Il Tirreno

Imprese e credito

Fidi, le garanzie non bastano più – Che documentazione serve adesso

di Giovanna Mezzana
Un’immagine della Zona Industriale Apuana, simbolo del sistema imprese della Provincia
Un’immagine della Zona Industriale Apuana, simbolo del sistema imprese della Provincia

Cambia il rapporto con il cliente ma le banche hanno chiuso i rubinetti

23 maggio 2024
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CARRARA. C’era una volta la fideiussione, ovvero quella garanzia a carattere (tutto) personale che dava il nulla osta a ottenere soldi – credito – dalle banche. Valeva per tutti – commercianti, artigiani, imprenditori – e non basta più: la garanzia sui prestiti concessi diventa secondaria – quasi “ancillare” – rispetto ad altro (e vedremo cosa). Si tratta di una rivoluzione a carattere nazionale, già in atto da alcuni mesi secondo gli addetti ai lavori, e gli effetti sul sistema imprese – da Carrara a Massa alla Lunigiana – già si vedono: basta dare un’occhiata ai dati sui prestiti concessi contenuti nel Rapporto Economia 2024 dell’Istituto di Studi e Ricerche della Camera di Commercio Toscana nord ovest. Nel 2023 il credito concesso dal mondo bancario alle imprese apuane si è ridotto dell’8,8 per cento – ovvero sono “spariti” circa 150 milioni di euro – e il valore è sceso a un miliardo e mezzo di euro.

Il confronto

Si tratta della prima importante flessione, dopo un periodo di crescita, avviatasi con la pandemia da Covid e proseguita fino al 2022, grazie al supporto di sostegni e moratorie del governo, soprattutto a favore delle imprese più piccole. In Toscana, nel 2023, il calo dei prestiti alle imprese è stato decisamente più contenuto rispetto alla provincia apuana: del 5%. Le piccole imprese apuane hanno subito una riduzione del 12% mentre le grandi dell’8%.

Il quadro

Innanzitutto l’aumento dei tassi di interesse di riferimento della Banca Centrale Europea scoraggia la domanda di credito e rallenta, di conseguenza, gli investimenti. E su questo ci si può fare poco se non attendere l’estate quando – forse, secondo le previsioni – i tassi ricominceranno a scendere. Sul dato apuano che fotografa il credito corroso si riverbera dunque anche questo fenomeno: ma non solo, perché il nodo è un altro. Le banche hanno cominciato ad allinearsi alle recenti e cosiddette Linee Guida Eba-Gl Lom, una sorta di vademecum-diktat che ridisegna il rapporto banca-impresa, e che sentenzia che gli istituti di credito – per dare soldi – devono tener conto del merito creditizio: anche prima era così, resta da chiedersi che cosa si deve intendere oggi per merito creditizio.

Cosa c’è di nuovo

Fino ad ora (o a qualche mese fa) per ottenere credito dalla propria banca si portavano garanzie reali: immobili, titoli, investimenti. Ora non basta più. Se vuoi soldi per fare un nuovo investimento, devi dimostrare che sarà redditivo, che tu – commerciante, artigiano, imprenditore – portandolo a termine produrrai reddito e flusso di cassa (e dunque sarai in grado di restituire il credito).

Vademecum

A questo punto la questione è: come fare a dimostralo – come fare a fornire questa garanzia tutta nuova – e qui, come si suole dire, i nodi vengono al pettine. La banca – che per altro vorrebbe investire su di te perché quello è il suo mestiere – vuole che tu lo dimostri con tutta una serie di documenti.

Cosa occorre

Le indicazioni Eba-Gl Lom e gli spunti operativi stabiliscono che l’artigiano, l’imprenditore, il commerciante che chiede credito deve innanzitutto riclassificare i bilanci storici (almeno gli ultimi tre esercizi) e predisporre alcuni documenti contabili infrannuali e prospettici che mettano in evidenza i trend storici di specifici indicatori come la variazione del fatturato, l’Ebit (l’utile prima delle imposte), l’Ebitda (l’indicatore di redditività), il capitale circolante netto operativo, il rapporto tra la posizione finanziaria netta e l’Ebitda. E pensare che si calcola che il 40% delle imprese neppure presenta il bilancio annuale...

I nodi

Insomma diventa tutto molto più complicato. Anche perché non è detto che l’encomiabile commercialista che tiene i conti di una piccola impresa anche manifatturiera abbia dimestichezza con il cosiddetto Business Plan, servirebbe piuttosto un consulente aziendale che si occupi solo ed esclusivamente di queste incombenze. Insomma, ammesso che si abbiano i conti in ordine occorrono – come minimo – nuove competenze professionali e un cambio culturale di passo anche e soprattutto da parte dell’imprenditore.

 

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