Christian, dall’incidente all’Olimpiade: orgoglio livornese con il sogno della medaglia. «Porto Livorno con me»
Per seguire Christian Volpi, il 6 settembre, a Parigi una cinquantina fra amici e parenti: «Senza la spinta della mia città non avrei mai raggiunto il sogno a cinque cerchi»
LIVORNO. «Sono felicissimo di portare Livorno così in alto e ora cercherò di fare del mio meglio. Senza la mia città, quest’obiettivo, non lo avrei mai raggiunto: dopo l’incidente mi hanno dato tutti una forza incredibile e una cinquantina di persone mi seguiranno fin sugli spalti. Vincere? Difficilissimo, perché l’oro lo conquisterà con molta probabilità un atleta che è fenomenale, l’australiano Curtis Mcgrath, finora imbattuto. Io cercherò di arrivare nei primi otto, in finale, e poi una volta in acqua di dare il massimo. Ciò che verrà sarà comunque bellissimo, già partecipare ai Giochi a cinque cerchi è qualcosa di straordinario, emozionante, impensabile fino a qualche tempo fa. Il coronamento di un sogno».
Sono passati tre anni e pochi mesi da quel tragico incidente in via di Levante, in cui ha perso le gambe dopo una terribile caduta dallo scooter mentre stava tornando a casa, in via Natali. Christian Volpi, 25 anni di Borgo di Magrignano, dal dramma è tornato quasi del tutto autonomo: guida l’auto, cammina con le protesi realizzate per lui nel centro specializzato di Budrio, «sono indipendente per il 99,9% delle cose», dice, e da ex canoista-allenatore è diventato un campione di paracanoa, lo sport in cui rappresenterà l’Italia insieme ad altri sette colleghi alle Paralimpiadi di Parigi, che si apriranno domani. Il venticinquenne livornese – quest’anno medaglia d’argento agli europei e quarto al mondo – scenderà in acqua il 6 settembre, attorno alle 10,10, e se passerà le batterie e le semifinali lo rivedremo anche il giorno dopo, più o meno alla stessa ora. E quello dopo ancora nella cerimonia di chiusura, alla quale ha già annunciato che parteciperà. Le sue performance si potranno ammirare, in diretta, su Rai Sport. Lo stesso canale che, da domani, seguirà in diretta il grande evento che si celebra ogni quattro anni (solo quest’anno a tre di distanza dall’ultimo, quello di Tokyo, rimandato dal 2020 al 2021 a causa dell’emergenza Covid). «Sogno le paralimpiadi di Parigi», era stato il desiderio di Christian mentre, tre anni fa, era ricoverato in ospedale e stavano per iniziare i Giochi del Giappone. Qualcosa che pareva utopia, dato che la paracanoa non era neanche nei suoi piani, ma che oggi è diventata realtà. Perché quel ragazzo, la cui storia ha commosso il mondo raccogliendo fondi per 163.675 euro sul sito GoFund.me, incitato anche dai calciatori dell’Atletico Madrid che per lui avevano girato un video di incoraggiamento, l’impresa l’ha già fatta salendo sulla barca, con la quale fra l’altro si è pure laureato campione italiano.
Christian, è un’impresa aver raggiunto questo traguardo in soli tre anni.
«Sì, davvero. Praticavo questo sport anche prima dell’incidente: ero bravino, non bravissimo, ma in barca ci sapevo stare, avevo un buon assetto. Questo fondamentale, dopo l’incidente, diciamo che mi ha dato una mano, anche se mi sono dovuto adattare su tutto il resto, ho cambiato quattro barche e altrettante pagaie. Poi ho fatto veramente tanta fatica, non solo per la paracanoa…».
Per tutto.
«È così. Solo per fare sport da un punto di vista fisico fatico quanto un muratore, a fine giornata sono veramente stanco, anche se è chiaro che le soddisfazioni sono immense. Ma la canoa rappresenta solo un 10% per me. Dopo l’incidente, senza più le gambe, ho dovuto lottare ogni giorno per riconquistare la mia autonomia, ricominciare a vivere, e ci sono stati momenti in cui veramente non ero sicuro di potercela fare. Quando ho camminato per la prima volta solo il desiderio di tornare a farlo mi dava la forza di restare in piedi. Senza la testa non ce l’avrei mai fatta. È stato veramente complicato, ma poi ho trovato il mio equilibrio. Un grande risultato anche riuscire a entrare nel gruppo sportivo paralimpico del ministero della Difesa, che mi aiuta e mi supporta in modo determinante».
Come sta vivendo questo avvicinamento a Parigi. Ormai ci siamo.
«Bene: sono tranquillo, sto cercando di vivere quest’attesa nel modo più sereno possibile e, con il mio team, stiamo finendo di sistemare l’assetto della barca, che è molto importante. Il lavoro svolto finora è ottimo, ne sono convinto, credo che non potessimo fare di meglio. Per me, in ogni caso, la cosa fondamentale resta il viaggio. L’attesa è molto bella, quest’avvicinamento sarà un’emozione incredibile. In questi mesi di allenamento ho sicuramente sofferto la lontananza da Livorno, a cui sono molto legato, e quando torno in Borgo di Magrignano non vedo l’ora di resettare tutto per almeno 24 ore, stare con i miei amici e la mia ragazza».
Che “distrazioni”, per così dire, si è concesso quest’estate a Livorno?
«A Ferragosto mi sono concesso una serata in discoteca dopo più di un anno. Alla fine sono una persona semplice, tutti mi conoscono per l’incidente o per i meriti sportivi, ma resto Christian, non sono mai cambiato. Mi piace vivere come qualsiasi altro ragazzo della mia età, stare con la mia fidanzata, con i miei amici. In 30 di loro mi seguiranno fino in Francia, sono contentissimo: ci saranno loro e i miei familiari, oltre a quelli della mia ragazza. Tutti insieme mi stanno dando e mi daranno una grande forza, cercherò di fare del meglio in primis per me, ma anche per loro».
L’allenamento, si può immaginare, in queste settimane sta occupando tutte le sue giornate.
«Sì, comportando tanto sacrificio, molta fatica: a volte mi sembra di essere stato per otto ore ad “arricciare i picconi”. Mi sveglio la mattina presto, verso le 7, per allenarmi. Le mie giornate sono scandite dai test. Verso le 11 torno a casa, dopo mangio e nel primo pomeriggio dormo un po’ per poi tornare in acqua verso le 17. È molto stancante: finisco la sera, prima di cena, poi dopo se sono sfinito me ne vado a dormire altrimenti, se ho qualche energia residua, esco con gli amici o con la mia ragazza, perché sono giovane, ho 25 anni, e come tutti i miei coetanei ne ho bisogno.
Ora è a Livorno per la preparazione?
«Dal 25 agosto (da due giorni ndr) sono a Castel Gandolfo con la nazionale per l’ultima settimana di preparazione in vista dei Giochi. Sono gli allenamenti finali in vista del grande evento, sarò assolutamente concentrato per fare del mio meglio, metteremo a punto gli ultimi assetti e le strategie definitive».
Dopodomani (domani per chi legge ndr) non parteciperà quindi alla cerimonia di apertura.
«Mi sarebbe piaciuto, ma non sarà possibile. Sarò a quella di chiusura, l’8 settembre, perché è subito dopo la mia gara, la KL2 200 metri. Se andrò in finale gareggerò anche il 7, altrimenti le batterie sono il 6. Con i compagni di nazionale molto probabilmente alloggeremo in un albergo molto vicino al campo di gara, che è a Vaires-sur-Marne, ma andrò a vedere il villaggio olimpico, che è più distante, dato che si trova a Parigi. Sarà una grandissima emozione visitarlo, è qualcosa che non posso permettermi di non fare. Noi, da programma, in realtà avremmo dovuto alloggiare lì. Poi, però, per ragioni logistiche, dato che la struttura è molto lontana dal lago, la Federazione ha optato per quest’altra sistemazione. Per noi è meglio perché siamo più vicini nei trasferimenti».
Cosa pensava mentre guardava in tv le Olimpiadi?
«In quei giorni ero impegnato in un raduno di preparazione con la nazionale, vivevo di pane e canoa, e quando rientravo accendevo la tv e guardavo le gare. Ero emozionato al pensiero che, nel giro di qualche settimana, a Parigi ci sarei andato anche io. Mi dicevo: “Manca un mese, ci siamo”. Un’attesa che non mi metteva agitazione, ma mi emozionava, contagiandomi nella frenesia, dato che vedendo le Olimpiadi in televisione non vedevo l’ora di raggiungere la Francia. Comunque ormai ci siamo e l’attesa è finita».
In tanti la seguiranno a Vaires-sur-Marne da Livorno.
«Un orgoglio rappresentare la mia città, alla quale sono profondamente legato. Io sono livornese, voglio stare qui, anche se ultimamente per prepararmi in vista dell’appuntamento a cinque cerchi ci sono stato poco. Verranno quasi tutti i miei parenti, la mia fidanzata e i suoi familiari, oltre a una trentina di amici livornesi. Sarà bellissimo gareggiare insieme a loro, Livorno sarà così anche sugli spalti di Parigi 2024. Cercherò di dare il massimo, ho fatto tanti sacrifici e non mi pongo limiti, anche se bisogna avere l’umiltà di non pensare per forza di fare un grande risultato. L’obiettivo è la finale, penso sia possibile, il resto sarà tutto un di più e se non arriverà andrà bene lo stesso. Spero di raggiungerla e poi di sgomitare per un sogno: quello del podio, che sarebbe qualcosa di incredibile. Voglio provarci per me stesso, per Christian, e per tutta Livorno».