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Livorno, riemerge dalla storia la cascatella della memoria di Villa Rodocanacchi

di Francesca Suggi
Livorno, riemerge dalla storia la cascatella della memoria di Villa Rodocanacchi

I volontari dell’associazione Reset ripuliscono e ripristinano il vecchio percorso in pietra di Monterotondo: «Un salto di 30 metri»

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LIVORNO La cascatella della memoria che non ti aspetti. Quella tramandata nella tradizione orale dei nonni livornesi nelle loro scampagnate del tempo che fu, nel parco di Villa Rodocanacchi. E poi, ripulire anche l’ultima canalina, quella ripida e scoscesa, intuire qualcosa di magico.

Ripristinare quel vecchio percorso in pietra ricoperto da un metro di terra con ore di minuzioso lavoro, riportare in funzione una gabbietta in ferro - sommersa anche quella - che fungeva da filtro per massi e detriti. Poi aspettare la pioggia e andare giù, al Botro del Mulino che scorre al di sotto della dimora secolare e seguire l’insolita “musica” dell’acqua che scende. Con un salto di una trentina di metri. Eccola la cascatella.

Giuseppe Pera e tutto il gruppo dei volontari Reset si fermano. Ascoltano. Ammirano quell’ennesima opera idraulica e di bellezza che arriva da Monterotondo. Da quella Villa della Belle Epoque che non finisce mai di stupire.

«Sono mesi che con pale, picconi, palettine e attrezzature d’ingegno come aste lunghe anche 4 metri con zappette alla sommità, stiamo ripulendo i canali in pietra per la regimentazione delle acque del secolare parco della villa e finalmente siamo arrivati a far tornare in vita quella cascatella che si tramandava nella tradizione popolare livornese ma che credevamo una diceria. E invece», il presidente Pera è ancora emozionato dell’ennesima scoperta che a distanza di 200 anni regala ancora la dimora settecentesca che fu della ricca famiglia di mercanti greci, oggi di proprietà della Asl, con cui Reset da tre anni porta avanti un patto di collaborazione per la cura e manutenzione del parco.

Mesi di pulizia minuziosa e certosina per arrivare anche a quei canali che proseguivano sotto le strade circostanti. Centinaia di metri di questo impeccabile e articolato sistema di regimentazione secolare delle acque composto da 5 canali che dalla villa arrivano al laghetto artificiale e al Botro del Mulino, più tutti quelli secondari trasversali. Una vastissima ramificazione in pietra tornata a funzionare alla perfezione. Fino a ricreare quella cascatella della memoria.

«La cosa incredibile è che a distanza di 200 anni questa rete di canaline per la regimentazione delle acque sono tutte funzionanti. È bastato levare la terra che sommergeva tutto, che l’acqua piovana ha ripreso ad andare dove il console Pandely Rodocanacchi e magari prima la famiglia Sceriman avevano pensato che dovesse andare, sempre con un tocco di bellezza», continua Pera. E come si arriva alla rinascita della cascatella? Giorno dopo giorno, un po’ alla volta.

Fino a quell’ultimo tratto di canale, in massima pendenza, in fondo al quale i volontari intravedono una sorta di gabbia in ferro. «Appena l’abbiamo vista non ne capivano la funzione – ammette – Poi abbiamo trovato alla base del muro l’invito e una pavimentazione in pietra che usciva dalla recinzione, con un salto sottostante di una trentina di metri fino ad arrivare al Botro del Mulino. Ecco che abbiamo cominciato a capire che fosse la leggendaria cascatella».

E quella gabbia in ferro serviva come una sorta di “filtro” per trattenere magari massi o rocce importanti, evitando che andassero giù. Per garantire la bella cascatella che scende giù dal costone, alimentata dall’acqua piovana.

«Dopo l’ultima notte di pioggia intensa – va avanti – la mattina siamo subito andati a vedere: quando abbiamo constatato che l’acqua usciva e andava in quella direzione, siamo andati giù al Botro, mi sono lasciato guidare dal rumore dell’acqua ed ecco la cascatella. È una magia che da ora in poi prenderà forma ogni volta che piove».

Un bel gioco d’acqua d’altri tempi, insomma. Niente a che vedere con le cascate di montagna, ma sicuramente una piccola grande meraviglia che fa parte della memoria livornese. E che arriva da secoli lontani. «È ancora una volta la dimostrazione di quanta cura del bello avessero i Rodocanacchi». Per i volontari dell’associazione è una sorta di premio per mesi e mesi di fatiche enormi. E Giuseppe Pera fa una considerazione. Legata ai tempi di oggi. «Quante canaline per la regimentazione delle acqua abbiamo distrutto facendo case, strade, con la conseguenza di frane e smottamenti. Prima non c’erano tutti questi disagi, perché l’acqua andava nelle canaline».l
 

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