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Sfratti, a Lucca cresce il disagio: esecuzioni in aumento del 28%. Il fattore povertà e le “categorie” più colpite

di Gianni Parrini

	Portone sigillato con avviso di “Esecuzioni immobiliari”: immagine simbolica generata con intelligenza artificiale per illustrare il boom di sfratti in provincia di Lucca
Portone sigillato con avviso di “Esecuzioni immobiliari”: immagine simbolica generata con intelligenza artificiale per illustrare il boom di sfratti in provincia di Lucca

Mentre in Toscana calano, a Lucca gli sgomberi aumentano. Il sindacato inquilini: «Non è morosità colpevole, è povertà». L’analisi con i dati

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LUCCA. Dopo la tragedia di Castel d’Azzano, dove tre carabinieri hanno perso la vita durante uno sfratto, il tema dell’emergenza abitativa torna drammaticamente d’attualità. A Lucca il quadro non è meno preoccupante: nel 2024 gli sfratti eseguiti sono aumentati del 27,9%, in controtendenza rispetto al calo registrato nel resto della Toscana.

Secondo l’Ufficio centrale di statistica del Viminale, in provincia di Lucca lo scorso anno sono stati 187 i provvedimenti emessi (-19,4% rispetto al 2023), 614 le richieste di esecuzione (+7,3%) e 229 gli sfratti materialmente eseguiti, contro i 179 dell’anno precedente. Un quadro che ribalta le tendenze di Firenze (-21,3%), Arezzo (-18,3%) e Pisa (-15%) e della Toscana intera (media -11,3%), dove gli sgomberi si sono ridotti. Nella maggior parte dei casi – oltre l’80% – lo sfratto arriva per morosità, cioè per impossibilità di pagare il canone. Ma la statistica, da sola, non racconta tutto. Lucca è ormai una delle province toscane dove è più difficile trovare una casa in affitto a lungo termine: negli ultimi anni, la crescita degli affitti brevi turistici ha sottratto migliaia di alloggi al mercato residenziale e ha portato a un innalzamento dei canoni. Un fenomeno finora difficile da quantificare, ma l’introduzione del Cin, il codice identificativo nazionale di cui ogni alloggio deve dotarsi, lo sta facendo emergere con chiarezza. Nel solo Comune di Lucca gli alloggi privati gestiti in forma non imprenditoriale sul mercato degli affitti sfiorano quota duemila. Del resto, come confermato durante gli Stati generali del turismo, sette visitatori su dieci scelgono strutture extralberghiere.

Gli effetti si vedono sui prezzi. Tra il 2018 e il 2023 i canoni di locazione a Lucca sono aumentati del 19%, più che a Firenze (+14%) e quasi il doppio della media regionale (+10%). Nello stesso periodo, i contratti di lungo periodo sono crollati del 41%. Chi non riesce a sostenere gli aumenti, o si sposta fuori città o finisce nel limbo della morosità. A complicare la situazione ci sono anche i costi abitativi: spese condominiali e bollette che erodono i bilanci familiari, mentre i fondi pubblici per sostenere gli affitti si sono ridotti.

«Quello che vediamo ogni giorno – spiega Stefano Cristiano, segretario del Sunia Cgil di Lucca – è il riflesso di una fragilità sociale crescente. Le persone arrivano da noi quando ormai è tardi, quando l’esecuzione è fissata e non c’è più margine di intervento. Le tipologie più frequenti? Anziani soli e famiglie con redditi bassi, spesso monoreddito. Ci sono casi di ultraottantenni che ricevono la disdetta e non riescono a trovare una nuova sistemazione: chi affitta a un pensionato senza garanzie?». Cristiano sottolinea l’ipocrisia della distinzione tra morosità colpevole e incolpevole: «Le difficoltà non riguardano più solo chi perde il lavoro o si ammala. Oggi bastano bollette da migliaia di euro per far saltare l’equilibrio economico di una famiglia. In questi casi non c’è dolo, c’è povertà». E quando la casa si perde? «In molti casi – continua – le persone tornano a vivere con i genitori, perché la rete familiare è l’unico ammortizzatore che ancora funziona. Si uniscono al padre e alla madre, magari assegnatari di un alloggio familiare con la speranza un giorno di subentrarli. Ma non funziona così: quando l’assegnazione verrà meno si ritroveranno per strada».

Sul fronte istituzionale, Cristiano riconosce che il bando per il contributo affitti, reintrodotto quest’anno dal Comune, è positivo: «I numeri ancora non ci sono ma le persone che sono venute da noi sono state di più rispetto al 2023. Vediamo con le risorse dei Comuni quante domande si riusciranno a coprire. Ma senza i soldi del governo, che è più interessato a investire in armi, gli enti locali possono fare poco: la coperta è sempre corta». Infine, il segretario del Sunia denuncia l’aumento sospetto dei contratti transitori: «Non sono quelli turistici, bensì quelli fino a 18 mesi destinati a chi si trasferisce temporaneamente per lavoro o studio. Evidentemente si preferisce aver casa libera per affittarla durante i Comics o i mesi estivi. Ma ricordo che i transitori hanno regole stringenti e in molti casi possono essere impugnati». 



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