Il Tirreno

Territorio fragile

Massa-Carrara, la provincia si sbriciola, è allarme frane: «Servono soldi, altrimenti sarà sempre peggio»

di Ivan Zambelli
La frana che è venuta giù la sera di Pasquetta sulla strada per San Carlo Terme.
La frana che è venuta giù la sera di Pasquetta sulla strada per San Carlo Terme.

In quattro mesi speso un milione per le somme urgenze. Ma erano soldi destinati ad altri interventi, anche nelle scuole. E il presidente Gianni Lorenzetti lancia l’sos a Regione e governo

03 aprile 2024
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MASSA. È un territorio che si risveglia fragile, per l’ennesima volta: frane e smottamenti, lungo diverse strade montane. Via vicinale del Colletto, via Tecchioni, via comunale per Casette, la strada per arrivare alla località Fornello. Poi il masso franato in località il Santo, la frana avvenuta nella notte tra lunedì 1 e martedì 2 aprile a San Carlo dove la strada nel mentre è stata parzialmente ripristinata.
Interventi d’urgenza
Un intenso lavoro per le squadre di Protezione civile, cominciato lunedì 1 aprile e proseguito per tutto il giorno seguente, come fa sapere il sindaco di Massa Francesco Persiani, indicando le strade interessate e ringraziando le squadre per l’ottimo lavoro svolto. Le piogge di Pasqua hanno rimesso a nudo le tante fragilità dei versanti montani e collinari di Massa e dintorni.

Qui, da anni, le parole “dissesto idrogeologico" sono ben note ai residenti che da altrettanto tempo chiedono maggiore prevenzione, cura del territorio, interventi per risolvere questi rischi sempre più frequenti. Ma per farlo servono risorse, spesso ingenti; e che molti enti locali, siano essi Comuni o la stessa Provincia, non riescono ad affrontare.
Soldi e manutenzione
Per questo il presidente della Provincia di Massa-Carrara Gianni Lorenzetti, nel parlare dell’ennesimo fine settimana di difficoltà, invoca un piano nazionale o regionale contro il dissesto idrogeologico, fondato innanzitutto sulla cura dei versanti montani, più che gli interventi straordinari. «Altrimenti non se ne esce», commenta Lorenzetti. «Anche questo è stato un fine settimana di difficoltà. A livello provinciale sono state tre le emergenze. La più critica a Fivizzano sulla Sp10. La strada è ancora chiusa, abbiamo attivato la somma urgenza perché è una strada importante, dove transitano diversi camion. Stiamo facendo le valutazioni, anche in collaborazione con il sindaco di Fivizzano». Venendo a Massa, c’è la Sp5 che porta a Canevara. «Anche lì abbiamo attivato la somma urgenza, la strada ora è parzialmente aperta con una sola corsia. E poi c’è il masso sulla Sp4, quella in località San Carlo, dove i tecnici stanno verificando se è un caso sporadico di un masso o se la situazione è più grave». In Lunigiana poi c'è stata la frana sulla statale 665 nei pressi di Tavernelle (Licciana Nardi), già interessata da un simile evento circa un mese fa. Per fortuna, dice Lorenzetti, «non ci sono stati danni a cose o persone». Ma sospiro di sollievo a parte, si ripropone il tema della copertura economica e della prevenzione di questi fenomeni. Perché la Provincia, fa sapere Lorenzetti, «in somme urgenze tra novembre e febbraio ha usato circa 1 milione di euro che servivano per altri interventi, come per le scuole. Ora la programmazione è saltata, e dobbiamo cambiare». Ma qui, usa una metafora Lorenzetti, «è come una coperta corta che come la giri si scopre dall’altra parte. Non si riesce a fare programmazione e risolvi solo parzialmente il problema perché domani ripiove e si ripropone da un'altra parte. Io non so come se ne esce se non c’è un intervento sostanziale dal Governo o dalla Regione che mettano a disposizione risorse per interventi adeguati. Già avviene ad esempio per i ponti; ogni anno vengono stanziate risorse, che gli enti locali spendono; così stiamo via via sistemando la situazione». Lo stesso deve avvenire per il dissesto idrogeologico, con cifre simili (circa 3,5 milioni di euro) ma per la prevenzione più che per i ripristini: «La pulizia dei versanti, ripristinare le canaline dell’acqua.. Se non si fa questo ci troveremo sempre a tappare i buchi. Serve quindi un piano di prevenzione, nazionale o regionale che sia». E non solo da parte degli enti pubblici. Perché come faceva notare Lorenzetti riportando un confronto con i tecnici durante un sopralluogo, «non è la strada a franare, ma la parte a monte. Spesso le frane provengono da terreni privati, dove da anni manca la manutenzione e basta una pioggia primaverile per portare giù tutto».

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