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Maestra caduta dentro al pozzo, il Comune di Livorno pensa a un esproprio

Maestra caduta dentro al pozzo, il Comune di Livorno pensa a un esproprio<br type="_moz" />

La donna è precipitata in zona Magrignano mentre era con il cane. Dalle mappe emerge che la proprietà dei terreni è della curatela Edilporto: il piano per risolvere il problema

29 aprile 2024
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i Federico Lazzotti

Livorno Il Comune di Livorno potrebbe decidere – per una questione di sicurezza e decoro – di avviare una procedura di esproprio dei terreni all’interno del Borgo di Magrignano che erano di proprietà della società Edilporto, oggi amministrata da un curatore fallimentare dopo il crac.

A spingere l’amministrazione in questa direzione, l’incidente che una settimana fa ha coinvolto una maestra elementare di 52 anni, caduta all’interno di un tombino in via Gino Romiti mentre stava portando il suo cane fuori e rimasta ferita: due costole fratturate e una prognosi di trenta giorni. «Mi sento una miracolata – ha raccontato la donna al Tirreno nell’articolo pubblicato sabato – se non fossi riuscita ad aggrapparmi in attesa che arrivassero i soccorsi non so come sarebbe potuta finire». Anche perché il pozzo artesiano è profondo sei metri.

È in questo contesto e valutando anche la presenza di altri due pozzi abbandonati nella stessa zona che il Comune è corso ai ripari. «Abbiamo appreso dal Tirreno – spiega il sindaco Luca Salvetti – della disavventura di una signora caduta in un tombino in zona di Borgo di Magrignano. Per prima cosa ci siamo subito informati con un contatto telefonico diretto sulle condizioni di salute della donna, poi in base alle dichiarazioni riportate nell’articolo abbiamo ricostruito il quadro generale che riguardava l’episodio e in primis la proprietà e la conseguente responsabilità di gestione dell’area».

I riscontri degli uffici tecnici e del catasto hanno confermato «che l’area non è assolutamente comunale ma di proprietà della società Edilporto i cui beni sono al momento gestiti da un curatore fallimentare».

Di questo – va avanti Salvetti – «eravamo praticamente certi perché in città non esistono aree comunali che non siano monitorate sul fronte della sicurezza, dei rischi e dei potenziali pericoli per i cittadini. L’episodio ci induce però a rafforzare ulteriormente anche il controllo sulle aree che sono prive di cura anche se private, perché non si possono tenere parti di città in condizioni di degrado. Non intendiamo più accettare le modalità di gestione in particolare di queste zone private che fanno parte di una disgraziata operazione urbanistica, che da decenni ha creato difficoltà a tante famiglie. Per questo nelle prossime settimane – conclude – approfondiremo la ricognizione delle zone in questione e valuteremo percorsi amministrativa, compreso la possibilità di esproprio, per riportare ad una gestione proficua di questi spazi vicini alle abitazioni di un quartiere per il quale molti interventi sono stati fatti in questi cinque anni».

A raccontare come, nonostante l’incidente, sia la situazione all’interno del Borgo di Magrignano, è la stessa maestra ferita: «Dopo la mia caduta – dice – intorno al pozzo erano state messe delle sedie per segnalare il pericolo. Ma in questi giorni, per via del vento sono cadute». Inoltre ci sono altri tombini a poca distanza che doveva servire per delle nuove costruzioni poi bloccate per il crac della società. «Uno di questi – prosegue la maestra – è coperto con un tappo di legno».

La donna, per tutelarsi, si è affidata a un avvocato per valutare la possibilità di rivalersi su chi – Edilporto viste le mappe catastali – avrebbe dovuto garantire la sicurezza nella zona e invece non lo avrebbe fatto.

Un motivo in più per il Comune per valutare se esiste una strada, anche l’esproprio, per evitare il rischio di nuovi (e più gravi) incidenti. l

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