Il bilancio di Bonaccorsi: «Fratto e Fantoni i trascinatori LL. Nella PL Lo Biondo fuori categoria»
Bonaccorsi da due anni fa parte dello staff tecnico della Libertas di cui parla sempre volentieri: «Herons la più solida»
LIVORNO. É un millennial che parla come un boomer (nell’accezione anagrafica e più nobile del termine, ovviamente). Matteo Bonaccorsi è un ragazzo esemplare, maturo. Da due anni fa parte dello staff tecnico della Libertas di cui parla sempre volentieri.
Quanto margine di crescita avete?
«Adesso stiamo consolidando e rafforzando i principi offensivi e difensivi dati da Marco Andreazza. Sono concetti tipici di tutte le sue squadre. In altri termini dico che il margine di miglioramento è ancora ampio».
Perché?
«Penso all’ultimo scivolone, quello di Cassino. Provenivamo dal derby vinto, giocammo di sabato e non fu una settimana-tipo. E infatti perdemmo. In una partita faticosa come quella fallimmo l’en plein dopo giorni intensi. In questo senso possiamo crescere. Un altro aspetto su cui dobbiamo lavorare forse è la concretezza e la selezione di certe scelte in alcuni momenti della partita».
Che cosa le piace di più della Libertas?
“Il suo “essere squadra”. Sarebbe facile dirlo dopo un filotto di successi. É stato nei momenti di difficoltà che questo gruppo ha dimostrato di essere forte. E lo ha dimostrato durante la settimana. La squadra sprigiona la propria forza dal martedì al venerdì. Ad esempio, una cosa che mi fa impazzire e che ho notato anche in questi giorni, dopo una settimana complicata, è un Francesco Fratto che nella sessione di lavoro individuale, dà l’anima. Stesso discorso per Tommaso Fantoni. Questi due uomini esemplari si trascinano dietro tutto il gruppo».
Parliamo del campionato. Herons, Pielle e Libertas sono ormai imprendibili?
«In questo momento, visto il periodo non perfetto di Gema parrebbe di sì, ma - come ci ha insegnato fino ad ora il campionato – non ci sono partite scontate per cui è molto facile ritornare nei ranghi perché si rischia di perdere su ogni campo, specie quando ci sono i turni infrasettimanali. Basta una buccia di banana, ti guardi intorno e ti ritrovi lontano dal gruppo principale».
Secondo lei delle prime tre qual è la squadra più solida?
«Al momento Herons è la più pronta. Ha un roster molto lungo e di recente ha inserito un giocatore fortissimo come Radunic. Se gestita alla perfezione e messo insieme qualche ingranaggio, è una squadra davvero difficile da battere».
Anche la Pielle ha fatto un grande acquisto: Loschi…
«Sì. Federico è un elemento importante da aggiungere in corsa. É un giocatore che può svoltare partite e stagioni. Alla Pielle non mancava nulla, ma con Loschi è ancora più completa. Di certo, dopo il lungo stop Loschi andrà gestito e per ora non è il giocatore degli anni precedenti, ma ho visto come si è presentato: ha preso e segnato tiri importanti per cui sarà un valore aggiunto».
Chi è il giocatore-chiave della Pielle?
«Andrea Lo Biondo. É fuori categoria e lo scelgo perché nel momento in cui ci sono le castagne da togliere dal fuoco, lui segna sempre canestri decisivi. É successo anche domenica contro Piacenza».
Ha da poco compiuto 23 anni. É già allenatore, le manca il basket giocato?
«Sono contento del percorso che sto facendo in questi due anni. Nel mio futuro vedo un Matteo che sta andando avanti nella direzione giusta. La Libertas, con Andreazza e Venucci, mi consente di fare la giusta gavetta e quindi vorrei proseguire questo percorso imparando il più possibile, prendendo quello che devo prendere ed escludendo quello che devo escludere. In questo modo cerco di ritagliare un piccolo spazio per la mia idea di pallacanestro. Quanto al basket giocato, me ne viene voglia quando vedo alcune partite, ma poi penso che mi piacerebbe di più allenare in certe categorie».
Nel suo cognome c’è la storia del basket livornese di marca Pielle. Eppure lei è molto amato dai tifosi Libertas. Che effetto le fa?
«Adoro la vicinanza, l’affetto e la vicinanza che si è creata con i tifosi. Forse è facile parlare ora che siamo in cima alla classifica, ma ci sono tifosi che nel momento del nostro sbandamento mi vedevano e – credendoci forse più di noi stessi – mi fermavano e mi incitavano magari gridando “Bonaccorsi uno di noi”. E il rapporto che ho con quei tifosi è davvero speciale. In casa mia molti si sono ricreduti e sono felici del bene che io voglio alla Libertas e di quello che la società e i tifosi vogliono a me. Poi è chiaro. La fede cestistica della famiglia è piellina e nessuno la nega, ma tutti notano questo affetto corrisposto tra me e l’ambiente amaranto».