Il Tirreno

L’indagine

Cava Fornace, c’è amianto nell’acqua: «Ma non è pericoloso». Cosa stanno valutando di fare i sindaci

di Ivan Zambelli
Cava Fornace, c’è amianto nell’acqua: «Ma non è pericoloso». Cosa stanno valutando di fare i sindaci

Arpat ha rilevato delle tracce sull’argine. I primi cittadini di Montignoso e Pietrasanta incontrano Monni

14 maggio 2024
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MONTIGNOSO. C’era da aspettarselo, sapendo i materiali conferiti alla discarica di Cava Fornace. Perché oltre a ferro, idrocarburi e alluminio, Arpat ha rilevato amianto nell’acqua fuoriuscita dal crollo dell’argine. Tracce minime, al punto da non richiedere prelievi al Lago di Porta, giacché si sarebbero diluite. Tutto questo è stato al centro della conferenza stampa dei sindaci Gianni Lorenzetti di Montignoso e Alberto Giovannetti di Pietrasanta, insieme all’assessora regionale all’Ambiente Monia Monni e i dirigenti di Arpat.

Circostanza che è servita intanto a presentare i risultati delle analisi Arpat, già in parte anticipate nei giorni scorsi, almeno per gli esiti rassicuranti. Superamento di ferro, alluminio, idrocarburi, pur con valori «assolutamente rassicuranti», ha detto l’ingegnere di Arpat Stefano Santi. Ma oltre a questi, i campionamenti hanno rilevato anche la presenza di amianto nel punto prelevato. Del resto la discarica è autorizzata a ricevere questo materiale, e il crollo ha interessato una zona dove era abbancato. «Quindi vuoi per lo schiacciamento vuoi per l’evento franoso si sono liberate fibre d’amianto, poi trascinate in acqua».

Acqua che, si ricorda, è poi confluita nella fossa Fiorentina, affluente del Lago di Porta. «Ma l’amianto è pericoloso solo quando è asciutto e inalato», ha precisato Santi aggiungendo che «le percentuali riscontrare nel punto peggiore e nel momento peggiore (ossia dove il percolato entrava nella fossa poco tempo dopo il crollo) erano minime». Per questo Arpat non ha ritenuto di fare prelievi dal lago, dal momento che l’eventuale presenza si sarebbe diluita. Ma se le analisi sono soddisfacenti, restano molti interrogativi su tutto quanto accaduto e su cosa ne sarà della discarica.

Ad esempio i dubbi del sindaco Giovannetti, molto critico riguardo i giorni precedenti l’evento, l’accumulo di acqua in quel versante, fino alla gestione stessa della discarica. «Noi abbiamo più volte segnalato il problema della discarica, la nostra posizione è di contrarietà, ma – ha aggiunto – non so se quanto successo sia sufficiente a bloccare la discarica per sempre». Perché è questo un altro tema sul tavolo delle amministrazioni locali e regionali. Lungi dal prendere decisioni sull’onda dei sentimenti, un’ordinanza di chiusura è un atto che richiede valutazioni importanti, spiegava Lorenzetti, specie per il dirigente che deve firmare un atto del genere. «Ma è evidente che quanto successo cambia il quadro».

Ad esempio, tra i motivi che potrebbero portare a una ordinanza può esserci «la credibilità stessa dell’azienda. La mia sensazione – ipotizzava – è che lo sfondamento dell’argine sia avvenuto per un accumulo di acqua non gestita adeguatamente».

Giovannetti si è spinto anche oltre: «Forse chi doveva controllare non l’ha fatto. Qualcuno era assente? Quanto successo è un grosso campanello d’allarme. Il crollo è avvenuto su un versante che aveva già raggiunto la quota massima di 43 metri, figuriamoci se fosse stato autorizzato l’aumento dei conferimenti a quota 98 metri». Per cui, concludeva Lorenzetti, «i nostri Consigli comunali hanno iniziato un percorso chiaro, lo stesso vale per la Regione. Montignoso farà i suoi monitoraggi anche sul lago, continueremo a vigilare per capire cosa può succedere».

Dalla Regione, è intervenuta l’assessora Monni, «l’attenzione è sempre stata alta ed oggi lo è ancora di più, perché questo evento non sarebbe dovuto accadere. Conosciamo bene la forte opposizione del territorio, ma la chiusura non è un atto arbitrario che si può fare senza motivazioni forti. Non di meno avevamo imposto il procedimento autorizzativo più rigoroso, cioè il Paur (rinnovo di tutte le autorizzazioni, ndr) . Questo evidenzia la scelta forte di un presidio su questo impianto che è oggetto di preoccupazione. Ora stiamo approfondendo su quanto accaduto per avere un quadro sul futuro». Se poi si dovesse davvero arrivare alla chiusura della discarica, Monni ha assicurato il «massimo rigore», specie sulla gestione post chiusura.
 

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