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La carica di Rubino: «Andiamo a firmare questa impresa. E ai playout avranno paura del Livorno»

Alessandro Bernini
La carica di Rubino: «Andiamo a firmare questa impresa. E ai playout avranno paura del Livorno»

Il direttore sportivo. «È un pensiero che non mi fa dormire, ma ce la faremo. Rimpianti? Avrei preso un altro difensore» 

29 aprile 2021
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LIVORNO. Ha visto di tutto. Resistito a tutto. E ora Raffaele Rubino, uno che fa il ds “senza padroni” vuole portare a casa l’impresa forse più grande della sua carriera: la salvezza del Livorno.

Impresa dura Rubino...

«Io penso ancora che saremo noi a determinare il nostro destino. Spingiamo al massimo per vincere, poi faremo i calcoli. Non voglio rimpianti».

Ottimista

«Non voglio mollare e guai a chi lo fa».

Però quante occasioni gettate al vento...

«Il rammarico non ci aiuta. La rabbia sì. Per entrare in campo ancora più determinati».

Troppe avversarie hanno passeggiato al Picchi.

«Non è più così, oggi tutti ci rispettano. E non perché ci chiamiamo Livorno ma perché oggi tecnicamente siamo una squadra valida. L’obiettivo playout è vitale: se ci arriviamo col nostro entusiasmo e con questa voglia, avranno paura di noi».

Insomma, secondo lei se raggiungiamo i playout, dopo il Livorno è favorito.

«Non voglio guardare avanti. Dico solo che se ci entriamo dopo aver superato tutte queste difficoltà, sarà un grande un valore aggiunto».

Come sta la squadra?

«Il post-partita di domenica è stato pesante. C’era grande amarezza. Ma siamo ripartiti bene, al campo vedo nei giocatori lo sguardo di chi sa di giocarsi un campionato in 90 minuti».

Resta il fatto che non dipende solo da noi.

«La vera beffa sarebbe se vinciamo e Pistoiese e Lucchese pareggiano. Retrocedere per la classifica avulsa sarebbe allucinante. Ma non ci voglio pensare».

Al Renate e alla Giana invece ci pensa?

«Non possono regalare niente. Il Renate deve mantenere il terzo posto che vale oro in ottica playoff, la Giana non è ancora salva».

Siamo l’unica società che ha disputato tre campionati in uno.

«In che senso?»

Uno coi giocatori di inizio stagione, uno dopo la partenza degli svincolati e il terzo dopo il mercato di gennaio. Una roba mai vista.

«La nostra stagione è iniziata a gennaio, da quando la società si è messa un po’ a posto. O meglio è iniziata da febbraio quando abbiamo iniziato a lavorare coi nuovi acquisti».

Tutto fatto con un ritardo infinito.

«Ho letto l’intervista di Castellano nella quale dice che, se partissimo oggi, il Livorno sarebbe da playoff. Concordo con lui».

A gennaio serviva un altro attaccante.

«Secondo me serviva un altro difensore, là dietro stiamo portando tutti all’osso. In attacco, ci fosse stato subito Braken, con lui e Dubickas non avremmo avuto problemi».

Lei è uno dei pochi, agli occhi dei tifosi, a non essere finito sotto accusa come un po’ tutti i dirigenti.

«Io non sono un dirigente, sono un tecnico. E ho fatto tutto il possibile per il bene del Livorno. Non mi interesso di questioni societarie. Mi interessa la salvezza, e non ci dormo la notte al pensiero». —

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