Il Tirreno

Livorno

L’allenatore degli azzurri

Tennis, la Coppa Davis del livornese Volandri: «Generazione di fenomeni e per il futuro si lavora bene»

di Flavio Lombardi
L’abbraccio tra Filippo “Filo” Volandri e Jannik Sinner dopo la conquista della seconda Coppa Davis di seguito
L’abbraccio tra Filippo “Filo” Volandri e Jannik Sinner dopo la conquista della seconda Coppa Davis di seguito

La gioia di Renato Volandri, babbo di Filo. «Lo aspettiamo a casa prima di Natale»

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LIVORNO. Che la sensazione fosse quella di raggiungere il risultato con un minimo sforzo, l’hanno avuta anche babbo Renato e mamma Donatella. A casa Volandri è domenica pomeriggio. La loro finale di Coppa Davis davanti alla televisione stavolta è stata diversa rispetto all’anno scorso. Allora, uno in sala, l’altra in camera. Ciascuno davanti a uno schermo, in silenzio religioso per abbracciarsi infine nell’urlo liberatorio. A questo giro, la nipotina in casa a distrarre un po’ (la bimba della figlia Veronica, sorella di Filo) e rendere un clima più leggero.

«C’erano minori difficoltà – dice il padre del capitano della nostra seconda Davis di seguito –, la squadra avversaria, sulla carta valeva meno dell’Australia. Questa volta, vincendo, si è mangiato quel caviale già riassaporato dopo tanto tempo l’anno scorso. È stato il 2023 l’anno della grande soddisfazione. Adesso contava confermarsi, che è comunque un passo importante. Avere cioè consapevolezza che questo gruppo può dare ancora tanto».

La tradizione non si smentisce. E la comunicazione con Filippo durante questi ultimi giorni è stata solo attraverso messaggi al telefono. «Facciamo sempre così, in attesa che ci racconti poi meglio e a distanza di qualche giorno – racconta babbo Renato –. Ho percepito dalle sue risposte che a Malaga erano tutti sereni e questo bastava per capire come sarebbe finita. Quando verrà a Livorno? Difficile dirlo. È sempre in giro, il suo ruolo è affascinante ma anche impegnativo. Da mesi non viene nella Livorno che ama tanto. Spero che prima di Natale riesca a ritagliarsi il tempo per godersi una passeggiata all’odor di salmastro. E gustarsi un cinque e cinque al quale non rinuncia mai e che ogni volta gli ricorda anche attraverso la torta, che è davvero a casa».

L’anno scorso, 26 novembre, la palla decisiva nel match di Sinner si registrò alle 20,21, orario in cui la cena è ormai pronta; stessa giornata sportiva in cui la serie A proponeva in calendario il derby d’Italia. Tutta manna per il popolo da divano, insomma. È stato bis, prevedibile, a distanza di quasi un anno e con un grado di sofferenza meno marcato rispetto al 2023. Perché allora il trionfo era atteso da 47 stagioni ma anche perché, questa volta, al di la dei tentativi olandesi, era tutto chiaro e definito.

Filippo Volandri, il capitano non giocatore degli azzurri, entra così nel ristretto club di coloro che in questo ruolo hanno vinto almeno due edizioni, ed anche il primo a vincere due Davis consecutive dopo Hageskog, che con la Svezia alzò assieme ai suoi giocatori l’insalatiera nel 97 e nel 98. Era stato l’ultimo tecnico ad aver fatto doppietta alla guida di una nazionale. Di diritto e di rovescio, l’Olanda s’è appassita alla sua prima finale. E noi livornesi, che siamo irriverenti e probabilmente anche un po’ veggenti, forse avevamo previsto tutto, presentando nei giorni scorsi il progetto “Wanderadpick”, la riqualificazione di piazza San Jacopo con la piantumazione di 50 mila tulipani di specie rare. Dei bei fiori, niente più, omaggio multicolore alla bellezza dell’Accademia che sta di fronte. Ecco, l’Italtennis come l’università del mare. Ufficiali di prestigio il Fenomeno, Berrettini, Musetti, Vavassori e Bolelli. E poi, gli altri rimasti fuori perché più di cinque non sono convocabili, e subito dietro i cadetti che saranno il futuro. Sotto le cure del lavoro certosino di Volandri e i suoi collaboratori.

È Filippo il comandante indiscusso di un movimento giovanile che il presidente federale Binaghi ha voluto per rilanciare questa disciplina e creare entusiasmo che ha fatto crescere il numero di tesserati. Tanti bimbi, scuole dei circoli piene ovunque. Anche a Livorno dove tanti piccoli talenti si formano. Il Volandri che parla poco ma parla bene, il Volandri che fa gruppo e fa sentire tutti utili, il Volandri figlio, marito e babbo perfetto.

La moglie Francesca, con Emma ed Edoardo sono arrivati a Malaga in coincidenza con la semifinale, ripetendo esattamente quel che fecero l’anno prima. Non per scaramanzia, ma in rispetto ai valori di una famiglia sempre unita, schiva di riflettori accesi nonostante la vittoria. E la festa dell’intera delegazione dopo il rientro in albergo, senza eccessi. Quasi tutti a letto presto e senza abusare di bollicine. Chissà come avranno convinto Sinner a fare un brindisi, lui che beve solo acqua.

Un team costruito sulla fiducia e la passione

Risponde al cellulare mentre è quasi arrivato sotto casa. A bordo con tutta la famiglia, il rientro è quasi ultimato dopo un volo dalla Spagna non troppo lungo. Un grande interprete del concetto spesso inflazionato sulla forza del gruppo, la solidità di spogliatoio. Con lui, mai una polemica. Gli esclusi, tutti sorridenti e a far tifo. Sanno che prima o poi si giocheranno le proprie possibilità, in questo sport dove il campo è più piccolo che in altri, dove la superficie varia e può avere gli specialisti. Potenza, atletismo e cesello. Pendono tutti dalle sue labbra, perché è un bravo psicologo e parla ai suoi ragazzi come un fratello maggiore. Si gode con leggerezza l’entrata nel club dei capitani non giocatori ad aver vinto più di una edizione e di essere quello che ha fatto bis consecutivo dopo chi l’aveva fatto l’ultima volta nel ’98. «Enorme gratificazione di un lavoro durato anni e provenendo dal settore giovanile. Coinciso con la fortuna di avere a disposizione una generazione esagerata che progredisce di continuo. Tutto più facile anche per me», afferma al Tirreno.

Sinner, Berrettini e il futuro

Pensa a Sinner, il mostro: «Arrivare a fine stagione e offrire certe prestazioni, non è scontato». A Berrettini: «un recupero di forma strepitoso». Confessa quando ha avuto più difficoltà a decidere la squadra: «La decisione del doppio contro l’Argentina. Definita il giorno prima, tenendo conto delle caratteristiche avversarie». Tanti bei giovani crescono e spingono: «Il futuro si prospetta positivo, anche se nello sport bisogna mettere in conto l’arrivo di momenti più difficili. Siamo in fase di crescita e di un’onda lunga appena cominciata». Anche a Livorno tanti praticanti: «Ho già capito dove si vuole arrivare. Un altro piccolo Martelli o Volandri? Il talento da coltivare non possiamo scegliere dove nasce. Importante è che nei circoli si lavori bene. A Livorno, come altrove, i maestri li conosco tutti personalmente e sono bravi, aiutati dall’istituto di formazione che li aggiorna costantemente». l

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