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Lucca, baci e palpeggiamenti alla dipendente di un agriturismo: imprenditore a processo per violenza sessuale

di Pietro Barghigiani
Lucca, baci e palpeggiamenti alla dipendente di un agriturismo: imprenditore a processo per violenza sessuale<br type="_moz" />

L’uomo aveva libero accesso alla struttura della Piana di proprietà di un familiare. Il racconto della donna

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LUCCA. È finito sotto processo davanti al Tribunale, in sessione collegiale, per l’ipotesi di reato di violenza sessuale, un imprenditore lucchese accusato da una dipendente, da tempo ex, di un agriturismo della Piana al quale l’uomo, ultrasettantenne, aveva un accesso abituale per essere l’attività di proprietà di a un familiare.

Dopo aver accolto la richiesta del pm Paola Rizzo, il gip ha disposto il rinvio a giudizio per l’imprenditore che dovrà difendersi davanti al collegio.

La donna, residente in Valdinievole, aveva confermato le contestazioni in sede di incidente probatorio dopo aver presentato querela ai carabinieri di Montecatini. Gli investigatori avevano girato poi il fascicolo ai colleghi lucchesi perché i fatti contestati nella denuncia si sarebbero verificati in una struttura agrituristica della Piana.

«Mi toccava. E faceva anche avances con battute pesanti non solo a me, ma anche ad altre donne. Una volta mi ha baciata contro la mia volontà prendendomi da dietro». La parte civile è assistita dall’avvocato Andrea Rugani, mentre l’imputato è difeso dal professor Enrico Marzaduri.

Le attenzioni morbose sarebbero state rivolte verso tre dipendenti dell’agriturismo frequentato dal facoltoso ex titolare di una storica azienda di famiglia da tempo ceduta a un gruppo straniero. Solo una aveva deciso di formalizzare le accuse con una denuncia per poi lasciare il lavoro nell’agriturismo, ma le altre colleghe avrebbero fornito una sostanziale conferma degli addebiti riferendo dei modi dell’imprenditore che spesso sconfinavano in una confidenza fisica e verbale che imbarazzava le dipendenti.

In un primo momento avevano deciso di mantenere un silenzio dovuto anche al contesto lavorativo e alla speranza che parole e gesti fossero sporadici e non avessero un seguito. Un’aspettativa dovuta al fatto che le risposte delle dipendenti, ogni volta che venivano prese di mure, non assecondavano i comportamenti dell’uomo.

Per la donna, invece, il pressing a sfondo sessuale era andato avanti senza che l’uomo si rendesse conto del disagio delle destinatarie delle sue proposte hot non richieste. Gli episodi si sarebbero verificati nel contesto lavorativo tra l’accoglienza e la ristorazione con l’imputato che avrebbe allungato le mani in uno slancio di confidenza non richiesto, né tollerato.

Quando la situazione era diventata pesante con una frequenza non più accettabile, le tre dipendenti avevano deciso di denunciare con una mail alla stampa l’autore di palpeggiamenti e battute imbarazzanti. Al momento di riferire a voce e davanti a un giudice quello che sosteneva le fosse successo, la donna non aveva avuto alcun tentennamento, né dubbi sulle circostanze di approcci sessuali sgraditi che in un’occasione degenerarono anche in un bacio estorto con la forza prendendola alle spalle. 




 

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