Il Tirreno

Carrara, caso Mega Stone Factory, Genova conferma la liquidazione giudiziale

Carrara, caso Mega Stone Factory, Genova conferma la liquidazione giudiziale<br type="_moz" />

Cava Querciola, respinti i reclami che volevano annullare il “fallimento”

30 maggio 2024
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Carrara La Corte d’Appello di Genova ha respinto i reclami presentati in merito alla dichiarazione di liquidazione giudiziale della società Mega Stone Factory, concessionaria di Cava Querciola. La sentenza è di ieri, è stata emessa dalla prima sezione, presidente Rosella Silvestri, consiglieri Riccardo Baudinelli e Marco Rossi.

Respinta quindi la richiesta, avanzata da quattro distinti parti, di annullare i decreti che avevano respinto la richiesta di ammissione al concordato preventivo e che poi avevano disposto la liquidazione giudiziale (il “vecchio” fallimento prima che entrasse in vigore il codice della crisi d’impresa). Come avevamo scritto nelle scorse settimane, i reclami portavano la firma di Mega Stone Factory srl assistita dagli avvocati Noemi Graceffo e Massimiliano Ratti; Matteo Imperiali, socio, avvocato Gianni Tognoni; società Colonna (avvocato Antonella Vergine) e, come incidentali, fallimento Pemart (avvocati Sergio Menchini e Alessandro Motto). Il ricorso era nei confronti della liquidazione giudiziale Mega Stone (avvocato Stefano Ambrosini). Come parte resistente figurano anche Barbara Gamba e Franca Dusca Petacchi (avvocato Marco Tognarini), che chiedevano anch’essela conferma del decreto di inammissibilità del concordato.

La sentenza

In nove pagine, i giudici genovesi spiegano perché sia stata corretta l’impostazione del tribunale di Massa; in uno dei passaggi si fa notare che «Le doglianze esposte da Mega Stone circa l’insussistenza dei presupposti per la dichiarazione di apertura della liquidazione sono infondate e devono essere respinte in considerazione dei dati esposti dalla stessa parte nell’istanza di concordato (debiti per euro 11.973.938». Ma in particolare, e in sintesi, si osserva che le risorse apportate da Colonna come assuntore, non si possono utilizzare “liberamente”, cambiando l’ordine delle prelazioni; il concordato prevedeva di pagare integralmente il Comune di Carrara, che è un creditore chirografario, per non perdere la concessione. E questo, spiegano i giudici, non è permesso in questo specifico caso, in cui le finanze apportate da Colonna erano finalizzate a un subentro nell’azienda. Reclami respinti, pertanto Megastone Factory srl, Fallimento Permat, Matteo Imperiali, Colonna srl, dovranno pagare in solido 57.461 euro per compensi di avvocato, oltre rimborso forfettario.

L’analisi del curatore

Il curatore fallimentare, il professor Fabio Serini, è da considerarsi vincitore in questo procedimento, ma ha già voltato pagina e guarda al futuro: «Certo - spiega - aspettavamo questa decisione, perché in caso di sentenza diversa, ci saremmo dovuti fermare e si sarebbe tornati al concordato preventivo. Ora guardiamo avanti e consideriamo i fatti: siamo di fronte a un’azienda che funziona, in tre mesi e mezzo abbiamo fatturato un milione e mezzo di euro, fra l’altro abbiamo assunto una nuova risorsa, per cui adesso i dipendenti sono 14, rispetto ai tredici iniziali, e stiamo cercando ancora personale. Altro elemento importante - aggiunge - adesso abbiamo 25 società nel portafoglio clienti, e non uno solo in esclusiva; nel frattempo abbiamo versato al Comune oltre 250mila euro fra canoni correnti e pregressi».

Ad ora i creditori per la valutazione dello stato passivo sono convocati per il 17 luglio, ma potrebbe esserci uno slittamento. «Lo stato passivo è molto complicato, qualora ci fosse una dilazione sarebbe solo per questioni tecniche, ci sono 600 pratiche da esaminare ed è un lavoro che fino a oggi (ieri per chi legge, ndr) poteva essere inutile affrontare, in caso di sentenza diversa, quindi mi confronterò con il giudice delegato. Il dato di fatto è che esiste una liquidazione giudiziale gestita con esercizio provvisorio che sta dando risultati migliori di un concordato; pertanto, rispetto alla sentenza, non dico che c’è un vincitore; e - aggiunge - c’è un’azienda che al momento opportuno sarà contendibile, immagino che coloro che erano interessati a comprarla prima e che non avevano avanzato proposte perché impedite dal contratto di esclusività, potranno presentarle, al pari di Colonna; non ha vinto e non ha perso nessuno». Ipotesi per la prima asta? «Ad oggi - aggiunge il professor Serini - direi che entro l’anno potrebbe essere la data giusta, il lavoro sullo stato passivo è molto complesso, le domande arrivate e che stanno arrivando sono relative a una crisi durata anni». E ora, c’è da capire cosa farà il Comune: aveva avviato la procedura di decadenza, poi sospesa in attesa di questa decisione. A parte che potrebbe essere presentato da qualcuno ricorso in Cassazione, ci sono vari aspetti da valutare. «Parlerò con il Comune, se si ragiona le soluzioni si trovano: questa è un’azienda che sta lavorando e che sta pagando quanto dovuto», conclude Serini.l

M.B.



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