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Terme di Montecatini, spuntano nuovi debiti per utenze e attività sanitarie: due immobili all’asta

di Luca Signorini

	Lo stabilimento Tettuccio, simbolo di Montecatini (foto Nucci)
Lo stabilimento Tettuccio, simbolo di Montecatini (foto Nucci)

Il commissario: la società vanta oltre 126mila euro dalla Croce Rossa

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MONTECATINI. Non si arresta lo sprofondo rosso delle Terme di Montecatini spa. Con il concordato preventivo in continuità in corso - e in attesa della pubblicazione delle singole aste per lo “spezzatino” dei beni messi sul mercato dal tribunale fallimentare - la società continua ad accumulare debiti, una ulteriore mazzata partendo da una voragine di - 46 milioni di euro, quella che ha portato i creditori a rivolgersi ai giudici per riavere indietro il dovuto.

L’ultima relazione

Nell’ultima relazione che il commissario giudiziale Alessandro Torcini ha inviato alla platea dei creditori, non si fanno sconti: “Non è stata comunicata dalla società la situazione dei pagamenti della Croce Rossa Italiana in dipendenza dei contratti di affitto di azienda e i debiti di quest’ultima per le utenze idriche, elettriche e per gas (intestate alla società ma utilizzate da terzi); non sono state chiarite quali azioni la società intenda porre in essere al fine di ottenere il pagamento dalla Cri degli ingenti crediti vantati (il saldo delle visite relative all’anno 2023 pari a euro 100.461,47 euro e all’anno 2024 pari a 93.753,63) e i rimborsi delle spese per le utenze destinate alle attività di cure sanitarie e ancora, ingiustificatamente, intestate alla società in concordato”.

La Croce Rossa

La Croce Rossa ha in mano fino alla metà del 2026 la cura idropinica e gli ingressi dei turisti negli unici due stabilimenti termali ancora attivi, Tettuccio e Redi. Il credito residuo vantato dalle Terme ammonterebbe a oltre 126mila euro, questa cifra è al netto del 50% delle spese di natura straordinaria sostenute dalla Cri (complessivamente pari a 181.499,40 euro), che sono state “abbonate”. Torcini però precisa “che il contratto di affitto di azienda prevede che le spese straordinarie siano a carico dell’affittante solamente nel caso in cui siano preventivamente approvate dalla società e dagli organi della procedura, e solo nel qual caso la società affittuaria avrà diritto al rimborso della relativa spesa. A tale proposito lo scrivente non può che ribadire che non ha mai ricevuto alcuna richiesta di preventiva approvazione o di transazione”.

Ultimo bilancio del 2022

Insomma ci sono degli evidenti cortocircuiti tra professionisti, le Terme non perdonano. Il commissario giudiziale rincara la dose quando poi scrive che in merito agli assetti organizzativi, amministrativi e contabili “la situazione non è stata ad oggi risolta confermando così le gravi carenze amministrative della società che suscitano interrogativi sull’attendibilità dei dati forniti anche ai fini del monitoraggio dell’andamento della gestione in continuità”. Ulteriore segnale di allarme, “a testimonianza dell’irregolarità della situazione”, riguarda la presentazione del bilancio: l’ultimo depositato è relativo al 2022, mancano dunque quelli del 2023 e 2024 (assente, di rimando, anche il giudizio formulato dai revisori dei conti).

Ipotesi di turbativa d’asta

Il commercialista con studio a Empoli aveva già analizzato il rapporto tra le Terme spa e la Croce Rossa in una precedente relazione, a fine agosto, quando affermava che la società non avesse versato le spese per le utenze, comunque non direttamente riconducibili alla stessa, “le Terme si stanno impropriamente accollando ingenti costi, il cui ristoro potrebbe essere problematico”. Era già una critica all’attuale gestione, che secondo Torcini presenterebbe “gravi irregolarità di funzionamento”. Adesso le cifre dell’ultimo debito contratto in ordine di tempo sono venute a galla.

Nell’occasione, tra l’altro, era venuta a galla la pendenza di un procedimento penale con l’ipotesi di reato di turbativa d’asta nell’ambito della procedura di concordato preventivo in continuità. La stessa società aveva presentato querela tramite l’amministratore unico Luca Quercioli ed è parte lesa, oltreché civile nel tentativo di ottenere un risarcimento. Un presunto comportamento contra legem che si sarebbe verificato tra le due maxi aste a lotto unico andate deserte (il 16 luglio del 2024 con prezzo di oltre 42 milioni di euro e l’11 marzo scorso a 35 milioni e spiccioli) e questo periodo di attesa per lo “spezzatino”. 

All’asta ex Latrine e Terme Torretta 

Si muove qualcosa sul fronte delle singole aste per i beni termali. Sono state fissate le vendite per le cosiddette Serre “calde” della Torretta e per le ex Latrine Fortuna, entrambe in pineta. L’apertura delle buste con le offerte avverrà il 10 febbraio 2026, a partire dalle 11, nello studio del notaio Vincenzo Gunnella, in via Masaccio a Firenze. I beni erano stati inseriti nelle due maxi aste andate a vuoto, ora c’è il tentativo di piazzarli separatamente.

Serre Torretta

Si trovano lungo il perimetro ovest del parco termale, tra via Baragiola e viale dei Tigli. Sono composte da quasi 400 metri quadrati di superfici coperte e da un’area scoperta di quasi 1500 metri quadrati. Nell’appezzamento di terreno dalla forma trapezoidale e in lieve declino, insistono due vecchi manufatti in pessime condizioni di conservazione, già adibiti a serre, un tempo utilizzati per il ricovero invernale delle piante ornamentali e la coltivazione dei fiori che venivano impiegati per ornare i vicini stabilimenti termali durante la stagione. I fabbricati hanno una particolare architettura in stile Liberty, con vetri policromi, elementi e decori in ferro di pregevole lavorazione. Il valore di stima è di 134mila euro, mentre la richiesta a base d’asta e l’offerta minima è di 92mila (rialzi di 2mila euro in caso di gara).

Ex Latrine Fortuna

Servono 42mila euro per rilevarle all’asta: le ha già “prenotate” il Comune di Montecatini, che di recente ne ha votato l’acquisto insieme alla vicina Capanna Spazzini per una cifra complessiva di 90mila. I beni si trovano nell’area in pineta della sede dell’Asvalt (che è appunto all’ex Fortuna). Il manufatto risale agli anni ’30 e fu realizzato, con una particolare architettura, come latrine a servizio della Fortuna. Comprende un unico locale adibito a magazzino/deposito di cicli, dotato di dieci porte esterne, una su ogni faccia della propria sezione decagonale. In origine comprendeva nove latrine e un camerino, tutti vani dotati di accessi diretti dall’esterno, il che spiega la presenza delle dieci porte. A corredo, un’area per lo più sistemata a verde, con alberature e aiuole, e in parte inghiaiata e pavimentata con mattonelle in cemento. L’edificio è di 38 metri quadrati, il terreno intorno di quasi mille.

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