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Livorno, trovato morto in casa a 36 anni con il telefono stretto in mano

di Martina Trivigno
Livorno, trovato morto in casa a 36 anni con il telefono stretto in mano

Il corpo di Simone Cingolani, portuale, è stato trovato dalla donna delle pulizie. Gli investigatori della scientifica per ore al lavoro nell’appartamento delle Sorgenti

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LIVORNO. Le lacrime rigano i volti, mentre lo sguardo è rivolto verso quel palazzo di via Modigliani, alle Sorgenti. Una piccola folla di familiari e amici si è riunita lì davanti, ieri sera, in un grande abbraccio collettivo. Chi lo conosceva scuote il capo perché è difficile da credere che non vedranno più il sorriso di Simone Cingolani, 36 anni. «Era un ragazzo d’oro», dicono tra i singhiozzi.

Il giovane uomo, che lavorava in ambito portuale, è stato trovato morto intorno alle 14,30 di ieri nell’appartamento in cui si era trasferito da poco. E ora sulle cause della sua morte indaga la polizia: per adesso, infatti, l’unica certezza è che non si tratta di un omicidio.

I fatti

Secondo quanto si apprende, Simone Cingolani non avrebbe risposto al telefono da alcuni giorni e sarebbe stata la donna delle pulizie a trovare nel primo pomeriggio di ieri il corpo dell’uomo, riverso a terra e con il telefono cellulare stretto in una mano, ormai però già senza vita. La donna, spaventata, sarebbe quindi uscita dall’appartamento gridando e richiamando così l’attenzione di un vicino che avrebbe quindi dato l’allarme, contattando il 112.

Sul posto è intervenuta un’ambulanza della Svs, ma il personale in servizio non ha potuto far altro che constatarne il decesso: il cuore di Cingolani aveva già smesso di battere. Resta ora soltanto un dolore immenso che emerge in modo chiaro dagli occhi di quei familiari e amici che si sono radunati sotto casa. In silenzio, parole che si bloccano in gola, lacrime che scendono incontrollate. Sul telefono cellulare scorrono le foto di momenti felici insieme: Simone sorridente davanti a un fast food, in spiaggia o a cena.

Le indagini

Non si danno pace, mentre le Volanti della polizia e anche la Scientifica si fermano in quella via dove i palazzoni popolari sembrano tutti uguali. I poliziotti aprono la porta principale del condominio e salgono su, fin dentro l’appartamento per accertare quali sia stata la causa della morte di Simone Cingolani, la cui salma viene trasportata via intorno alle 19, 30 di ieri.

Il dolore

Cingolani lascia la madre, il padre Fabrizio, molto conosciuto in città in quanto direttore sportivo dell’Asl Portuale Livorno e collaboratore del Centro sportivo Livorno 9, e la sorella Carolina. Gli amici lo descrivono come un ragazzo generoso e solare. «Uno di quelli su cui puoi contare sempre», precisano. Ora proprio chi lo conosceva e gli voleva bene è attanagliato dai dubbi e dal dolore. I cappucci calati sulla testa, le mani in tasca, cercando di fare forza alla famiglia, prima di tutto.

Il cordoglio

«La Asd Portuale Livorno, a nome di tutti i suoi tesserati, si stringe al dolore della famiglia Cingolani per la perdita del figlio Simone», scrive l’associazione. Sulla stessa lunghezza d’onda anche il Centro sportivo Livorno 9: «Ci stringiamo al nostro collaboratore Fabrizio Cingolani per la prematura scomparsa del figlio Simone».

«È difficile pensare che un giorno ci sei e un altro no. Le cose che rimarranno per sempre, però, sono i ricordi e le risate insieme – ricorda un amico – . Dicevi sempre che ti facevo tanto ridere, così tanto da farti venire il mal di pancia. Ricordo bene tutte le volte che ci offendevamo per scherzare e quelle poche volte che ci abbracciavamo. Ce ne sarebbero mille da raccontare, ma sarai tu a raccontarmele, se mai ci rivedremo. Ti voglio bene». Un ultimo grande abbraccio mentre il furgone delle onoranze funebri mette in moto e parte, mentre le lacrime scendono ormai senza controllo.l


 

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