A Shangai nasce la nuova Chiccaia: entro l’anno finito il primo palazzo
Gru in azione sul luogo simbolo della vecchia edilizia popolare livornese. Nasceranno quattro edifici, ma perché vengano assegnati servirà ancora tempo
Livorno A inizio estate il Tirreno raccontava che il germoglio uscito dal seme della demolizione di quattro anni prima, si poteva finalmente notare andando a visitare quel cantiere. Quattro anni.
Arrivò il sindaco, assieme all’assessore per le Politiche della casa, Andrea Raspanti, sul luogo in cui la ditta Abate aveva proceduto nel 2020 alla demolizione della famosa “Chiccaia”, luogo simbolo della parte più degradata dell’edilizia popolare di Shangai e di tutta la città, un complesso di case popolari inagibile e disabitato, liberato dopo anni di occupazioni abusive e di trattative con i pochi proprietari che avevano acquistato l’alloggio popolare, per un totale di 126 abitazioni.
Ora gli operai della Insel Spa di Roma, vincitrice dell’appalto, stanno mantenendo il passo veloce per una tabella di marcia che appare in linea con le previsioni necessarie a garantire l’erogazione dei fondi statali: si deve infatti arrivare al tetto entro fine anno. C’è sicurezza di arrivare ampiamente in tempo.
Il piano terra, quello appena terminato, è destinato ad uso garage e con tutti gli accorgimenti ed opere preventive utili a evitare infiltrazioni d’acqua future come invece, purtroppo, accaduto nel passato con costi poi enormi per effettuare riparazioni e interventi di straordinaria manutenzione.
Si sta procedendo ora, a costruire sul primo dei tre palazzi da quattro piani che forniranno un totale di 42 appartamenti, il solaio sul quale sorgerà il primo piano, vale a dire il primo livello destinato alle abitazioni. Molto presto quindi, comincerà la realizzazione delle pareti, strutture in legno di cui si occupa la Legnotek. Grandi pannelli frutto delle ultime novità di bio-edilizia, con alti coefficienti di efficientamento energetico. Una volta piazzati, saranno ultimati con i cappotti e intonacati per essere infine dipinti, presentandosi come una facciata classica.
Tre palazzi più alti, che costeranno 7 milioni e mezzo, di cui almeno uno da ultimarsi entro il 31 dicembre, ma anche una palazzina più bassa da costruirsi più avanti (costo 2 milioni) e che porterà in dote altri dieci appartamenti.
Chiaro che la corsa ad oggi è rappresentata a produrre tutto lo sforzo necessario per rispettare delle scadenze che non ammettono ritardi. Il mese di gennaio sarebbe quindi quello di partenza per adottare tutte le verifiche che precedono la documentazione che certifica l’abitabilità, cioè l’abilitazione per una successiva assegnazione.
Sbagliato sarebbe pensare a una equazione palazzi pronti, uguale alloggi distribuiti. Perché prima si dovrà procedere con gli allacci delle utenze: acqua, gas, fibra, luce, fognatura nera e bianca. L’ultimo scoglio insomma per mettere in serenità un po’ di famiglie e prima di partire col palazzo numero tre.
L’inizio di quel che vediamo al momento, è stato un po’ al rallentatore, per via di modifiche al progetto iniziale. Dove si è intervenuti per l’arretramento di tre metri dei futuri edifici e con via Von Bergher che adesso ha un sottosuolo rifatto, una nuova asfaltatura accompagnata da marciapiedi, che le comferiscono uno status di strada percorribile come le altre e non di esclusivo accesso ai garage delle nuove case come previsto originariamente. Un processo che si è inevitabilmente allungato, ma che ha tenuto conto delle richieste dei residenti del quartiere.
Non resta che seguire adesso l’avanzamento dei lavori e constatarne l’effettivo progredire di un lotto per edilizia pubblica derivato dal bando periferie in cui 6,9 milioni arrivano dal governo (il resto con fondi regionali e 1,5 milioni di mutui del comune con Cassa depositi e prestiti) avendo già proceduto con la rimodulazione del progetto accordata dal Consiglio dei ministri.
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