Lucca Summer Festival, quanto vale l’indotto e le novità della prossima edizione
Il patron D’Alessandro però sottolinea: «Organizzare un evento come questo in una città di 90mila abitanti è sempre più difficile»
LUCCA. Quarantaquattro milioni di euro di indotto, 115mila spettatori in 19 concerti, un pubblico sempre più internazionale e fidelizzato. I numeri del Lucca Summer Festival 2025, presentati ieri, 27 ottobre, in conferenza stampa dal professor Nicola Salvati dell’Università di Pisa, confermano la manifestazione come uno dei principali motori economici della città. E, per il 2026, Mimmo D’Alessandro conferma un maggior utilizzo degli spalti delle Mura: «Almeno tre, forse quattro concerti al Campo Balilla». Uno, Jamiroquai, è già stato annunciato (4 luglio), mentre il secondo grande artista – una cantante americana – verrà svelato domani.
I numeri
Secondo lo studio dell’ateneo pisano, condotto in collaborazione con Assoconcerti, l’edizione 2025 ha generato un indotto complessivo di 44 milioni di euro, con una spesa media di 403 euro per spettatore, in crescita del 10% rispetto al 2024. I visitatori hanno pernottato in media 2,5 notti (gli italiani) e 4,7 (gli stranieri), segno di un turismo che non si limita più alla sola serata del concerto. «È un pubblico colto e altospendente – ha spiegato Salvati – oltre la metà ha una laurea e una posizione lavorativa stabile. Il 19% ha assistito a più di uno spettacolo, e quasi uno su quattro era a Lucca per la prima volta: il festival è una porta d’ingresso alla città». Numeri importanti sebbene inferiori a quelli dello scorso anno, l’edizione dei record, con 220mila biglietti venduti e 77 milioni di indotto. Di fatto in questo 2025 sono mancati gli 80mila spettatori portati dal doppio concerto di Ed Sheeran sugli spalti delle Mura.
L’analisi
Il sindaco Mario Pardini, aprendo la conferenza, ha parlato di «una conferma scientifica» di ciò che i lucchesi vedono ogni estate. «Il Summer – ha detto il primo cittadino – non porta benefici solo a una categoria, ma a tutto il tessuto economico. Lo dimostrano le “spese generali”: un terzo dell’indotto va ai negozi, all’abbigliamento, all’artigianato. E poi l’internazionalizzazione: oltre 30mila persone hanno conosciuto Lucca grazie al festival. Sono numeri che fanno capire perché questa manifestazione è ormai strutturale per la città. E finché ci saremo noi – ha ribadito – i concerti in piazza Napoleone e sugli spalti non saranno in discussione». Sulla stessa linea l’assessora alle Attività produttive Paola Granucci: «Il festival fa bene a tutti: ai bar, ai negozi, agli alberghi. Non c’è comparto che non ne tragga vantaggio. È una ricchezza irrinunciabile». L’assessora alla Cultura Mia Pisano ha invece sottolineato il valore sociale dell’evento: «La cultura è anche socialità. I concerti portano in piazza generazioni diverse, dai ventenni ai sessantenni, e creano relazioni: ci si incontra, si esce, si vive la città». Per l’assessore al Turismo Remo Santini, i dati certificano «la smentita definitiva dei luoghi comuni. Chi dice che il Summer porta solo caos si sbaglia: è il principale veicolo di promozione turistica di Lucca, e lo dimostra il boom di prenotazioni nel momento in cui vengono annunciati grandi concerti come quello di Jennifer Lopez».
La sostenibilità
Il patron Mimmo D’Alessandro ha ascoltato, ringraziato e poi, come sempre, parlato chiaro. «Sono ventotto anni che lotto per questo festival – ha detto – e non mi sono ancora stancato. Quando abbiamo iniziato, nel ’98, luglio e agosto erano mesi di bassa stagione e guardate oggi. Ma organizzare un evento come questo in una città di 90mila abitanti è sempre più difficile: le risorse sono limitate, gli sponsor preferiscono Milano o Roma, la burocrazia non aiuta. Ma noi riusciamo comunque a portare qui la grande musica internazionale. È il segno che Lucca è diventata un nome sulla mappa dei festival europei». Poi lo sguardo al futuro: «L’anno scorso con il concerto di Jennifer Lopez abbiamo realizzato un evento unico, capace di generare oltre 7 milioni di euro di indotto. Ma un solo grande concerto non basta a coprire i costi. C’è un problema di sostenibilità. Per allestire gli spalti servono 1,5 milioni. Lo scorso anno solo un pazzo avrebbe accettato di partire con un solo grande concerto, ma del resto non potevano abbassare l’asticella. Nel ’26 torneremo con tre o quattro spettacoli sugli spalti».
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