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Giustizia

Capannori, condannato per le percosse alla moglie: la denuncia della figlia

L’Aula 1 del dibattimento al tribunale Galli Tassi dove si è svolto il processo per maltrattamenti in famiglia
L’Aula 1 del dibattimento al tribunale Galli Tassi dove si è svolto il processo per maltrattamenti in famiglia

Il racconto a scuola delle botte alla madre fa partire l’indagine

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CAPANNORI. Le lacrime soffocate nel vedere suo padre che, di ritorno da lavoretti saltuari, sfogava la propria frustrazione e, in certi casi, i fumi dell’alcol inveendo e percuotendo la madre ha creato un solco incolmabile tra lei e quell’uomo che si trasformava in un aguzzino. Così, prendendo il coraggio a due mani, la figlia maggiore dell’uomo ha deciso di denunciare le vessazioni, le botte e quelle mani alzate contro la mamma alle insegnanti della scuola della Piana che frequentava. Un’accusa circostanziata che sicuramente le deve essere costata, ma che ha contribuito ad aiutare la madre, casalinga, e in generale la sua famiglia. Perché l’istituto scolastico in questione ha segnalato la vicenda alle forze dell’ordine e i carabinieri hanno svolto accertamenti che hanno portato nel volgere di pochi mesi a inviare un rapporto circostanziato in procura con il quarantenne nato in Marocco e residente nel Capannorese finito nei guai per maltrattamenti in famiglia e minacce. Con l’aggravante di aver commesso il reato di fronte ai figli di età inferiore ai 18 anni.

La vicenda

Gli episodi contestati sono avvenuti nel 2022 e il protagonista è finito l’altro giorno davanti al collegio giudicante (presidente Nidia Genovese, a latere Riccardo Nerucci e Alessandro Trinci). Tra l’altro l’extracomunitario – senza un’occupazione fissa – dopo le indagini dei carabinieri e il rapporto all’autorità giudiziaria è stato sottoposto per un periodo circostanziato alle cure del Ser.D per un trattamento disintossicante dall’uso di sostanze legate all’alcol.

La condanna

Il collegio ha condannato per maltrattamenti in famiglia l quarantenne – che adesso è tornato a vivere con moglie e figlie – a due anni di reclusione con la concessione dei benefici di legge subordinata ad effettuare un percorso riabilitativo al Cam (centro di ascolto per uomini maltrattanti) che in Toscana è presente solamente a Massa e Livorno.

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