Il Tirreno

Il ritorno della Fiera dei Marmi. «Impossibile, semmai a Firenze»

di Giovanna Mezzana
Uno stand della Marmomac di Verona
Uno stand della Marmomac di Verona

Gli imprenditori del lapideo rispondono all’idea della sindaca Arrighi

02 ottobre 2022
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CARRARA.  Per alcuni dei più noti imprenditori del marmo non può che rimanere nel libro dei sogni il desiderio espresso ieri - sulle pagine del Tirreno - dalla sindaca Serena Arrighi al ritorno da Marmomac, la fiera che Verona dedica al marmo e alla pietra naturale: ovvero, ribattezzare a Carrara un nuovo corso della Fiera dei Marmi e della Macchine, ripartire da capo, rifarla, insomma. «Sarebbe bello ma è impossibile», concorda chi fa impresa lapidea, per cui pesa più il pragmatismo e il senso di concretezza, che un imprenditore è chiamato ad avere, rispetto alla malinconia del ricordo per la fiera-che-fu, che ha scritto un pezzo di storia della tradizione dell’economia locale e che ebbe lo status di esposizione internazionale. È un sogno di difficile realizzazione, insomma, secondo gli imprenditori del settore. Tra loro c’è però chi ci riflette su e propone una Internazionale dei Marmi in una città che senza dubbio è internazionale: Firenze. Il nodo della formula «Ricordo quando ero piccolo e mio padre mi portava in fiera - fa un salto nel passato Marco De Angelis, già presidente nazionale di Confindustria Marmomacchine per due mandati, oggi membro del consiglio di essa oltreché dell’assise della Confindustria di Massa Carrara e Livorno - Con il cuore ne sarei felicissimo ma, purtroppo, mi rendo conto che è cambiato il mondo. Verona ha una grande struttura, ha l’aeroporto, ha la linea ferroviaria a alta velocità. E noi? Abbiamo il mare e i monti molto belli, ma questo non basta». «Ogni paese, ormai - aggiunge De Angelis - tende a fare la propria fiera. Occorrerebbe organizzare qualcosa di diverso, escogitare una formula alternativa. Mi auguro si possa giungere a una proposta realizzabile». Il dubbio del quandoEra il 1980 quando venne tagliato il nastro della prima edizione della Fiera Internazionale dei Marmi e delle Macchine, la cui paternità deve essere attribuita alla genialità e allo sguardo lungo sull’orizzonte di Giulio Conti, fondatore con il fratello Giorgio della Red Graniti, e poi sindaco di Carrara. Essa contribuì - come era nell’intenzione del suo creatore - a fare grande la Città dei Marmi. Quando? Quando Carrara era la numero uno e quando il mondo, come dice De Angelis, era tutta un’altra cosa. «È molto difficile un ritorno a Carrara della fiera dei marmi - dice l’imprenditore Erich Lucchetti - Sulla carta si può scrivere tutto, tutt’altra cosa è realizzarlo; me lo auguro, ne sarei ben contento - aggiunge - ma credo che non ci siano le condizioni: le aziende e i materiali ci sono, ma non possiamo garantire l’accoglienza. Bisognerebbe poi riflettere sul quando calendarizzarla, evitando i periodi in cui se ne svolgono altre del settore anche a livello mondo: maggio/giugno, per esempio, non andrebbe bene». «Facciamola toscana»Oggi nessuno riesce a temporalizzare con precisione quale sia stata l’ultima edizione della "Marmi e Macchine" - «Sei anni fa? Forse sette?», si interrogano gli imprenditori - perché forse è troppo doloroso. Era il 2016, e venne stoppata l’anno successivo; c’è da ricordare però che nel 2016 l’epopea della Imm era già conclusa da tempo, tant’è che nel 2008 se n’era decisa la biennalizzazione. «La Fiera a Carrara? È un sogno irrealizzabile - valuta Fabrizio Santucci, referente per il lapideo di Confindustria Massa-Carrara - Ci sono tre alberghi, due taxi, pochissimi ristoranti, sia in città che nelle vicinanze del Carrara Fiere (a meno che non sia d’estate e allora ci sono i ristoranti dei bagni). La fiera di Verona ha fatto seimila visitatori: e a Carrara ci sono 2-300 posti letto; dovremmo distribuire i visitatori sulla Versilia e su Viareggio, dove però in estate le strutture servono i turisti e d’inverno molti alberghi sono chiusi. L’unica soluzione - riflette Santucci - potrebbe essere quella di fare una Fiera dei marmi e della macchine a Firenze, nel cuore della Toscana, promuovendo il marmo toscano: lì ci sono i servizi, le strutture ricettive, e c’è l’arte. E, mi creda, i clienti che vengono in fiera si portano dietro la moglie, vogliono poter girare, vedere cose, per loro è quasi una vacanza»

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