Droga e rapimento, a 8 imputati comminate pene per quasi 110 anni
A Genova il rito abbreviato, tra i condannati ci sono anche quattro residenti a Massa-Carrara: due cognati albanesi e due fratelli originari della Repubblica Dominicana
Massa-Carrara Erano state pesantissime le richieste di condanna da parte del pm Federico Manotti (oltre 115 anni complessivi) e pesantissime, solo leggermente inferiori a quanto richiesto (complessivi 109 anni e due mesi) sono state le pene inflitte nell’ambito del processo con rito abbreviato, che ha visto otto imputati in una complessa inchiesta della procura distrettuale antimafia di Genova e della Guardia di Finanza, “Alto Tirreno”. Le condanne sono state comminate dalla giudice Caterina Lungaro del tribunale di Genova.
Le accuse sono quelle di aver organizzato, con una sinergia di albanesi, dominicani, e ecuadoregni, l’importazione, su Genova, di un carico di 100 chili di cocaina; ma durante il viaggio, durante la traversata da Guayaquil, in Ecuador, verso l’Italia, quella droga sparisce, e allora si scatena la reazione: c’è un sequestro di persona per fortuna poi sventato, la ricerca di armi e di un covo (qui in provincia di Massa-Carrara), l’uso di telefonini anti-intercettazioni, e alla fine il blitz con gli arresti dopo mesi di indagini serrate.
Gli imputati
Degli otto finiti sotto accusa, e ora condannati in primo grado, quattro sono apuani: i fratelli originari della Repubblica dominicana Francisco Jose e Joel de Jesus Castillo Tapia di 37 e 35 anni, che abitano a Carrara, difesi dagli avvocati Luca Benedetti, Riccardo Balatri e Paolo Munafò; e i cognati nati in Albania Nevian Vasaj di 35 anni e Andrea Vasaj, residenti a Massa e difesi dagli avvocati Giuseppe Del Papa e Pasquale Iodice.
Gli altri sono, Andiol Xhindoli, 37 anni, albanese; Holger Ernesto Wila Quinonez, 43 anni, nato in Ecuador; Hane Sufaj alias Ela Sufaj, 37 anni, albanese e Ardian Sufaj, alias Pllumb Sufaj, 40 anni albanese.
Le accuse
Per tutti, in due distinti provvedimenti, il pm Federico Manotti aveva chiesto e ottenuto dal gip Alberto Lippini il giudizio immediato. Le difese avevano poi richiesto il rito abbreviato (che consente uno sconto di pena di un terzo), concesso dalla giudice Caterina Lungaro. Articolati i capi di imputazione. Degli indagati: quattro, fra i quali Nevian Vasaj, i fratelli Castillo Tapia, l’albanese Andiol Xhindoli (37 anni, detenuto a Terni, avvocati Francesco Virgone e Cristiano Audifredi Mancuso) sono accusati, in concorso con Ardian Sufaj, Andrea Vasaj e Victor Alfonso Hernandez, per i quali si procede separatamente, e con altri non identificati, di tentata importazione nel territorio nazionale di 100 chili di cocaina occultati in borsoni in un container contenente fave di cacao, e trasportati a bordo di una nave salpata il 20.11.2022 dal porto di Guayaquil (Ecuador), la "Katherine". Circostanza poi non verificata per cause indipendenti dalla loro volontà; l’ipotesi degli inquirenti, inizialmente, era che qualcuno l’avesse rubata durante la traversata.
In realtà si era poi scoperto che era stata sequestrata dalle autorità panamensi durante il passaggio della nave nello stretto di Panama.
E ancora, nell’esame dei capi di imputazione: Andiol Xhindoli, Nevian Vasaj, Joel de Jesus Castillo sono accusati di associazione a delinquere (con Ardian Sufaj, Andrea Vasaj e Alfonso Hernandez). Fatto aggravato, si osserva, perché associazione armata, visto che i cognati Nevin Vasaj e Andrea Vasaj avevano la materiale disponibilità di una pistola semi-automatica cal. 7,65 Browning perfettamente funzionante munita di caricatore e proiettili.
Andiol Xhindoli, Nevian e Andrea Vasaj, Joel de Jesus Castillo Tapia e Holger Ernesto Wila Quinonez sono accusati in concorso di sequestro di persona (e con Ardian Sufaj e Alfonso Hernandez), perché prelevavano in provincia di Pisa un uomo detto il professore (è parte lesa nel procedimento) e lo sequestravano, con l’obiettivo di farsi indicare, per essere liberato, le esatte generalità di "Johnny/Gian/Giampaolo" ("portuale infedele", ma in realtà l’agente sotto copertura che poi ha fatto smantellare l’organizzazione) e dei suoi familiari; pensavano che "Johnny/Gian/Giampaolo" avesse la droga.
Joel Jesus Castillo Tapia e Wila Quinonez prendevano effettivamente in consegna l’uomo ordinandogli di consegnare loro il cellulare. L’auto fu poi fermata dalla polizia a Genova, per un controllo (il gruppo era già "attenzionato") e così il sequestrato venne liberato.
Hane Sufaj, infine, in concorso con Alfonso Hernandez e Ardian Sufaj) e in concorso con Ilir Guri (già indagato dalla Procura di Spezia) è accusata della detenzione di un chilo di cocaina.
Richieste e condanne
Mettiamo a confronto le richieste decisamente pesanti, avanzate dal pm titolare dell’inchiesta Federico Manotti e le condanne.
Ardian Sufaj, chiesti 20 anni di reclusione, condannato a 20 anni; Andiol Xhindoli, chiesti 19 anni e 4 mesi, condannato a diciotto anni e otto mesi; Nevian Vasaj: chiesti 20 anni di reclusione, condannato a 20 anni; Andrea Vasaj: chiesti 12 anni di reclusione, condannato a 7 anni, 4 mesi e 26 giorni (concesse le attenuanti); Joel de Jesus Castillo Tapia: chiesti 18 anni e 8 mesi di reclusione, condannato a 17 anni e 8 mesi; Francisco Jose Castillo Tapia: chiesti 4 anni e 4 mesi di reclusione, condannato a 4 anni e 4 mesi, più 20mila euro di multa; Horger Ernesto Wila Quinonez: chiesti 16 anni e 10 mesi di reclusione, condannato a 16 anni e 10 mesi; Hane Sufaj: chiesti 5 anni e 4 mesi di reclusione, condannata a 4 anni, sei mesi e 20 giorni, oltre 20mila euro di multa. Per tutti, condanna del pagamento delle spese processuali e di quelle relative al mantenimento per lacustodia in carcere. Ad Andrea Vaj, Francisco Jose Castillo Tapia e Hane Sufaj, interdizione dai pubblici uffici per 5 anni; per gli altri cinque, interdizione perpetua dai pubblici uffici. L’espulsione dallo Stato a pena espiata è disposta per Ardian Sufaj, Andiol Xhindoli, Nevian Vasaj, Holger Ernesto Wilaquinonez, Joel de Jesus Castillo Tapia e Hane Sufaj.
Se le difese non faranno impugnazione, saranno ridotte di un sesto.
A conti fatti, le condanne sono state in linea con le richieste del pm titolare dell’inchiesta Federico Manotti; tutti i reati contestati sono stati riconosciuti dal giudice: la tentata importazione di 100 chili di cocaina, l’associazione armata finalizzata al traffico internazionale, il sequestro di persona a scopo di estorsione e la detenzione di armi. Una indagine in cui si è applicata la convenzione Onu che prevede l’utilizzo di un agente sotto copertura (nota come convenzione di Palermo).l