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Livorno e Piombino, banchine off-limits per le donne: il presente e gli scenari

di Maurizio Campogiani
Livorno e Piombino, banchine off-limits per le donne: il presente e gli scenari

Nei porti di Livorno e Piombino bassissima la percentuale di rappresentanti femminile impiegate in mansioni di carattere operativo. E le previsioni nel prossimo triennio non lasciano spazio all’ottimismo: complessivamente le imprese prevedono di assumere nei due scali marittimi solo 4 donne contro 82 uomini

27 maggio 2024
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LIVORNO. Indietro, molto indietro. Nei giorni scorsi, parlando del Piano organico porto, ovvero della fotografia degli scali ricadenti nell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale sotto il profilo prettamente occupazionale, avevamo evidenziato come, per ammissione dello stesso ente, nel comparto marittimo la parità di genere sia ancora lontanissima dall’essere attuata.

E, andando a vedere i numeri nello specifico, il quadro che emerge è obiettivamente desolante. Basti considerare che su un totale di 1495 addetti delle imprese portuali operanti nello scalo livornese sono presenti soltanto 163 rappresentanti del gentil sesso, per una percentuale complessiva del 10,9%.

La stessa Adps rileva che “si tratta di un valore percentualmente basso, considerando che le donne lavoratrici in Italia si attestano sul 42%”. E la percentuale scende ancora (sempre riferendosi al porto di Livorno), arrivando a un misero 6% se si prendono in esame le attività operative, quelle di banchina per intenderci. Sale invece al 37% se si considerano quelle connesse all’aspetto amministrativo. Ancora più bassa è la percentuale di donne presenti negli organici delle imprese portuali che operano nel porto di Piombino. In quello specifico contesto sono presenti soltanto sette rappresentanti del gentil sesso, due delle quali adibite a compiti operativi e cinque in attività di carattere amministrativo. Complessivamente, nello scalo marittimo piombinese, la percentuale di donne occupate è pari al 3%. E la percentuale scende addirittura all’1% prendendo a riferimento l’attività di banchina. Nel documento prodotto dall’ente portuale si prende quindi atto di come le mansioni operative continuino ad essere una prerogativa prettamente maschile. Non solo, sulla base di un questionario compilato dalla stragrande maggioranza delle imprese emerge che la configurazione del lavoro negli scali marittimi di competenza dell’Adsp non è prevista in miglioramento, ma potrebbe addirittura peggiorare nel prossimo triennio.

Sono le stesse aziende livornesi a dichiarare, infatti, che tra il 2024 e il 2026 è loro intenzione assumere 64 uomini e soltanto 4 donne (94% contro 6%). A Piombino la situazione si preannuncia ancora peggiore, considerato che la previsione nell’arco del prossimo triennio parla di 18 assunzioni tutte riguardanti gli uomini, senza dunque alcuna possibilità di ingresso di donne. Quindi, perlomeno in questo decennio, la parità di genere nelle attività connesse al lavoro portuale negli scali di Livorno e Piombino rappresenterà una vera e propria chimera. Un “aiutino” verso un maggior impiego di personale femminile nelle attività di banchina potrebbe arrivare, secondo l’Authority del Mar Tirreno Settentrionale, attraverso l’adozione degli esoscheletri, ovvero di apposite protesi meccaniche in grado di ridurre l’affaticamento fisico in determinate operazioni. Si tratta di strumenti innovativi, messi in opera soprattutto per contenere il numero di infortuni sul lavoro e l’incidenza di malattie professionali, ma anche per incrementare le opportunità di lavoro per le lavoratrici. Bisognerà vedere se le protesi saranno o meno sufficienti ad attenuare uno squilibrio culturale enorme.

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