Dal primo governatore di Livorno al salotto culturale di Enrico Mayer: viaggio nella storica dimora di Montenero
Qui abitò anche il celebre studioso, Lamacchia: «La nobile casata del primo proprietario Filippo Bourbon Del Monte porta dritta alla famiglia Agnelli»
LIVORNO. Quel cancello di via del Governatore che si apre. Oggi non è quello principale. Ma da lì, nei secoli scorsi, passava l’allora marchese Filippo Bourbon Del Monte, primo governatore della città di Livorno. Trapassato remoto: dal 1757 al 1780 non solo guidava la città ma abitava in quella dimora storica di Montenero che si fa ammirare. E si racconta. Benvenuti a Villa Mayer, per tutti è ancora Villa del Governatore. Ombrosa e tenebrosa la strada di lecci che la precede. Quegli stessi alberi che tanto apprezzava anche Enrico Mayer che ne divenne proprietario: studioso, scrittore, pedagogista dedicò la sua vita ai problemi relativi all’educazione. Con lui quei saloni diventarono anche ritrovo e fucina di idee, a stretto contatto col mondo intellettuale dell’epoca tra cui Angelica Palli, Carlo Torrigiani.
Poi il passaggio al cavalier Carlo Niemack, imprenditore, console di Germania a Livorno. È un cancello che si apre per svelare secoli di storia che ancora affiorano in qualche antichissimo affresco qua e là.
«La nobile e antica casata fiorentina che con Filippo governò la città di Livorno dal 1757 al 1780 porta dritti in casa Agnelli: Virginia Bourbon Del Monte era infatti la madre di Susanna, Umberto e Gianni Agnelli, l’Avvocato per antonomasia. Quando si guarda ad un esponente dei Bourbon Del Monte non si sta parlando di uno qualsiasi, ma di un personaggio proveniente da una delle più importanti famiglie italiane», le parole di Francesco Lamacchia presidente dell’associazione La Funicolare si intrecciano a quelle di Irene Strati, ricercatrice, ambasciatrice della rete dei livornesi del mondo e presidente dell’associazione Greencity Treks che ha l’obiettivo di valorizzare i corridoi verdi cittadini, tra natura e tessuti urbani.
Il loro impegno, unito a quello di Elisabetta Panicucci di Vivi Montenero e la disponibilità della congregazione di suore “Piccole Figlie di San Giovanni Gualberto” (Benedettine vallombrosane) che gestiscono la Villa: sono gli ingredienti che permettono ad un gruppo di livornesi di toccare con mano la storica dimora.
Oggi è casa di riposo per anziani gestito dalle suore, da poco un altro edificio è diventato la “casa per ferie delle Piccole Figlie”: tre edifici principali, una limonaia, la palazzina del custode. È un’oasi di pace con 26mila metri quadri di verde, tra bosco, lecceta, oliveta.
Con giardini a gradoni dove nel 1700 venivano rappresentate anche le opere di Goldoni. «Questo giardino ha un impianto mediceo meraviglioso – Strati indica un manufatto antichissimo – qua dentro c’è storia della cultura delle acque. Questo manufatto serviva per regimentarle».
La madre generale, suor Adele segue il gruppo. Parla dei progetti che la congregazione fa in India. «Siamo le consorelle dei monaci Vallombrosani di Montenero, ci prendiamo cura degli anziani e seguiamo progetti e missioni in India». All’interno dell’edificio principale della storica dimora affiorano affreschi.
«Il problema è che di questi tesori appartenenti alla chiesa se ne sa poco anche se hanno una storia meravigliosa», continua Lamacchia. È un’oasi di pace. Incredibile. Con la statua di San Giovanni Gualberto affacciata a un panorama sulla città che lascia senza fiato.
Col libro “Montenero” di Pietro Vigo in mano e vecchie mappe si cerca di riavvolgere il filo. Gli occhi sono puntati alle sessanta finestre dell’edificio principale. «Tutto il complesso – va avanti Lamacchia – fu acquistato da Pietro Senn, socio nella costruzione della strada ferrata Livorno-Firenze».
Tanti personaggi. Tante storie. Mayer acquistò la villa i primi del 1800. E da lì tutto il complesso fu ribattezzato Villa Mayer, appunto. Nel 1900 la dimora storica fu ceduta al cavalier Carlo Niemack di Hannover. «Nel 1925 la villa fu acquistato dal collegio latino americano da padre Nicola Marraco ma durante la seconda Guerra Mondiale la villa subì conseguenze disastrose».
Gli anni successivi furono di degrado assoluto. Tra vandalismi e abbandono. Poi la rinascita grazie all’abate Zambernardi, figura storica e centrale tra i monaci vallombrosani, negli anni in cui fu abate di Montenero (fu lui a dare avvio alle principali trasformazioni dei locali del santuario) .
Il suo impegno riportò in Italia il nome e il carisma di San Giovanni Gualberto e il 9 luglio del 1975, insieme a suor Immacolata Kossuth, fondò la congregazione delle Piccole figlie di San Giovanni Gualberto. Infatti nel 1976 la proprietà di Villa Mayer, grazie a lui, passo alla congregazione delle Piccole Figlie di San Giovanni Gualberto. Il restauro inizio nel 1978 da parte della congregazione con l’aiuto della Regione per il recupero di questo pezzo di storia. La congregazione ha destinato il complesso di Villa Mayer oltre che a casa soggiorno per anziani, anche a casa vacanze per ospitalità non solo pellegrini di passaggio, anche chi vuole avere un soggiorno tranquillo e visitare la città di Livorno.
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