Il Tirreno

Livorno

Il racconto

Danilo Gallinari e l’infanzia livornese: quel salmastro che plasma campioni

Fabrizio Pucci

	Un giovanissimo Danilo Gallinari
Un giovanissimo Danilo Gallinari

La stella dei Boston Celtics fa 34 anni e ricorda: «Quella volta che sul lungomare feci 9 su 9»

09 agosto 2022
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LIVORNO. Un caldo lunedì mattina d’agosto. Un post su Facebook che ha l’effetto di una spruzzata d’acqua fresca buono per smorzare la calura estiva. Una foto: un padre con il proprio figlio. Ce ne sono a miliardi sui social. Ma quello è uno scatto unico che ha un grande pregio: ci ricorda che nell’aria di Livorno c’è qualcosa di magico.

“La giornata tipo” è un sito con annessi profili social. È una pubblica piazza virtuale dalla quale chi ama il basket non può non passare. L’ideatore Raffaele Ferraro aggiorna costantemente tutti i profili raccontando le tante storie che nascono nel dorato pianeta basket. La foto pubblicata ieri ne riporta in superficie una, che riguarda la nostra città. La vita è fatta di incroci, sliding doors. L’8 agosto 1988 a Sant’Angelo Lodigiano nasce Danilo Gallinari, il predestinato, il ragazzo prodigio. E non finisce qui. Quando il piccolo ‘Gallo’ è in età da asilo, suo padre Vittorio (ex bandiera dell’Olimpia) firma per la ‘Sinergia’, l’aborto cestistico made in Querci che vivacchia in A1.

Vittorio porta qui la famiglia e – ovviamente – Danilo che di anni ne ha 4 e che passerà i successivi due con i capelli, la pelle, l’anima intrise nel salmastro. E quello è un imprinting magico. Come se questo ragazzo – che ieri ha compiuto 34 anni e alcune settimane fa si è accordato con i Boston Celtics – fosse della stessa pasta degli Scarronzoni, di Nedo Nadi, dei Montano, di Fabrizio Mori. Già, perché la polverina magica che fluttua nell’aria di Livorno ha agito anche su di lui. E non è neanche un caso isolato. Prendere Daniele De Rossi: suo padre giocò nel Livorno Calcio dal 1983 al 1996. DDR rimase a contatto con questa atmosfera unica e che rende campioni, dagli 0 ai 3 anni. E quella radioattività in salsa labronica lo ha portato sul tetto del mondo a Berlino nel 2006.

Ma torniamo al ‘Gallo’. Eccolo il post de “La giornata tipo” che con questo aneddoto ha augurato buon compleanno a Danilo e rinfrescato la giornata dei livornesi baskettari e non. Lo riportiamo per intero perché non ha bisogno di ulteriori spiegazioni o di esegesi del testo. È un suo virgolettato che apre l’album dei ricordi e forse anche dei rimpianti: non avremmo potuto farlo prigioniero qui? Chissà, forse il basket non sarebbe finito nell’oblio per 25 anni. Eccola l’ammissione del Gallo, con l’incipit che richiamo un altro rammarico, stavolta tutto suo. Scrive il Gallo: “Ho un grande rimpianto nella mia vita. Un giorno, d’estate, stavo camminando sul lungomare di Livorno con mamma e papà. Ad un certo punto non si passava più: avevano montato 3 canestri, uno basso, uno alto e uno altissimo. C'era una folla di gente che ci provava: anche perché chi faceva 3/3 avrebbe vinto un Ciao. Non ci riusciva nessuno. Pregai la mamma di partecipare, e lei acconsentì. Arrivò il mio turno: 9/9. C’ero riuscito tre volte di fila... La gente impazzì, io ero felicissimo. Poi, però, una grande delusione: i miei genitori decisero di non ritirare il motorino”.

Inevitabilmente non si sono contati i commenti e le condivisioni delle parole di Gallinari. Molti hanno scherzato su quel 9/9 piazzato all’età di sei anni, mentre papà Vittorio aveva la mano quadrata come una mattonella: roba da richiedere subito il test del Dna.

La stella cometa del basket, quando era appena nata è passata da qui e noi non ce ne siamo neanche accorti. Quel racconto di Danilo, però, ci riempie di orgoglio e ce lo fa sentire anche un po’ nostro: d'altronde volete mettere l’aria del lungomare di Livorno con la bruma di S. Angelo Lodigiano? Con tutto il rispetto non c’è partita.


 

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