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Calcio: Serie D

Tancredi boccia il Livorno di Esciua: «Risultati specchio del troppo caos»

di Federico Lazzotti
Tancredi boccia il Livorno di Esciua: «Risultati specchio del troppo caos»

L’ex direttore sportivo era tra i saggi che scelsero Toccafondi per ripartire: «Mandare via Protti è stato l’errore societario più grande, Igor avrebbe fatto da parafulmine e da capo carismatico della squadra»

02 aprile 2024
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Livorno Dici Livorno e la voce di Roberto Tancredi, 80 anni compiuti a gennaio, la maggior parte di questi trascorsi tra il campo e la scrivania, si accende. L’ex direttore sportivo amaranto, chiamato tre anni fa dal sindaco Luca Salvetti per scegliere la cordata da cui far ripartire il nostro calcio ferito, risponde dalla poltrona di casa. E la televisione non può che essere sintonizzata sulla serie A. «Sto guardando Lecce-Roma – dice – ma del Livorno parlo sempre volentieri».

Allora partiamo dalla sua impressione su quello che sta accadendo.

«Mi pare una situazione molto nebulosa, per usare un eufemismo. Ho seguito la prima partita con il Grosseto e ho avuto una buona impressione, ma a distanza di mesi mi sembra che la Pianese sia la formazione più continua. Posso fare una premessa?»

Certo, faccia pure.

«Per analizzare una situazione bisogna esserci dentro, viverla. Però quello che si percepisce da fuori è che il Livorno cambi sempre troppo: formazione, allenatore, strategia. La sensazione è quella che non ci siano le idee chiare, che dentro la società ci sia un po’di caos. E che il presidente Esciua, nonostante sia un appassionato di calcio, non abbia ancora trovato la giusta quadratura».

Crede che i risultati siano lo specchio di questa situazione?

«Certo, è possibile. La squadra non ha mai dato l’impressione di cambiare passo: fanno una partita decente, e poi due male, com’è avvenuto col Cenaia. Un andamento simile a quello dello scorso anno».

Oltre ai risultati che tutti speravano fossero diversi, quello che preoccupa è il rapporto con i tifosi e città che non mai decollato

«Diciamo che il presidente ha fatto di tutto per creare un spaccatura. Io sono stato al Livorno 15 anni. E ho capito che con i tifosi serve avere un rapporto di rispetto, altrimenti diventa un problema. Vanno saputi prendere, è vero, ma nella stagione ti possono dare una grande mano. Invece da quando Esciua ha fotografato lo striscione della Palestina in curva si è rotto qualcosa.

Tornando al campo la cosa che colpisce è che spesso tra i migliori in campo ci sia un ragazzo di 39 anni: Andrea Luci.

«L’ho visto anche giovedì: in mezzo a questa nebbia, è l’unico che fa capire cosa bisogna fare per vestire questa maglia. Peccato perché gli anni che si fanno sentire. Ecco perché servirebbe sempre uno zoccolo duro di giocatori e poi di anno in anno fare dei cambiamenti per mantenere il senso del gruppo»

Lei era ne gruppo dei saggi che scelse Toccafondi invece di Esciua. Perché?

«Questo progetto lo avevo bocciato perché avevo capito che Esciua era alle prime armi. È inutile andare a vedere le partite ed essere appassionati. Per gestire un società serve altro. Il Livorno si deve amare. Quest’estate quando gli amaranto sono venuti a Rosignano a fare amichevole ho incontrato il presidente e gli ho detto: “Ce l’ha fatta”. E avrei aggiunto: “Ma non con il mio consenso”».

Cos’è che non l’ha convinta?

«Ho visto movimenti, soprattutto, in società che mi hanno lasciato perplesso».

Un esempio?

«Mandare via Protti è stato il primo errore. Ci averebbe messo la faccia nei momenti difficili e sarebbe stato un campo carismatico con la squadra».

Senta, dopo l’addio di Spinelli sembra che il calcio a Livorno avrà più di una difficoltà a risalire?

«Guardi, se Spinelli non avesse ceduto la società a quella cordata che tutti sapevano non essere affidabile, a quest’ora il Livorno sarebbe stato in altre categorie. Purtroppo, invece, Spinelli nel corso degli anni ha fatto fuori tutti i suoi dirigenti, me compreso, e l’ultima cosa che ha fatto – la cessione – è stata davvero una vigliaccata».

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