Droga a Livorno, la trasferta a Ravenna per 20 chili di hashish: pagano e poi arrestano i fornitori
Nuovi retroscena dall’operazione anti-droga “Mexal” dei carabinieri, che ha portato a 15 misure cautelari. Due degli arrestati, livornesi, rimasti a secco dopo la consegna di 38mila euro ai fornitori: «Gli ho dato il malloppo, ha detto “Aspettami lì che tra dieci minuti vengo” e non è più venuto». La mancata presenza causata dall'arrivo dei militari dell'Arma
LIVORNO. «Gli ho dato il malloppo, ha detto “Aspettami lì che tra dieci minuti vengo” e non è più venuto. De, dieci minuti aveva detto. Aspetto mezz’ora, un’ora, un’ora e mezzo, due ore, due ore e un quarto. Sono venuto via. Poi la mattina è venuto quello a prendere la valigia, gli ho detto guarda che così, così e così. È venuto a pigliare la valigia e invece della valigia ha trovato la sorpresa». A parlare, mentre è intercettato dai carabinieri, è il sessantasettenne Bruno Bugliesi. L’uomo – arrestato nei giorni scorsi dai carabinieri nell’ambito dell’operazione anti-droga “Mexal”, che ha portato complessivamente all’esecuzione di 15 misure di custodia cautelare, tutte per spaccio di sostanze stupefacenti – sta chiacchierando, mentre è in auto, con il cinquantottenne livornese Massimo Scotto, anch’egli in carcere da lunedì scorso con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di ingenti quantità di sostanze stupefacenti.
È il 29 gennaio di quest’anno e, secondo la procura, tre giorni prima Bugliesi sarebbe andato a Ravenna per ritirare 20 chili di hashish, pagando 38.000 euro (soldi che avrebbe ricevuto, in due pacchetti, da Scotto in via de Larderel che però il 26 gennaio con lui in Romagna non c’era). Il sessantasettenne e il cinquantottenne, sempre a giudizio degli inquirenti coordinati dalla pubblico ministero Ezia Mancusi, avrebbero avuto un incontro preparatorio nelle settimane precedenti in un ristorante vicino all’uscita autostradale di Barberino del Mugello, con uno dei presunti fornitori. Poi, il 26 gennaio, Bugliesi sarebbe andato a Ravenna per lo scambio: 20 chili di hashish per 38.000 euro, meno di duemila al chilo. Qualcosa però va storto: in un bar della città, il presunto spacciatore livornese, consegna i due pacchetti rivestiti di cellophane al fornitore con dentro il denaro e poi lo va ad attendere da un’altra parte.
L’uomo – identificato poi per il quarantasettenne Francesco Panzavolta – si allontana con l’auto in un cortile. Riceve da un complice, al quale consegna i soldi ricevuti in precedenza, due borsoni. Poi, sempre in macchina, va incontro a Bugliesi, ma i carabinieri del nucleo investigativo di Ravenna (avvertiti, grazie alle intercettazioni, dai colleghi livornesi) lo fermano con i 20 chili di hashish e lo arrestano, facendo irruzione anche nell’appartamento dove il complice era entrato con i soldi, mettendo le manette anche a quest’ultimo: è il cinquantatreenne Daniele Castellani. Per loro, il procedimento penale, è pendente alla procura ravennate. Mentre Bugliesi, che è rimasto ad aspettare Panzavolta a poca distanza, prende e se ne va. Raccontando poi il tuo, nei giorni successivi, a Scotto. «Io dovevo prendere mille (euro ndr), non ho preso nulla».
Anche il cinquantottenne, stando alle conversazioni intercettate, avrebbe dovuto ricevere la stessa. Non è chiaro da chi, visto che la persona che avrebbe dovuto prendere i borsoni con i 20 chili di hashish da Scotto, non trovandoli, ovviamente non ha pagato loro la quota prefissata (i 38.000 euro, infatti, sono stati sequestrati dai militari). È Scotto, stando a quanto emerso dalle intercettazioni, a informare Bugliesi dell’arresto di Panzavolta. Nell’interrogatorio di garanzia che si è tenuto il 4 settembre in carcere sia Bugliesi (difeso dall’avvocato Nicola Giribaldi), che Scotto (assistito dalla legale Barbara Luceri) si sono avvalsi, come le altre persone ascoltate, della facoltà di non rispondere. I due, per il tentativo di acquistare i 20 chili di hashish da Ravenna, sono chiamati in causa in concorso.