Livorno, chiude la filiale della Banca d’Italia: «Ma la politica può ancora salvarla»
L'allarme di Fisac-Cgil: «I lavoratori, una cinquantina, saranno spostati a Firenze». Appello a Salvetti e ai parlamentari locali
LIVORNO. Gli addetti ai lavori parlano di una decisione già presa, sebbene ancora non ratificata. Con un orizzonte temporale abbastanza lungo: un anno, se non di più. Fra la fine del 2025 e l’inizio del 2026 chiuderà la sede livornese della Banca d’Italia, un punto di riferimento per la popolazione col suo palazzo (e la grande scritta) in piazza del Municipio, dove ci sono il Comune, Palazzo Granducale (sede della Provincia) e la Camera di commercio.
Un tassello che verrà a mancare, ma soprattutto una decisione che agita i quasi 50 dipendenti che ogni giorno vi si recano al lavoro. E che un domani, ma ancora è presto per dirlo, verranno forse trasferiti a Firenze. Quella del capoluogo, infatti, è l’unica sede oltre a quella labronica sopravvissuta (la terza è Arezzo, ma gestisce solo il contante) alle ultime due recenti ristrutturazioni aziendali, attuate per tagliare i costi. A lanciare l’allarme è stata la Cgil, con la Fisac – la Federazione italiana sindacato assicurazioni credito – provinciale e regionale. «Da un punto di vista sindacale – spiega il segretario generale toscano della Fisac, Paolo Cecchi – noi possiamo solo ragionare con l’ente sulle future ricadute occupazionali. Nelle precedenti ristrutturazioni, Banca d’Italia, è sempre stata molto attenta ai propri dipendenti e se la sede di Firenze, come credo, avrà la capacità di assorbire i dipendenti livornesi, saranno tutti trasferiti lì. Altrimenti potrebbero anche finire fuori regione».
È questo scenario che preoccupa maggiormente. Banca d’Italia, contattata dal Tirreno, per il momento non commenta, anche perché ancora non c’è niente di ufficiale. Cecchi si appella alla politica, «l’unica che potrebbe portare la banca centrale italiana al passo indietro». «Ci appelliamo ai parlamentari e al sindaco Luca Salvetti – le parole del segretario generale di Fisac Toscana – perché ora serve un’interlocuzione politica. Le voci ci dicono che la decisione, già presa, sarà attuata fra la fine del 2025 e l’inizio del 2026, ma un’ufficialità al momento non ce l’abbiamo». Il trasferimento dei dipendenti avrà, naturalmente, importanti ricadute occupazionali negative su tutto il territorio. Tanto per cominciare, la cinquantina di lavoratori coinvolti, oltre a essere costretta al pendolarismo consumerà meno nella nostra città. E anche i cittadini, fruitori dei servizi dell’organismo controllato da enti pubblici e banche private, di certo non ne beneficeranno. «I dipendenti livornesi svolgono due compiti che a mio parere sono molto qualificanti – commenta Cecchi –: il primo è l’educazione finanziaria nelle scuole labroniche e in quelle di tutta la costa toscana, il secondo è lo sportello per l’assistenza alle controversie, dove vengono accolti i cittadini che hanno determinati problemi con una banca. La persona interessate può fare richiesta e viene in piazza del Municipio: si instaura un rapporto umano, che dopo il trasloco a Firenze diventerebbe impersonale, esclusivamente attraverso un operatore al centralino. Già oggi, l’appuntamento, si può prendere online: un domani rimarrà quindi solo questa modalità, un rapporto a distanza».