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Rodriguez prima bandiera amaranto di Cuba: il Livorno allarga la colonia straniera

Fabrizio Pucci

	Rodriguez, il cubano ingaggiato dal Livorno 
Rodriguez, il cubano ingaggiato dal Livorno 

Nella storia giocatori di 39 nazioni diverse, al top il Brasile con 14 elementi

18 luglio 2022
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LIVORNO. È stata piantata una nuova bandiera sul pianeta amaranto, quella di Cuba e all’Armando Picchi stanno per risuonare alte le note della Bayamesa, l’inno nazionale dell’Isola più amata dai tifosi della Curva Nord.

Il novello Che Guevara si chiama Samon Reider Rodriguez, è nato il 25 ottobre del 1988 e di professione fa l’attaccante. Anzi, per la precisione, il goleador. Per ruolo e provenienza – sebbene non abbia ancora neanche sfiorato un filo d’erba del prato dell’Ardenza – è già un idolo. E va pure bene così. Il suo curriculum – in rapporto alla categoria – è di tutto rispetto e poi qui sono stati trangugiati gli amari calici con la nobile etichetta brasiliana (sigh!) di Sidny o uruguagia di Martin Bueno.

Livorno è storicamente città di sinistra e la curva è un’enclave ancora più rossa, di cui alcuni giocatori simbolo ne incarnavano i valori. Nel 2005 Cristiano Lucarelli e David Balleri incontrarono Aleida Guevara, la figlia del Che, nell’ufficio dell’allora sindaco Alessandro Cosimi. Con questi presupposti è ovvio che con Rodriguez sia già amore, a prescindere.

Livorno però è anche un cacciucco di razze e multietnica fin dal 1591, anno in cui furono promulgate le Leggi Livornine le cui regole che istituivano il ‘porto franco’ sono state rispettate anche dal calcio. Per la verità per almeno cinque decenni, in amaranto di stranieri ne sono passati pochi per questione di categoria, visto che il club ha vivacchiato per anni tra serie B e C. I miti stranieri quindi furono, per citare due nomi, l’ungherese Nehadoma (che nel ‘32/33 a suon di gol trascinò la squadra in serie A) e l’uruguaiano Uslenghi (109 presenze tra il 1933 e il 38). Tipo curioso, questo centrocampista, abile con i piedi, ma anche con le mani, visto che fu nazionale della ‘Celeste’ della pallacanestro con cui vinse l’oro ai giochi sudamericani del 1930.

Dal 2002 in poi, però, a Livorno sono comparse nuove bandiere: la prima fu quella della Lituania. La issò Tomas Danilevicius. E il suo connazionale Dubickas (nel 2021) la ammainò chiudendo il ciclo che in 30 anni ci aveva fatto staccare il biglietto di andata e ritorno per l’inferno dell’Eccellenza con transito nel paradiso della serie A e dell’Europa.

Città del mondo, Livorno ha ospitato calciatori provenienti da 38 nazioni diverse, 39 appunto grazie al primo cubano della storia della società. Il Paese più rappresentato è – ovviamente – il Brasile con 14 rappresentati. Tra questi spiccano l’indimenticabile Emerson e l’ottimo Paulinho. Sudamericana anche la seconda forza: l’Argentina che ci ha ‘donato’ 10 giocatori. La sorpresa è in terza posizione dove troviamo, appaiata all’Uruguay con sei giocatori, la Svizzera. Il plotone è composto da Manfreda (cittadino elvetico sebbene calabrese di nascita), Decarli, Jonathan Rossini, Martino Borghese, Iapichino e Morganella. Sono ben 4 i ghanesi: Kuffour, Barusso, Duncan e il pittoresco Osei.

Non mancano le curiosità. Sapevate che nel Livorno ha militato un giocatore di El Salvador? È successo nella non lontana stagione 2017/18. Si tratta di Joshua Perez che a Monza servì un bell’assist a Vantaggiato che segnò nel finale il gol del pareggio. Nel dimenticatoio è finito l’unico gambiano visto in amaranto (Bobb, due anni fa), mentre è ben presente nella memoria di tutti l’unico venezuelano passato dal Livorno: Ponce. Ed è facile intuire perché.

Dal ponce al rum cubano il passo sembra essere breve, ma non è e non deve essere così, perché Rodriguez dovrà segnare almeno venti volte di più del ragazzo di Maracaibo che si fermò a quota un gol, realizzato su un rimpallo contro l'Olbia nei minuti finali del match con i Sardi giocato all'Ardenza nel novembre del 2017.l


 

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