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Attesa per il derby di Montecatini nel fortino del Pistoia Basket

di Lorenzo Mei
Attesa per il derby di Montecatini nel fortino del Pistoia Basket

Con il PalaTerme indisponibile per i lavori, la sfida tra La T Gema e gli Herons viene disputata al PalaCarrara domenica 24 novembre alle 18. In arrivo centinaia di tifosi dalla Valdinievole

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MONTECATINI. Tra Pistoia e Lucca ci sono circa 45 chilometri. Una ha alle spalle l’Appennino, l’altra punta dritta al mare. Montecatini non sta proprio in mezzo, ma vicinanze e lontananze quando si parla di sport non si possono misurare solo con il sistema metrico decimale. Entrambe le città sono capitoli importanti nel romanzo del basket rossoblù, per motivi diversi. Pistoia è l’altra sponda del derby del Serravalle, una specie di bilancia sulla quale per tanti anni si sono pesati i progressi fatti dalla pallacanestro montecatinese, e su cui oggi si pesano quelli da fare. Lucca è un amarcord dolcissimo dei tempi in cui questa cittadina caparbia e ambiziosa si affacciava da debuttante a una categoria che aveva la prima lettera dell’alfabeto come identificazione.

Era l’A2 di fine anni Ottanta, quella che aveva un legame stretto con l’A1 (tanto che due squadre partecipavano nientemeno che ai playoff per lo scudetto), che metteva in campo gli stessi due americani della massima serie, che rappresentava un mondo folgorante, tutto nuovo rispetto alla serie B operaia. Oggi la quotidianità di Fabo e La T Gema, che domenica 24 novembre alle 18 si affronteranno nel quattordicesimo derby, vive in questi due capoluoghi di provincia. Una situazione forzata, temporanea, per sopperire all’indisponibilità del Palaterme, che dovrà rifarsi il look (e non solo) prima di tornare a disposizione dello sport e della città. Un disagio che le due società hanno affrontato nel modo più logico, trovando ospitalità nei due impianti più vicini.

Tra l’altro, per via di un calendario dipinto da un pittore cubista, il derby di domenica a Pistoia verrà poi replicato a Lucca a metà gennaio, tra meno di due mesi. Il PalaCarrara, più capiente, promette di ospitare un numero considerevole di tifosi di entrambe le squadre, e sarà un modo per tornare a un’atmosfera simile a quella della scorsa stagione, perché ovviamente sia la distanza che i turni infrasettimanali fin qui hanno ridotto la media spettatori. Questo derby potrebbe servire a risvegliare l’interesse e la partecipazione di chi in questi primi mesi di campionato ha un po’ perso la routine bisettimanale dell’appuntamento con la pallacanestro, e un bis previsto a così breve distanza potrebbe essere una seconda iniezione di entusiasmo.

Chissà se ci saranno anche i pistoiesi, straniti davanti a questo derby eretico che raddoppia Montecatini, ma a due categorie di distanza dai biancorossi. Ce la ricorderemo, se non altro per motivi logistici, una stagione in cui non solo Montecatini si è divisa (come nei precedenti tre anni) tra due squadre, ma anche tra due città, in esilio. Magari fra qualche decennio qualcuno ripenserà a questi mesi con lo stesso piacere con cui i tifosi più attempati ripensano al PalaTagliate del 1988, o forse no, molto dipende dai colori con cui verrà dipinto il quadro finale di questa stagione, perché quello di allora era il ritratto del trionfo.

La T Gema e Fabo sono tra le più forti del girone, forse della serie B, pur considerando che il gruppo delle contendenti è più affollato di un anno fa. Ma il fatto che Roseto abbia fatto fatica sia a Lucca con gli Herons che a Pistoia con la Gema conferma la caratura di entrambe. Qualche giorno fa il coach degli aironi Federico Barsotti ha invitato il pubblico a godersi questa partita come una festa, un evento, e il general manager della T Gema Guido Meini ha usato parole simili, dicendo che la città ha un’occasione per mostrare la propria passione per la palla a spicchi. Per una volta il rapporto tra protagonisti e spettatori vivrà di un rimpallo di emozioni, perché se il pubblico godrà dello spettacolo in campo, i giocatori gonfieranno l’orgoglio buttando l'occhio verso le tribune. Tanto per ricordare che lo sport vive di partecipazione e che il peso specifico delle gioie dipende da quanto sono condivise, così come quello delle delusioni. Anche il derby, alla fine, è una bilancia.


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