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Livorno

L'intervista

Soldini traccia la rotta da Livorno: «La vela scuola di vita, ma ora salviamo il nostro mare»

di Elisabetta Arrighi
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Il navigatore che ha dato il via alla Ran si racconta in Accademia Navale: «Dobbiamo remare tutti insieme per sconfiggere il riscaldamento globale»

26 aprile 2024
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Livorno «Io la mia regata l’avevo già vinta e avevo vinto la gara che conta di più, salvare Isabelle. Se stai facendo una regata e sei a duecento miglia da un altro concorrente in difficoltà, è doveroso aiutare. Non sono un eroe». È probabilmente questa una delle frasi più famose e più emozionanti pronunciate da Giovanni Soldini, navigatore, specializzato in navigazioni oceaniche in solitario e con equipaggio. Un grande velista, un grande uomo, che è arrivato a Livorno nell’ambito della Settimana Velica Internazionale 2024. Ha prima incontrato gli allievi ufficiali dell’Accademia Navale alla presenza dell’ammiraglio di squadra Antonio Natale comandante delle scuole della Marina e del contrammiraglio Lorenzano Di Renzo al vertice di S. Jacopo, per poi salire a bordo della fregata “Carlo Margottini”, classe Fremm, al comando del CF Claudia di Paolo, per dare il via alla RAN, la Regata che alle ore 18 di mercoledì 24 aprile ha visto alla partenza 15 imbarcazioni sulla rotta per Porto Cervo, Capri e ritorno a Livorno.

Ma torniamo alla frase pronunciata da Soldini, nato a Milano nel 1966, velista per scelta da quando era adolescente. La regata era la World Around Alone 1998-1999, quando la famosa velista francese Isabelle Autissier – durante la terza tappa da Auckland (Nuova Zelanda) a Punta del Este (Uruguay) – si rovesciò con la sua barca nel Pacifico meridionale in una zona di mare praticamente priva di traffici marittimi. Soldini abbandonò la sua rotta per andare alla ricerca dell’amica velista. Alla fine si mise a cercare, dopo un consulto con il meteorologo Pierre Lasnier, in un tratto di mare di venti chilometri per venti, riuscendo a salvare Isabelle. Era il 16 febbraio 1999, Autissier era rimasta in balia delle onde per ventiquattr’ore. Nel 2000 Soldini è stato insignito della Legion d’onore per decisione dell’allora presidente francese Jacques Chirac. In Accademia Navale la storia velica ed epica di Soldini, lunga oltre trent’anni, è stata riassunta in un video di tre minuti dove le immagini dell’uomo e della barca sfidano la potenza del mare. Aprendo un focus sulla sua “carriera”, quella di un ragazzo che ha avuto “la fortuna di navigare in lungo e largo in barca a vela”, ha riassunto i suoi “cinque o sei giri del mondo in solitario, le tre o quattro volte a Capo Horn, una quarantina di transoceaniche”.

Cosa si prova a navigare da solo in mezzo all’oceano?

«Ho fatto tante regate in solitario – risponde Soldini – ma il giro del mondo non si fa da soli. Si vince e si perde con un gruppo di persone che per mesi si dedicano alla preparazione della’sfida’. Io ho sempre parlato al plurale, Intanto perché la barca per me è un essere vivente e di conseguenza vive con me. E poi c’è la squadra che lavora per permettere l’impresa».

Qual è il suo rapporto con la barca?

«Quando si è da soli la ascolti e il rapporto diventa molto speciale, totalizzante. Un rapporto che replichi quando c’è l’equipaggio con cui però condividi esperienze, paura, emozioni, entusiasmo, avventure. Per questo si crea un legame molto speciale».

Nel 1999 riuscì a salvare Isabelle Autissier: quali furono le sue paure dopo aver ricevuto il messaggio di quanto era accaduto?

«All’inizio la sensazione fu di terrore. Mi trovavo 200 miglia a nord rispetto a dove era accaduto il naufragio. La preoccupazione era quella di non vedere la barca rovesciata nel quadrante di mare che avevo’disegnato’. E invece ci riuscii portando Isabelle in salvo».

Lei ha navigato ovunque e questo le ha permesso di osservare la salute del mare.

«Ci vuole cura verso il mare. Negli ultimi due anni e mezzo abbiamo utilizzato una centralina tecnologica (Ocean Pack, ndr) che controlla la CO2 in superficie, la salinità, la connettività dell’acqua e la temperatura. Questi dati vengono raccolti per la comunità scientifica che li studia. Abbiamo trovato tanti scienziati super appassionati del loro lavoro. Mi sono anche reso conto di un sacco di cose. La presenza di CO2 crea l’effetto serra e quindi il surriscaldamento del mare e del pianeta. Si vanno a perdere le praterie di posidonia e la barriera corallina, si innesca una catena di problematiche. La superficie terrestre e il mare, che ne occupa circa il 70%, ha assorbito negli anni tanto calore che comincia a non poterne più. Basta vedere il segnale che emette il Mediterraneo, dove in estate l’acqua raggiunge da tempo temperature fino a 30 gradi. Un segnale che non è normale, troppe cose vanno nel verso sbagliato (pensiamo alle plastiche e microplastiche che galleggiano negli oceani) e manca una vera azione di contrasto per battere questo grande nemico. Se non saremo capaci di remare tutti nella stessa direzione, sarà difficile sconfiggere il surriscaldamento globale. E la cosa mi preoccupa perché ho quattro figli ai quali andrò a consegnare, se non facciamo qualcosa, un mondo peggiore di come l’ho conosciuto io».

Ambiente e tecnologia: con Maserati avete sperimentato e fatto progetti che guardano alla sostenibilità.

«Dal 2022, sul trimarano da competizione Maserati Multi 70, c’è il full electric. Abbiamo deciso di sbarcare il motore a scoppio e metterne uno elettrico e installato un impianto di pannelli solari. È stato un esperimento che mi ha arricchito molto, per produrre in autonomia l’energia necessaria per illuminare, potabilizzare l’acqua, far funzionare i computer, muovere l’elica».

Quali insegnamenti trae dalla navigazione a vela?

«Per me la vela è una scuola di vita e ancora non ho finito di imparare. La barca è un piccolo mondo dove dentro c’è il mondo».

Quale è stata l’esperienza più bella da lei vissuta in trent’anni di vela?

«È una domanda difficile, ho una certa età (sorride, ndr) . Di esperienze ne ho fatte tante: i giri del mondo, la Ostar, la regata record fra New York e San Francisco».

A questo proposito c’è da dire che nel febbraio 2013 Soldini, su questa che è detta Rotta dell’Oro (oltre 13mila miglia fra Atlantico e Pacifico passando per Capo Horn) , ha stabilito con un equipaggio di otto uomini il nuovo record mondiale con Maserati VOR 70 in 47 giorni, zero ore, 42 minuti e 29 secondi..

Lei naviga su barche molto tecnologiche. Rimpiange i piccoli scafi sui quali ha imparato ad andare a vela molti anni fa?

«Io continuo ad andare anche sulle barche degli anni Settanta, ma è anche giusto che una persona viva il suo tempo. La prima transoceanica la feci utilizzando il sestante, oggi c’è la tecnologia, che offre altri livelli di performance. Non si può tornare indietro. E quando vado in mare cerco comunque di usare il vento nel miglior modo possibile».l

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