siamo particolarmente attenti e vicini al settore dell’itticoltura perché siamo convinti che sia essenziale per il futuro economico e occupazionale del territorio e strategico per la diversificazione – afferma il sindaco di Piombino Francesco Ferrari –. Ed è per questo che, da oltre un anno, la nostra attenzione è massima riguardo la questione delle proroghe delle concessioni per i campi a mare: ci siamo impegnati ai tavoli con l’Associazione piscicoltori italiani e con il Governo per trovare una soluzione utile a superare l’attuale quadro normativo e giurisprudenziale, anche arrivando, di comune accordo con l’Associazione piscicoltori italiani, a proporre al Ministero un emendamento alla legge». Che prosegue: «Nonostante questi sforzi concreti e dimostrabili, ad oggi la norma non consente ai nostri tecnici di procedere alla proroga automatica della concessione. Ciò perché, seppure non si applichi la Bolkestein, vige comunque la normativa a tutela della concorrenza, supportata da chiare sentenze del Tar e del Consiglio di Stato, peraltro in una situazione in cui già altre aziende hanno formalmente manifestato interesse per l’esercizio dell’itticoltura a Piombino».

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