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Nuovo ospedale di Livorno, tempi e costi enormi. E il cantiere a inizio 2026 è un miraggio

di Claudia Guarino

	L'ospedale di Livorno
L'ospedale di Livorno

L’Inail attiverà il contributo solo dopo aver visto il progetto che è in fase di elaborazione

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LIVORNO. Il progetto definitivo è stato affidato, ma deve essere completato. E soltanto a quel punto potrà arrivare la firma in grado di sbloccare i finanziamenti statali. Lo si sapeva, ma nell’ambiente i mal di pancia ci sono comunque. Anche perché, nel frattempo, dalla Regione sono piovuti altri milioni per il nuovo Santa Chiara a Pisa e ai malpensanti è venuto il dubbio che quelli fossero parte dei soldi che un tempo Firenze – prima di passare al piano Inail – aveva destinato al nuovo ospedale di Livorno. Per il monoblocco all’ex Pirelli, d’altra parte, si è più volte parlato di posa della prima pietra a inizio 2026. Ma siamo a ottobre e manca, appunto, ancora l’ok al progetto definitivo. Poi, una volta arrivato il via libera della conferenza dei servizi decisoria, il piano dello studio di architettura Rossiprodi passerà all’Inail, che dovrà effettuare un’altra valutazione prima di firmare con la Regione il contratto per rendere effettive risorse che attualmente, sebbene siano state approvate, restano su carta. Il tutto per un’opera dai tempi di realizzazione incerti il cui costo alla fine, tra interessi e tutto, arriverà a sfiorare i 500 milioni di euro. Sempre che nel frattempo non si impenni di nuovo il costo dei materiali, dell’energia o di altro.

Il progetto

L’ultimo atto di una certa concretezza relativo all’iter per la realizzazione del nuovo ospedale risale al luglio scorso, quando l’Asl Toscana nord ovest ha affidato allo studio di architetti fiorentini Rossiprodi la redazione del progetto definitivo, da realizzarsi sulla falsariga del preliminare già esistente. In quell’occasione l’Azienda ha anche ribadito il cronoprogramma: «La conferenza dei servizi decisoria (quella che avrà il compito di approvare il progetto, ndr) è prevista nei primi mesi del 2026». Un passaggio da considerarsi chiave, questo, sebbene non sia quello determinante. Perché l’ultima parola spetterà all’Inail.

La valutazione

Sul decreto interministeriale che, nel dicembre del 2024, ha approvato i circa 314 milioni da destinare alla costruzione del nostro nuovo ospedale, infatti, è scritto chiaramente che «l’Inail effettuerà la valutazione tecnico – economica dell’investimento alla consegna dei progetti appaltabili». Dopo aver dato il placet e se tutto andrà per il verso giusto, l’Istituto nazionale per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro indirà la gara d’appalto e firmerà il contratto con la Regione rendendo in questo modo operativo il finanziamento. E i lavori potranno iniziare. Tutto questo secondo il presidente Eugenio Giani avverrà all’inizio dell’anno prossimo avendo lui più volte ribadito – sebbene abbia anche sostenuto che sia impossibile stabilire tempi precisi – di prevedere «la posa della prima pietra a inizio 2026».

Tempi e soldi

Questo nonostante un cronoprogramma aziendale circolato tempo fa sull’albo pretorio dell’Asl – varie volte sconfessato sia dall’azienda che dalla Regione – fissasse l’inizio dei lavori al 2028 e la fine dei lavori al 2031. Per quanto riguarda invece il costo dell’operazione, col tempo c’è stato un bel balzello. Inizialmente la Regione (quando diceva che ci avrebbe messo i soldi) aveva parlato di 245 milioni. Poi – con la sterzata sul finanziamento statale – è emerso che la Toscana, per estinguere il debito, corrisponderà 12 milioni e 400mila euro all’anno di affitto. Perciò, calcolando 40 anni di rate, si arriva a 496 milioni. Senza contare il deposito e il riscatto. Insomma, il conto esatto delle spese potrà essere fatto solo col taglio del nastro, quando ci sarà.

Il nodo

Quello dei fondi per alcuni non è un vero e proprio nodo. Nel senso che – dicono i vertici di Asl, Regione e Comune – a percorso completato Inail pagherà e sarà avviata la costruzione del nuovo ospedale monoblocco. Mentre per altri vige la filosofia del “fino a che non vedo non credo” oltre alla paura di non avere un paracadute (dov’è finito quello regionale? E se c’è, a quanto ammonta e su quali voci?) nel caso in cui qualcosa dovesse andare storto.


 

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