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Basket: Serie B

Un mercoledì da Libertas, battuta Faenza: è semifinale playoff. E domenica c’è Jesi

di Giulio Corsi
Un mercoledì da Libertas, battuta Faenza: è semifinale playoff. E domenica c’è Jesi

Partita di cuore e tecnica degli amaranto che dominano gara-5 in un palazzo incredibile: Ricci e Tozzi super, gran rientro di Lucarelli

15 maggio 2024
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Livorno Se questa è la vera Libertas, se questa è la vera via Allende e non l’Alexandreio Melathron di Salonicco, allora possiamo davvero sognare. Serviva una vittoria, che consegnasse il biglietto per le semifinali (in casa, quasi sicuro domenica 19, contro Jesi, che ha battuto nel finale Piacenza) e non trasformasse in fallimento questa stagione, è arrivato un trionfo. Una partita che spazza via nove giorni di sofferenze, di cattivi pensieri, di dubbi amletici sulla forza e sull’identità di questa squadra.

Battuta Faenza possiamo battere chiunque, è il pensiero del popolo libertassino. Perché è vero che i romagnoli sono arrivati settimi in regular season, ma erano probabilmente l’avversario più indigesto dei quarti di finale per le “teste di serie” di entrambi i tabelloni playoff, atipici, talentuosi in attacco, aggressivi e tattici in difesa.

In questa notte magica non si può non raccontare la bellezza di questo palazzo infuocato, di questa bolgia mai doma, pieno in ogni ordine di posti, tremila, tremiladuecento, fate voi, tutti in piedi e vedendo dall’altra parte Gigi Garelli (chapeau) e Vico la memoria non può non tornare a gara-cinque di finale, meno di tre anni fa: eravamo in cento a Piacenza per la Libertas che si giocava l’A2, oggi siamo di nuovo mezza città.

La partita è bella e durissima, sofferenza e orgasmo. Si vede subito che è un’altra storia, un’altra Libertas. Che punta il canestro, che si butta in area, che prova a scardinare i sigilli romagnoli che tanto ci hanno fatto impazzire, senza ostinarsi dall’arco: Andreazza parte con Tozzi al posto di Fratto e le incursioni dell’ex San Miniato insieme alle serpentine coraggiose di Ricci scavano il primo piccolo solco che gli amaranto incrementeranno con una difesa inossidabile, che concederà appena 26 minuti all’intervallo a Faenza e con un attacco che finalmente gira, nonostante dalla lunga le percentuali siano ancora basse (con l’eccezione di Amos), un po’ per sfortuna (almeno cinque volte il pallone entra ed esce beffardamente), molto per imprecisione (5/19 all’intervallo, 10/31 alla fine), ma mai per forzature.

7-3 dopo tre minuti, 13-6 dopo 4’ con due triple di un Ricci eroico, che non si ferma davanti al dolore di una caviglia disastrata e neanche davanti ai muscoli e alla fisicità di Begarin che sognerà la sua barbetta chissà per quante notti. Faenza non molla, si riporta a un passo (17-14 con azione da tre punti di Poggi), ma la Libertas stavolta non ha la faccia di chi si fa intimorire, non dà segnali di cedimento psicologico, è dentro la partita con tutti i suoi uomini, Lucarelli compreso, buttato nella mischia dopo 65 giorni dall’infortunio di Fiorenzuola, all’8’quando Andreazza ha già cambiato tutto il quintetto sfruttando una profondità di rotazioni che si conferma l’arma in più di questa squadra.

Gli amaranto chiudono a più 4 il tempino (20-16), poi lentamente incrementano il vantaggio con tanta difesa e tanta testa in attacco: 27-18 con tripla di Amos, 33-23 con Tozzi in contropiede, 39-25 ancora con Amos dalla sua mattonella, che al tè ha già 14 punti sullo scout.

La ripartenza dopo l’intervallo è il momento decisivo. In gara-due fu lì che perdemmo staffe e partita. Ma stavolta è diverso, nonostante tutto il mondo sembri soffiare contro: in un minuto di follia, tra il 23’e il 24’, gli arbitri si inventano due falli in attacco a Fantoni (che va in panchina con 4 personali) e due tecnici ad Andreazza per proteste e a Williams per simulazione (e continueranno con fischi incredibili). Un terremoto che però non abbatte il castello amaranto che perde qualche pezzo, passando dal più 17 (43-26 del 21’) al più 8 del 28’(47-39) , ma regge e poi torna a brillare imponente, con una tripla di Gamba (50-39) , una di Bargnesi e quella di Fratto sulla sirena, di tabellone dopo una toccata d’esperienza di Lucarelli sul rimbalzo offensivo. Da lì è cavalcata che arriva fino al più 19 (70-51) che né Garelli né Vico possono interrompere. 



 

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