Il Tirreno

«Troppo tempo per finire i lavori sulla strada di Campo Lo Feno»

giuseppe tanelli; (*) ex presidente del Parco
«Troppo tempo per finire i lavori sulla strada di Campo Lo Feno»

Tonelli sulla frana: «Bisognerebbe intervenire nei modi previsti per le catastrofi naturali» 

27 aprile 2021
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l’intervento

giuseppe tanelli (*)

«NNon si spaventi l’amico lettore leggendo il titolo: Pomontinco non è un gangster, un corsaro nero e neppure un avventuriero, si tratta di un uomo innocuo comune, simile a tanti altri con i quali ci è dato di incontrarci nella nostra vita quotidiana». Inizia così un articolo a firma Lupi, pubblicato dal Tirreno nel novembre del 1945 a pochi mesi dalla fine della guerra. L’articolo continua narrando, fra il serio ed il faceto, l’incontro con un Pomontinco lungo la via della Madonna del Monte. «L’amico lettore che scorrendo questo dialogo avrà sorriso fin qui, udendo i vocaboli e la terminologia locale, comune del resto a tutto il Marcianese è pregato di credere che si tratta di una faccenda seria. Pomonte da anni – assieme a Chiessi altra frazione – lotta invano per ottenere il completamento della rotabile Marciana-Pomonte, di cui – incredibile a dirsi – mancano solo otto chilometri a coronamento dell’opera». Ci vollero 15 anni per completare l’opera. Un’opera grandiosa e bellissima che venne realizzata edificando ponti in granito che restano delle vere opere d’arte e tracciando la strada a colpi di mina e di piccone lungo le ripide falesie di Campo Lo Feno e Punta Nera, là dove le rocce nere e verdi, grigie e bianche, compatte e scistose, di un antico fondo oceanico avvolgono e si appoggiano sulla grande massa granitica del Monte Capanne. Tutto questo lo possiamo vedere, percorrendo la “rotabile” che dall’Infernaccio giunge alla Punta del Timone. Le mine ed il piccone hanno aperto alcune pagine del libro delle “Maraviglie della Natura” dell’Elba e dell’Arcipelago. Sono pagine illustrate da paesaggi magici dove emergono immagini geologiche e geomorfologiche di grande valore ambientale Non a caso gran parte del Marcianese, ivi compreso il suo capoluogo, sono parte integrante e qualificante delle aree protette dal Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, da direttive Ue e da protocolli Unesco. Questo prestigioso medagliere – che in questi giorni si è ulteriormente arricchito con l’inserimento del Parco Nazionale nella “Green List” della Iucn, presenta un comune denominatore: la specifica missione di difendere e nel caso ricostruire equilibri idrogeologici compromessi, con la stretta e leale collaborazione dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali. E così, siamo giunti ai fatti di Campo Lo Feno ed alla frana che, dal 15 novembre del 2020 ha interrotto il transito nella “rotabile”: la strada provinciale dell’anello occidentale elbano. Questo tratto è di vitale importanza per le attività sociali, l’economia e la sicurezza sanitaria delle persone che vivono e lavorano nel lontano occidente dell’Elba. Sono passati cinque mesi dalla frana di Campo Lo Feno, e si prevede l’inizio dei lavori finali di messa in sicurezza ai primi di luglio, e il termine ad ottobre. Sarà passato un anno dall’evento franoso. Tanto tempo, troppo: come è stato detto dallo stesso sindaco di Marciana, Simone Barbi, nella manifestazione di domenica 18 aprile a Campo Lo Feno, organizzata da un comitato di cittadini al quale si sono unite numerose associazioni del territorio, dalla Misericordia di Pomonte e Chiessi al Consorzio di Capo Sant’Andrea. A questo punto possiamo auspicare, ovviamente, che i lavori siano conclusi nel più breve tempo possibile, e che nel frattempo, fatte salve le primarie ragioni di sicurezza, siano attivate parziali aperture della viabilità, magari posizionando dei sensori di controllo in parete. Ma è imperativo non dimenticare l’estesa vulnerabilità e criticità idrogeologica della zona, attivando da subito le procedure per disporre di un piano di intervento sui punti a maggiore rischio e definendo altresì un percorso normativo che, nel caso di analoghi dissesti franosi, sia possibile intervenire nei tempi e nei modi previsti dalla legge per le catastrofi naturali. Poiché di questo stiamo parlando!».

(*) ex presidente del Parco

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