Il Tirreno

Il caso

La lettera aperta di un prof precario a 51 anni: «Quattordici anni a scuola, ora non so se avrò un futuro per leggi ingiuste»

di Ivan Zambelli
La lettera aperta di un prof precario a 51 anni: «Quattordici anni a scuola, ora non so se avrò un futuro per leggi ingiuste»

Dopo un lungo periodo di lavoro nella scuola, rischia di restare a casa

26 maggio 2024
3 MINUTI DI LETTURA





MASSA. Per anni precari, ora “esodati”. È la “condanna” a cui sono destinati oltre 250mila docenti italiani, a seguito di alcune riforme nel mondo della scuola. Uno di questi è Gabriele Cuccolini, 51 anni, massese, che attraverso una lettera aperta espone le difficoltà che lui ed altri colleghi stanno incontrando.

Il curriculum La sua storia, come per tanti altri in giro per l’Italia, è una storia di precariato, di lavoro a scuola ma anche in altri settori, di saluti a giugno per cui non sai se dire “arrivederci” oppure “addio”. Il professor Cuccolini è un triennalista, ovvero ha maturato più di tre anni di servizio. Per l’esattezza, spiega, «insegno la materia di accoglienza turistica da oltre 14 anni, intervallati da periodi di lavoro nel settore alberghiero. Mi sono specializzato nel turismo sia insegnando a scuola che nella vita pratica. Ogni anno salutavo i miei studenti, non sapendo se li avrei rivisti a settembre. Vita da precario, le difficoltà economiche del mutuo sulla casa e una famiglia che cresce».

La passione Ma una vita, precisa, «portata avanti nonostante tutto, con passione e amore verso il proprio lavoro e verso i ragazzi. Per 14 anni ho “cresciuto” – dice – educato, e ho trasmesso le mie conoscenze e il mio sapere, ma soprattutto la mia passione, a più di mille alunni. Per 14 anni ho svolto questo lavoro con dedizione, serietà e orgoglio».

Tutto precipita Eppure, come denuncia, «a settembre non avrò più il mio lavoro, e questo perché lo Stato italiano ha pensato bene di non dare pari opportunità a tutti i suoi dipendenti, attraverso un sistema ingiusto e assurdo. Il ministero della Pubblica Istruzione ci chiede di abilitarci sulla nostra materia di insegnamento. Dal 2014, però, non escono percorsi abilitanti su materia». Poi, nel 2024, viene detto che ci saranno percorsi per l’abilitazione che sarebbero dovuti partire indistintamente per tutti i docenti, e tutti contemporaneamente. «E invece no», dice Cuccolini. «Si è andati incontro a qualcosa che ha ulteriormente peggiorato la situazione di noi precari storici e che ci ha catapultati dentro un incubo senza fine. Perché questi percorsi sono di fatto iniziati solo per chi ha già un’abilitazione o è specializzato sul sostegno. E per chi come noi insegna da anni? Per noi precari? Il nulla». Nel frattempo sono state riaperte le Gps, ovvero l’aggiornamento delle graduatorie provinciali per le supplenze, che ha validità due anni e prevede due fasce, la prima per i docenti con abilitazione su una materia, la seconda per docenti non abilitati. «Ma anche qui, chi ha avuto da parte del Ministero la possibilità di accedere ai percorsi abilitanti si iscriverà in prima fascia; chi non l’ha avuta, quindi tutti noi docenti triennalisti, circa 250mila in tutta Italia, sarà obbligato a rimanere in seconda fascia e verrà quindi scavalcato in massa da migliaia di colleghi».

Il risultato L’epilogo, per questi triennalisti, è drammatico: rimanere disoccupati da un giorno all’altro. «Esodati», dice Cuccolini, «messi da parte da uno stato democratico e fondato sul lavoro. Progetti di vita andati in fumo. Parliamo di centinaia di migliaia di persone. Anni di sacrifici svaniti così: perché un sistema ci ha puniti senza dare a tutti i lavoratori della scuola le stesse opportunità. Perché ha permesso una grave disparità di trattamento tra lavoratori della stessa categoria». Per questo il professore ha deciso di metterci la faccia: «dando voce al dramma che noi, insieme alla nostre famiglie, stiamo vivendo». l


 

Primo piano
Svolta nelle indagini

Corriere scomparso, ci sono due fermati: per la famiglia è stato rapito

di Pierluigi Sposato