Il commento
Livorno calcio, la delusione di Roberto Tancredi: «Pensavo che fossimo imbattibili, ma i più esperti mi hanno deluso»
Tancredi, uno dei saggi che ha dato il via al nuovo Livorno: «Troppa confusione e nervosismo, in campo e fuori. Da Buglio mi aspettavo di più»
LIVORNO. «Sono deluso». Due parole bastano per esprimere lo stato d’animo di Roberto Tancredi, uno dei ‘saggi’ che insieme al sindaco Salvetti, al dottor Puccetti e a Osvaldo Jaconi ha dato il via alla nuova avventura amaranto con Paolo Toccafondi al comando della società.
L’ex direttore sportivo del Livorno ripete quelle due parole come fossero il ritornello di una canzone che non gli esce più dalla testa. «Ci siamo fatti del male da soli, è stato un macello – prosegue Tancredi –. Mi aspettavo molto di più da parte di tutto l’entourage amaranto e non pensavo che il Livorno potesse non salire in Serie D sul campo».
Non era solo: tutti pensavano che la squadra avrebbe raggiunto l’obiettivo.
«Lo pensavamo tutti, dalla società alla stampa passando per gli addetti ai lavori. Quando ho visto prendere Vantaggiato, Torromino e tutti gli altri dentro di me dicevo “e ora chi ci ferma?”. Poi quando a gennaio è arrivato anche Luci ho pensato che quella fosse la ciliegina sulla torta. Abbiamo vinto il campionato, ma alla fine invece è mancato qualcosa. Dai giocatori più esperti mi aspettavo molto di più, ma faccio fatica anche a ripensarci perché la delusione fa ancora tanto male».
Cosa ha notato di diverso rispetto alla ‘sua’ squadra amaranto in Eccellenza?
«Gestire tanti giocatori non è mai semplice, ma quando noi fummo messi in Eccellenza avevamo una squadra da Serie C2 che era scesa di un paio di categorie. Di sicuro siamo stati avvantaggiati dal fatto che avevamo un nucleo forte da cui ripartire».
È un consiglio per il prossimo anno?
«Sì. Tante volte si parla di zoccolo duro e credo che come non mai stavolta sia fondamentale riuscire a creare un gruppo solido. Per farlo però serve tempo e soprattutto le persone adatte, che facciano gruppo e trascinino la squadra nei periodi bui. E poi l’allenatore è fondamentale».
Lei ne ha avuti di bravi qui a Livorno.
«Assolutamente. Da Mirco Brilli a Jaconi, passando per Donadoni, Papadopulo e Stringara che al tempo era uno dei migliori giovani nel panorama nazionale. Spero che il Livorno trovi il profilo giusto per il prossimo campionato».
Angelini e Buglio non le sono piaciuti?
«Angelini non lo conosco, mentre da Buglio mi aspettavo di più, qualche decisione un po’ più forte, più coraggiosa».
Cosa serve per ripartire quindi secondo lei?
«Meno confusione. Meno tensione in tutto l’ambiente, dentro e fuori dal campo. Prendere tante giornate di squalifica è segno di grande nervosismo e questo non deve esserci in una piazza focosa e appassionata come Livorno perché poi rischia di diventare una bomba a orologeria. Serve tenere i nervi saldi, essere preparati ad affrontare un certo tipo di partite e soprattutto in campo non dobbiamo adeguarci al gioco sporco degli avversari, ma pensare a giocare a calcio. E poi come ha detto Toccafondi tanta umiltà. Su questo vi racconto un aneddoto…».
Prego.
«Una volta andammo a giocare ad Albinoleffe in una struttura ai limiti del presentabile. Arrivammo lì pensando “guarda là dove ci tocca venire a giocare” e pensavamo di vincere facile contro una neopromossa, invece perdemmo. Quando salimmo sul pullman dissi ai ragazzi “non vi siete resi conto di cosa avete fatto, ora vedete come vi accolgono a Livorno” e l’accoglienza nella partita dopo diciamo che non fu delle più composte».
Toccafondi lo ha sentito?
«Sì, anche dopo la conferenza. Ha avuto un anno per conoscere al meglio la piazza e capire quali sono le caratteristiche di Livorno. Sono sicuro che il prossimo anno, in qualsiasi categoria il Livorno sarà, riuscirà a far tesoro di questa stagione. Mi ha già detto che verrà a fare un’amichevole a Rosignano in preparazione».
La nota migliore di questa stagione è proprio il fatto di aver trovato una società seria e appassionata.
«Certamente. Avevo detto che con il ritorno alla denominazione Unione Sportiva sarei tornato allo stadio e così ho fatto. Quando riparti con una storia alle spalle come quella del Livorno è un orgoglio già dall’inizio, poi le soddisfazioni arriveranno».
Un altro tassello da salvare sono stati i tifosi.
«Come sempre. I tifosi sono stati eccezionali, hanno seguito la squadra ovunque, anche in alcune strutture vergognose, come Piombino, la prima che mi viene a mente. Sul campo non è andata bene, ma fosse stato per loro saremmo andati in D anche solo grazie al tifo. A loro dico di continuare così e ripartire, con calma e coraggio, sempre contro qualsiasi avversità».