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Pianosa: l’ex carcere apre le celle dei mafiosi, ma l’isola cade a pezzi

di Stefano Taglione

	Due scorci diversi di Pianosa
Due scorci diversi di Pianosa

Da quest’anno si entra nella Diramazione Agrippa, ex 41-bis. Il sindaco di Campo nell'Elba: «Avanti con i progetti, ci sono, ma serve l’acquedotto e mi appello ad Asa»

22 agosto 2024
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PIANOSA. Un angolo di paradiso che piace sempre più ai turisti, come evidenziato dall’aumento delle presenze. E dove da qualche anno si può dormire grazie all’hotel Milena, gestito dalla cooperativa Arnera di Pontedera. Pianosa, limitata dal Parco a 450 visitatori al giorno, è da record. Le attività che si possono svolgere grazie alle guide ambientali, anno dopo anno, aumentano.

Da quest’estate, ad esempio, si può visitare la “Diramazione Agrippa”, la parte del carcere dove furono rinchiusi i brigatisti e poi i mafiosi, nel 41-bis. Una delle due ali, grazie ai servizi offerti a terra, è già accessibile. E dal prossimo anno, forse, si potrà anche entrare nelle celle di isolamento, ora off-limits per motivi di sicurezza.

Escursioni da abbinare a quelle in carrozza, in bici o a piedi, spesso esaurite per via dell’alto numero di visitatori. Anche se tutto intorno, nel borgo accessibile anche senza le guide, la stragrande maggioranza delle case cade a pezzi. È di proprietà del demanio e dalla chiusura del carcere, nel ’97, non c’è stato più alcun intervento di manutenzione. Edifici fatiscenti accanto a realtà ristrutturate e belle come la “Casa dell’Agronomo”, ristrutturata in ecomuseo, o la “Casa del Parco”, accanto alla spiaggia di Cala Giovanna, quasi completata. Aperti, oltre alla sede dell’associazione per la difesa dell’isola di Pianosa, ora museo, il ristorante dove lavorano alcuni detenuti, gestito dalla cooperativa Arnera di Pontedera, l’unico dove lì si può mangiare. E naturalmente l’hotel, 11 camere, dal costo di 130 euro a notte in pensione completa (150 se il pernottamento è di un giorno).

Rischio crolli

Molte abitazioni sono chiuse per il rischio crolli e dentro, il tempo, si è fermato alla fine degli anni Novanta. Vetri taglienti, pezzi di intonaco sul pavimento: regna il degrado. Ed è così anche per uno degli accessi al vecchio porto, dove si stagliano le transenne rinforzate dal cemento per non farle cedere sotto le forti raffiche di vento, lì consuetudine. «Abbiamo partecipato a un bando per l’efficientamento sismico degli immobili – spiega il sindaco di Campo nell’Elba, Davide Montauti, sotto cui ricade l’isola – che riguarda anche i due porti, il nuovo e il vecchio. Con 2.600.000 euro verranno restaurati». Per il futuro, insomma, si cerca di rimediare ad anni di incuria, dato che fino a poco tempo fa non si sapeva nemmeno di chi fosse la proprietà di alcuni immobili, visti i tanti enti – Comune, Parco, ministeri e curia solo per citarne alcuni – coinvolti.

Il nodo acquedotto

Gli enti hanno «raggiunto un’intesa – spiega sempre il primo cittadino – per mettere a bando gli edifici del borgo, di proprietà del demanio: è qualcosa che ho a lungo sollecitato e che ora arriverà a compimento». In ogni caso, prima di poter fare anche solo qualcosa, bisogna risolvere il nodo acquedotto. Senza la rete idrica efficiente, il Cnr ha anche una base per studiarla, si potrà fare poco. «Sto sollecitando Asa nella progettazione dell’infrastruttura – prosegue Montauti – perché l’obiettivo è consegnare loro la gestione della rete, ora vetusta. Appena avremo idea delle cifre potremo capire, insieme agli altri enti, quanto c’è da spendere e come procedere. Qualcosa si sta muovendo, ce la mettiamo tutta, anche se i tempi della burocrazia non sono veloci. A settembre e a ottobre, con Asa, avrò altri incontri, l’ultimo è stato a Livorno qualche giorno fa. Per ristrutturare gli edifici non potremo fare tutto da soli, servono finanziamenti. In ogni caso ci mettiamo il massimo impegno, perché vogliamo che l’isola torni a splendere». 


 

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