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Piombino, verificato l’impatto dell’itticoltura: spazio in mare per nuovi impianti

di Giulia Marmugi
Piombino, verificato l’impatto dell’itticoltura: spazio in mare per nuovi impianti

I risultati della ricerca per misurare le interferenze con le specie protette

30 luglio 2023
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PIOMBINO. Impatto ambientale e presenza di specie protette nei tratti di mare dedicati agli allevamenti ittici. I controlli sono molto attenti. Nella sala consiliare di Piombino si presentano i risultati dell’indagine sul campo. «L’indagine che abbiamo fatto – dice Enrica Franchi, del dipartimento di Scienze fisiche, della terra e dell’ambiente dell’Università di Siena – è solo aggiuntiva rispetto a quella fatta normalmente dalle aziende». Un approfondimento finanziato con 70mila euro dal Flag Golfo degli Etruschi, l’associazione temporanea d’imprese di pescatori e allevatori ittici che operano nel golfo di Follonica e a Capraia.

Lo scopo è quello di limitare l’impatto dell’itticoltura. «Fino al 2020 – dice Franchi – non c’erano linee guide condivise per gli standard di qualità ambientali, poi l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha dato dei parametri sia per l’installazione che il mantenimento degli impianti». Si tratta di riferimenti ma non di vincoli di legge. «Abbiamo seguito i vari step – continua – a partire dal campionamento di acqua e dei sedimenti. Con i risultati è stata creata una banca dati geografica, che mantiene informazioni riguardo il luogo e la profondità dei fenomeni marini». Questo ha permesso di stabilire che i livelli di inquinamento sia in profondità che in superficie rientrano in una soglia di accettabilità. Adoperando questo tipo di sistema di osservazione e analisi dei dati, le mappe tematiche da creare sono molte, per esempio la distribuzione dell’ossigeno.

E la presenza di ossigeno nei fondali marini è uno degli aspetti affrontati. «È stato notato – afferma il biologo marino Lorenzo Pacciardi del Centro interuniversitario di biologia marina (Cibm) – che sulle gabbie degli allevamenti si forma un popolamento di cozze cospicuo che, una volta diventato troppo pesante, cadrebbe per depositarsi sul fondo». È stato riscontrato un più alto tasso di criticità in una fascia entro i 15 metri dalle gabbie, ma nessun rischio di anossia. I depositi di mitili sul fondale non causano la mancanza di ossigeno, poiché la loro quantità non è sufficiente. «In più – sottolinea la dottoressa Anna Maria De Biasi (Cibm) – le cozze contribuiscono a ridurre l’inquinamento, filtrando l’acqua e trattenendo anidride carbonica». Accertamenti, fatti tra aprile e maggio, che dimostrano che nessuna alterazione della situazione trofica può essere riconducibile all’allevamento ittico. Risultati positivi che lasciano margini alla possibilità di crescita del settore.

Da sottolineare l’attenzione per un’alimentazione di qualità, che è accresciuta negli ultimi dieci anni. «Un miglior prodotto richiede anche una spesa più alta e una grande fetta della popolazione non può più permetterselo», dice De Biasi. Ingrandire gli allevamenti favorirebbe un aumento dell’offerta e un abbassamento dei prezzi. Sulla qualità punta il sindaco di Piombino Francesco Ferrari: «Siamo l’eccellenza perché Piombino vanta di essere il più grande produttore italiano di pesci di allevamento e non manca di essere all’avanguardia». Per continuare a esserlo, però, c’è bisogno di tutelare le attività e coloro che ci vivono. Che conclude: «Un nuovo sviluppo legato anche all’itticoltura, non come semplice allevamento di pesci, ma anche nella prospettiva della lavorazione e del trattamento del prodotto».

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