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Il caso

Palmeri parla alla Curva Ovest Fest collegato via audio dal Donbass

Andrea Palmeri
Andrea Palmeri

Dopo 10 anni “il Generalissimo” fa sentire la sua voce a un raduno di tifosi

10 giugno 2024
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LUCCA. Dal Donbass al Porta Elisa. “A volte ritornano” – parafrasando il titolo del celebre romanzo di Stephen King – o forse, nonostante i 10 anni d’assenza dalla città, lui in realtà non è mai andato via e non sembra affatto svanita la simbiosi con il tifo più caldo della curva Ovest della Lucchese 1905. Andrea Palmeri, 44 anni, incontrastato leader maximo degli ultras e con un passato in Forza Nuova, si è palesato sabato primo giugno in audioconferenza al Centro sportivo Vignini in occasione della “Curva Ovest Fest” iniziata alle 15 e protrattasi sino alle 19 con conferenze, torneo di calcetto, birra e porchetta.

Duecento tifosi

Ad ascoltare in religioso silenzio il “Generalissimo” c’erano circa duecento ultras – alcuni anche della Massese e provenienti dalla Valdinievole – e con loro personaggi eccellenti della città e non solo. Segno evidente che – al di là delle condanne passate in giudicato e della latitanza – in certi ambienti Palmeri, ex comandante in capo dei disciolti Bulldog gruppo ultras di estrema destra, riscuote ancora rispetto e considerazione e quando prende la parola riceve le attenzioni generali sia dei vecchi amici di curva, che conservano inalterato il culto del loro capo supremo, sia dei giovani che memori delle “gesta” tramandate di bocca in bocca tanto da finire per mitizzarlo.

Le condanne

Lui, Palmeri, collegato dalla regione dell’Ucraina centrale, ha lasciato trapelare una malcelata emozione. «Innanzitutto faccio un saluto a tutti i presenti sono contentissimo di parlare a tutti voi visto che da dieci manco dall’Italia, da Lucca e dallo stadio» ha detto “il Generalissimo” nell’introduzione al suo discorso protrattosi per un po’ di tempo. Nei suoi confronti pesa una condanna complessiva in via definitiva pari a 7 anni e 8 mesi di reclusione. Una, l’ultima a 5 anni, con l’ accusa di aver reclutato e istruito decine di persone per farle combattere a fianco delle milizie filorusse nel territorio del Donbass in Ucraina orientale per far partecipare le reclute «ad azioni, preordinate e violente, dirette a mutare l’ordine costituzionale o a violare l’integrità territoriale del governo ucraino» mentre l’altra, a due anni e otto mesi, per un pestaggio a Lucca. La sua condizione attuale è quella di latitante: solo una improbabile richiesta di estradizione, concessa dalla Russia, potrà consentirà il ritorno in Italia. Lui, da sempre, sostiene di essere “vittima di sentenze politiche. Per me la porta dell’Italia è chiusa, ma proprio perché lascio lì parte del cuore invito tutti gli amici e conoscenti a venirmi a trovare, la Russia è grande e bellissima”.
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