Il Tirreno

Muri e cancelli danneggiati dai pini Condannato il Comune di Campo

Stefano Taglione
Muri e cancelli danneggiati dai pini Condannato il Comune di Campo

La sentenza del Tar: lavori immediati o arriva il prefetto come commissario

29 giugno 2022
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MARINA DI CAMPO. La crescita incontrollata delle radici dei pini ha danneggiato sia il muro di cinta della villa, sia le colonne dei due cancelli di via Pietri. Per questo, il Comune di Campo nell’Elba, è stato condannato dal Tar a tagliare la pianta (già sparita da un pezzo), a pagare i danni – come, in realtà, aveva previsto un’ordinanza del 2020 della sezione distaccata di Portoferraio del tribunale di Livorno – e anche le spese processuali per il ricorso, quantificate in 3.000 euro. È la sentenza, depositata poco più di un mese fa, del tribunale amministrativo regionale della Toscana (presidente Eleonora Di Santo, estensore Pierpaolo Grauso e primo referendario Silvia De Felice) dopo 11 anni di battaglie a colpi di carte bollate fra le varie amministrazioni che si sono succedute e un gruppo di cittadini campesi.

Franco Lotano, Ginevra Di Gregorio, Ortensia Maria Luisa Di Gregorio e Maria Araneo, rappresentati dall’avvocata Monica Lottini, avevano stipulato un accordo transattivo con l’amministrazione dopo gli ingenti danni subìti dai pini. Era il 9 febbraio 2016. «Prevedeva l’impegno del Comune a riparare i danni cagionati dalla crescita dei numerosi alberi di pino prospicienti la viabilità adiacente all’abitazione dei ricorrenti e a rimuovere una pianta, il cui apparato radicale aveva danneggiato il muro di cinta della proprietà – si legge nella sentenza – nonché a corrispondere le spese necessarie per il ripristino dei colonnini dei cancelli carraio e pedonale di accesso, e delle rispettive dotazioni tecniche. L’accordo prevedeva l’ulteriore impegno del Comune al ripristino della restante porzione di recinzione, anch’essa danneggiata, formata dalla fondazione, dal muretto a mattoncini e relativa cancellata, il tutto nelle quantità occorrenti e da eseguirsi ragionevolmente nel termine di 12 mesi dalla transazione. L’esecuzione di tale impegno, l’unico a essere rimasto inosservato, costituisce l’oggetto della condanna irrogata dal tribunale di Livorno con l’ordinanza 7 del 2020».

Si tratta proprio del provvedimento che adesso – secondo il Tar – deve essere assolutamente attuato entro 60 giorni dalla sentenza (depositata il 10 luglio, quindi fra poco più di una settimana ndr). E se il Comune non si attiverà stavolta dovrà farlo il prefetto Paolo D’Attilio, dal tribunale già nominato commissario in tal senso. «È difficile trovare le parole per descrivere simili comportamenti – commenta Lotano – e si fa fatica a credere che fatti così banali possano avere conseguenze così tediose e costose. Per far presente l’assurdità di un percorso durato ad oggi “appena” 11 anni mi permetto solo una battuta che rivolsi a un responsabile tecnico dell’epoca, che presenziò alle operazioni peritali per verificare se erano le radici del pino pubblico ad aver smosso un considerevole tratto della nostra recinzione. Gli dissi: “Dopo aver speso tempo e denaro abbiamo appurato che non è colpa delle radici del lampione”, a dimostrazione che bastava un minimo di buon senso. È mia intenzione segnalare alla Corte dei conti l’accaduto e i vari passaggi che si sono succeduti nelle aule di tribunale, al fine di poter ravvisare se vi sia stato, nel comportamento delle varie pubbliche amministrazioni, un danno erariale. Tutto ciò stante l’inutilità e la resistenza verso un fatto che si poteva risolvere in qualche mese e non in 11 anni». l
 

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