Il Tirreno

Badanti, decine di cause in arrivo: dal giudice per risarcimenti e contributi

Badanti, decine di cause in arrivo: dal giudice per risarcimenti e contributi

Massa Carrara, donne straniere che hanno accudito gli anziani adesso chiedono alle famiglie i soldi per ferie e riposi non goduti

18 agosto 2015
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MASSA CARRARA. Sono tante le cause di lavoro al tribunale di Massa che hanno come protagoniste donne straniere che hanno svolto mansioni di badante nelle case degli apuani. Un centinaio tra evase e inevase. Chiedono soldi, contributi non versati, ferie non godute e festivi passati a cambiare pannoloni piuttosto che a preparare pranzo e cena al nonnino di turno. E a giudicare dalle sentenze già depositate nel novanta percento dei casi hanno ragione. Le decisioni del giudice però rischiano di gettare sul lastrico le famiglie che devono pagare somme consistenti, a seconda del periodo di impiego. Stiamo parlando di cifre che spesso superano i diecimila euro.

Spulciando i ricorsi si scopre che la badante che fa causa non lavora più nella famiglia che cita a giudizio: quasi sempre perché l’anziano che doveva accudire è defunto. Perso l’impiego le donne passano al sindacato e si fanno fare i conteggi delle spettanze, poi parlano con l’avvocato e siccome scoprono che lo stipendio non era congruo (è quasi sempre così) chiedono l’indennizzo ai familiari. E le differenze retributive rischiano di mandare all’aria il bilancio degli eredi.

La badante però deve provare in giudizio tutte le pretese di cui fa conteggio: a livello procedurale incombe sul lavoratore l’onere della prova in causa circa la durata effettiva del rapporto lavorativo, l’orario di lavoro, le presenze, lavoro in giorni festivi e ferie non godute. A contare è la realtà effettiva dell’andamento del rapporto lavorativo tra le parti (se dimostrato) e che questo prevale rispetto al dato formale del contratto (si presume una forza contrattuale inferiore del lavoratore e la possibilità di provare l’effettività del rapporto a dispetto di quanto dedotto in contratto).

Prima di arrivare in tribunale qualcuno cerca di intavolare una trattativa per la definizione bonaria della questione con la controparte volta a chiudere anticipatamente la contesa. Il consiglio di solito è proprio questo: con importi minori ai diecimila euro si sconsiglia sempre di proseguire una vertenza che alla fine va a pesare molto nell’economia della causa viste le spese legali.

Nonostante il consiglio degli avvocati però quasi sempre si va a finire davanti al giudice. Come dimostrano le vertenze depositate in queste settimane nelle cancellerie della sezione civile. Saranno cause che dureranno parecchi mesi perché le parti hanno presentato delle lunghe liste di testimoni: le badanti vogliono dimostrare la loro dipendenza grazie a connazionali e colleghe, le famiglie invece di solito chiedono una mano ai vicini. Basta una dirimpettaia che smentisce l’impiego domenicale per risparmiare un bel po’ di soldini. Ma attenzione perché se si dicono bugie si rischia il penale, visto che le colf difficilmente inventano. Soltanto a settembre partiranno una decina di provvedimenti, gli altri via via con l’arrivo dell’autunno. A meno che nel frattempo non si trovi un accordo.

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