Il Tirreno

Lavori Anas, in tre a processo. Sfilano in aula i tesi dell’accusa

Lavori Anas, in tre a processo. Sfilano in aula i tesi dell’accusa

Secondo la Procura sarebbero stati usati meno uomini di quanto previsto. E anche sul materiale si ipotizzano risparmi rispetto al contratto

05 luglio 2022
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LUNIGIANA. Sfilano ancora, davanti al collegio, i testimoni dell’accusa. La tesi della pubblico ministero è che i tre imputati, i lavori per conto di Anas sulle strade lunigianesi non li abbiamo eseguiti come avrebbero dovuto; la difesa, invece, tenta di dimostrare nei contro interrogatori – poi lo farà con i suoi testimoni – che il rispetto dei contratti invece c’è stato.

Del resto emerge con chiarezza, dalle primissime udienze, la dialettica accusa difesa. Dialettica che viene riconfermata in aula anche ieri: la pubblico ministero sostiene infatti che Paolo Busticchi, Domenico Marchionna e Bruno Landi, i lavori per conto di Anas non li abbiano eseguiti come avrebbero dovuto e ribadisce, che uomini, mezzi e ore di lavoro impiegate sono state meno di quanto previsto; la difesa, invece, punta a dimostrare, nel controinterrogatorio dei test della pm, che il rispetto del contratto stipulato con Anas, per i lavori lungo le strade, c’è stato eccome. E ci sarebbe stato – emerge dalla dialettica dibattimentale – sia da parte di Busticchi, proprietario dell’azienda che si occupa della manutenzione di alcune vie dei competenza provinciale, sia da parte di Bruno Landi, suo dipendente e di Domenico Marchionna, sorvegliante Anas.

Nelle ultime udienze sono stati sentiti i testimoni dell’accusa tra cui anche uno degli ingegneri di Anas con lo scopo di conoscere dettagliatamente le modalità di intervento sulle strade e di esecuzione dei lavori. L’ingegnere, di fronte al collegio – presieduto dal giudice Augusto Lama, a latere Antonella Basilone e Fulvio Biasotti – ha spiegato come avvenivano i lavori e il ruolo del sorvegliante Anas.

L’inchiesta muove i primi passi nel 2017, a svolgere le indagini sono i carabinieri che puntano gli occhi sull’esecuzione di alcuni lavori lungo arterie lunigianesi. I militari contestano che la ditta di Busticchi avrebbe, in molte occasioni, compilato dei rapporti con più operai al lavoro di quelli effettivamente utilizzati. O che avrebbe utilizzato meno materiale di quello dichiarato. Insomma, avrebbe, rispetto alle previsioni contrattuali , risparmiato sugli uomini o sul materiale. Tutto questo – è l’ipotesi accusatoria – per gonfiare i ricavi ottenuti dai rimborsi Anas. L’innesco dell’inchiesta è un episodio del 2017: un tecnico sarebbe stato avvicinato – sempre stando alle ricostruzioni dell’accusa – da Busticchi che con una scusa durante un incontro, lo avrebbe fatto salire nella sua auto. E lì gli avrebbe offerto una mazzetta. Una busta con del denaro che il tecnico rifiutò più volte per poi riferire tutto ai superiori. Partirono denunce e indagini che poi hanno portato al processo attualmente in corso.


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