Il Tirreno

vagli sotto 

Inquinamento della falda la cava resta sotto sequestro

Gianni Parrini
Inquinamento della falda la cava resta sotto sequestro

Il tribunale del riesame ha rigettato il ricorso presentato dai legali di Baisi Sussistono gli indizi dei reati contestati dalla procura sullo smaltimento rifiuti

28 aprile 2021
2 MINUTI DI LETTURA





Gianni Parrini

Vagli sotto. Confermato il sequestro preventivo della Cava Terza nella valle di Arnetola, nell’area estrattiva di Piastra Bagnata, nel territorio di Vagli. Nei giorni scorsi il tribunale del riesame di Lucca si è riunito per valutare la richiesta di dissequestro avanzata dai legali di Ottavio Baisi, presidente della cooperativa Apuana Vagli, che gestisce l’attività estrattiva in quell’area. La Cava Terza era stata posta sotto sequestro preventivo nel marzo scorso, a seguito del decreto del giudice delle indagini preliminari Antonia Aracri, che aveva accolto la richiesta del sostituto procuratore Salvatore Giannino. Quest’ultimo, infatti, sta conducendo un’indagine in materia ambientale. Secondo la procura, che ha delegato alle indagini i carabinieri della Forestale, si sarebbe verificato un illecito smaltimento dei rifiuti della cava con inquinamento della falda denominata Abisso del Pozzone, che raggiunge la profondità di quattrocentocinquanta metri e poi finisce nel fiume Frigido, che scorre nel territorio di Massa.

I legali di Baisi, gli avvocati Enrico Marzaduri e Laura Buffoni, hanno presentato ricorso contro il sequestro, sollevando una molteplicità di questioni. In primo luogo hanno contestato il fatto che la cavità carsica oggetto del presunto inquinamento arrivi alla sorgente di acqua che poi confluisce nel Frigido. Tale collegamento non sarebbe mai stato dimostrato. In secondo luogo, la difesa sostiene che sono state messe in atto tutte le misure necessarie a isolare la cavità carsica per preservarla dalle polveri prodotte dall’attività estrattiva. C’è poi l’obiezione legata al fatto che ponendo la cava sotto sequestro ci sono 68 famiglie che non possono lavorare, tema per certi versi analogo a quello sollevato – con numeri ovviamente diversi – della vicenda dell’Ilva di Taranto.

Il collegio giudicante, composto dal giudice Gerardo Boragine (presidente), da Matteo Marini e Michela Boi, ha rigettato il riesame confermando il decreto di sequestro preventivo, ritenendo che allo stato sussistano tutti gli indizi dei reati contestati dall’accusa.

Quella dove è avvenuto il presunto inquinamento è una zona carsica con caratteristiche morfologiche particolari e grotte con cavità ad andamento prevalentemente verticale formate da pozzi-cascata collegati da brevi tratti orizzontali. L’Abisso del Pozzone è uno dei tanti formatisi in questa zona particolarmente suggestiva. L'origine di questa caratteristica forma è dovuta alla presenza di una frattura che costituisce un punto di assorbimento delle acque. —

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Primo piano
La tragedia: la ricostruzione

Rogo al poligono di Galceti, le vittime hanno provato a domare le fiamme con l’estintore: chi sono, cos’è successo e le testimonianze

di Paolo Nencioni