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C’è anche l’impronta della Toscana nel trionfo mondiale della Ferrari – Valentino e Mattia, chi sono i due meccanici della Valdinievole

di Luigi Spinosi

	Valentino Aieta con l’altro meccanico di Monsummano Mattia Piliero, a dx la festa dopo la fine della gara
Valentino Aieta con l’altro meccanico di Monsummano Mattia Piliero, a dx la festa dopo la fine della gara

Il racconto di Aieta, uno dei due meccanici monsummanesi nel team campione Wec: «Ho iniziato a lavorare in officina e la sera uscendo dal lavoro andavo a preparare le vetture per i rally»

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MONSUMMANO. Probabilmente in pochi sanno cosa sia il Wec, ma quasi tutti - anche tra chi non bazzica di motori - almeno una volta hanno sentito parlare di 24 ore di Le Mans. Del resto stiamo parlando di quella che è universalmente conosciuta come la corsa più bella del mondo e no, non è una corsa di Formula Uno, ma una corsa, appunto, del sopra citato Wec, ossia del World Endurance Championship, il campionato del mondo dove le vetture si sfidano in gare di durata: 24 a Le Mans come abbiamo visto, 8 ore in Bahrain, 6 ore a Imola, oltre 1.800 chilometri in Quatar (l’unica prova dove la durata è misurata in distanza e non in tempo), e così via.

Ma tra tutte le 8 prove del mondiale quella che domina l’immaginario collettivo, complici il fatto che sia la più lunga e anche le numerose citazioni cinematografiche, resta comunque la gara di Le Mans. Talmente importante che molti team e piloti, dovendo scegliere tra vincere il titolo mondiale o vincere quella singola corsa, opterebbero per il successo a Le Mans.

Il titolo mondiale piloti

Ebbene, quest’anno la Ferrari non si è posta il problema di scegliere, e dopo aver trionfato sul circuito francese con la vettura numero 83, domenica scorsa nell’ultima prova del campionato (la 8 ore del Bahrein) la vettura numero 51, quella condotta a turno da Antonio Giovinazzi, Alessandro Pier Guidi e James Calado ha ottenuto il quarto posto in gara e, quindi, i punti necessari per conquistare il titolo mondiale piloti, con un podio tutto Ferrari: equipaggio della 51 al vertice, seguito nell’ordine da quelli della vettura 83 e della 50. Il tutto condito dal titolo mondiale costruttori ormai da tempo in saccoccia. Così quello è stato un giorno di gran festa – nonostante il disastroso Gp del Brasile di Formula Uno – per i tifosi della casa di Maranello. Merito dei piloti certo, ma anche (e soprattutto in una gara di durata dove vetture e motori sono messi a dura prova) della squadra che sta dietro, a partire dai meccanici.

I meccanici dietro al successo

Ed ecco che si scopre che dietro quel successo, e molti altri conquistati negli ultimi anni, c’è un po’, anzi, un bel po’ di Monsummano. Sì, perché a prendersi cura di quei motori ci sono due professionisti, Valentino Aieta e il giovanissimo (22 anni) Mattia Piliero, entrambi monsummanesi. Professionisti che, da adulti, hanno realizzato quello che è un sogno di tanti bambini.

Il percorso di Valentino Aieta

«Io ho iniziato oltre 20 anni anni fa – racconta Aieta, oggi 46enne – con i rally. Di giorno lavoravo all’officina Giorgetti di Montecatini e la sera, quando smettevo, andavo a preparare le macchine da corsa. Poi sono passato alla Salvestrini a Pistoia, che era concessionaria Ferrari».

Da qui è partito il percorso che lo ha portato al mondo del Ferrari Challenge (le competizioni monoposto su pista), e nel 2005 il trasferimento a Modena per lavorare per la Motor Service, service della casa di Maranello: «In quel periodo ho prima lavorato sulle 360 e poi sulle 430».

Da qui, nel 2009, il passo fondamentale, l’ingresso nella scuderia piacentina AF Corse, dove AF sono le iniziali di Amato Ferrari, ex pilota automobilistico fondatore della scuderia dal 2006 partner ufficiale della casa di Maranello nel campo dell’Endurance, inizialmente nella classe Gte Pro (l’attuale Lmg T3 ) e poi dal 2023 nella classe regina, quella delle Hypercar. E sempre con grandi successi, dietro i quali c’erano anche le mani di Valentino Aieta: «Nel 2013 sono diventato capo macchina della 51, la vettura di Gianmaria Bruni e Giancarlo Fisichella nel campionato Gt».

E quell’anno la 51 si aggiudicherà il titolo piloti e l’Af il titolo costruttori. Alla fine, prima del passaggio a qui missili terra-terra che sono le Hypercar, il bilancio di Aieta nel mondo Gt è già un qualcosa che molti nemmeno sognerebbero di conquistare in un’intera carriera («Cinque titolo mondiali di categorie e tre vittorie alla 24 ore di Le Mans»). Ma il cammino di Aieta non si è certo fermato lì, e adesso è arrivata la sfida più difficile, e proprio per questo più affascinante: «Con le Hypercar entravamo in un mondo nuovo, fino a quel momento dominato dalla Toyota, e fra l’altro nello stesso periodo altre grandi case, dalla Porsche alla Peugeot, sono entrate in questa categoria». E il debutto fu bagnato dal successo più importante, quello nella 24 di Le Mans, poi bissato nel 2024 fino al trionfo completo di quest’anno. «Ogni volta che c’è una gara è un insieme di sensazioni, stai con il fiato sospeso fino da ultimo, fino a che la vettura non ha tagliato il traguardo hai sempre paura che qualcosa possa andare storto, poi dopo è una gioia immensa».

Una gioia che costa anche grossi sacrifici: «Devo ringraziare la mia famiglia per la sua pazienza, visto che praticamente mi vedono solo nel fine settimana», e quando ci sono le corse nemmeno in quel momento. È la gioia per il l sogno di un bambino diventato realtà. 

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